Processo Bpvi, Iorio "Baciate: il 90% non aveva capacità di rimborso"

VENEZIA. Al processo per il crac della banca Popolare di Vicenza è stato il giorno di Francesco Iorio, l'ex amministratore delegato nominato quando sono scattati a livello europeo i controlli sull'istituto di credito berico. Iorio, prima figura di spicco a salire sul banco dei testimoni, ha parlato rispondendo alle domande dei Pm e delle difese davanti all'ex presidente Gianni Zonin, per la seconda volta in aula.

Per Iorio, proprio Zonin era preoccupato dello sbilanciamento della Popolare di Vicenza nel gioco delle cosiddette 'baciatè, ovvero le azioni dell'istituto concesse a fronte di grandi prestiti, che per l'ex ad non sarebbero mai potuti rientrare causando, come è stato, l'insolvenza della banca. Iorio non ha avuto problemi a sostenere che sulle baciate esisteva una totale confusione operativa aggravata poi da forti concentrazioni dei portafogli in capo a pochi funzionari, poi licenziati in corso d'opera.
Una forte concentrazione di anomalie, per Iorio, tanto che l'80% dei portafogli di baciate più consistenti non aveva capacità di rimborso, spiegando che il 50% dei finanziamenti deliberati per acquistare i titoli erano deliberati dal cda (perché si trattavano di importi consistenti ndr.). Ma Iorio non dice che il cda fosse al corrente che quegli impieghi servissero per sostenere il capitale finanziato.
Saputo che Zonin sarebbe stato in Tribunale, fuori dell'aula bunker di Mestre, dove a ritmi serrati si sta svolgendo il processo, alcuni risparmiatori si sono radunati per protesta, tanto che l'ex 'padronè della Popolare ha dovuto entrare in aula per una porta secondaria.
Riproduzione riservata © il Nord Est