Produzione e stoccaggio per la transizione, Porto Marghera punta sull’hub dell’idrogeno

L’Hydrogen Park punta a 20 mila tonnellate al mese entro il 2025. Il presidente Bos: «Già quest’anno 120 milioni di investimenti»

Eugenio Pendolini
Mire and iced water mirrors in the south lagoon of Venice, where the water is lower, before Porto Marghera's petrochemical plant, 09 January 2017. ANSA/ ANDREA MEROLA
Mire and iced water mirrors in the south lagoon of Venice, where the water is lower, before Porto Marghera's petrochemical plant, 09 January 2017. ANSA/ ANDREA MEROLA

VENEZIA. Quale posto migliore di Marghera per testimoniare la spinta alla transizione energetica. L’area che in passato ospitò il Petrolchimico, e che ancora oggi è alle prese con lavori di bonifica interminabili, è infatti candidata ad ospitare uno dei principali hub d’Italia per lo stoccaggio, la distribuzione e la produzione dell’idrogeno.

Lo testimoniano i piani di investimento e le prospettive del consorzio Hydrogen Park, nato nel 2003 e diventato società consortile dal 2005. La previsione è che, entro il 2025, con l’aggiornamento delle infrastrutture delle aziende, Porto Marghera sarà in grado di gestire, tra produzione e stoccaggio, circa 20 mila tonnellate di idrogeno al mese. Ecco perché a breve società come la Decal inizierà i lavori per un deposito di Gas naturale liquefatto il cui progetto è stato aggiornato per stoccare quantità di idrogeno sotto forma di ammoniaca verde.

C’è un’altra azienda invece, produttrice di vetro, che pianifica, nell’arco dei prossimi 5 anni, di passare dall’utilizzo di forni a metano a forni di idro-metano. Sono molte le aziende che prevedono il passaggio all’idrogeno come fonte energetica. E l’obiettivo di Hydrogen Park è di garantire le infrastrutture per l’utilizzo dell’idrogeno, e che ci sia sempre approvvigionamento. «Hydrogen Park ha realizzato una hydrogen valley d’area vasta metropolitana che in prospettiva includerà anche un hub per l’idrogeno. Il nostro territorio risulta essere il primo in Italia e nel bacino mediterraneo a realizzare una facility logistica utile a ricevere (utilizzando navi fino a 35. 000 tonnellate), trasferire, stoccare e distribuire il vettore intermedio dell’idrogeno», conferma Andrea Bos, presidente di Hydrogen Park.

Un passo indietro. L’idrogeno non è esattamente una fonte di energia, bensì quello che viene chiamato un vettore energetico, un mezzo che consente l’immagazzinamento dell’energia. Il suo vantaggio è che rilascia energia in modo pulito: bruciando non emette gas serra, nelle celle a combustibile produce elettricità e ha come scarto soltanto vapore acqueo. Ma c’è idrogeno e idrogeno: l’Europa punta sull’idrogeno verde, prodotto dall’acqua con l’elettricità da fonti rinnovabili mentre l’attuale produzione di idrogeno, anche a Porto Marghera, avviene tramite la lavorazione di idrocarburi.

La sfida è anche questa: cambiare colore e passare dall’idrogeno cosiddetto grigio all’idrogeno verde. Dal 2003 Hydrogen Park ha realizzato 21 progetti sperimentali per 12 milioni di euro per testare l’utilizzo dell’idrogeno su scala industriale. Tra questi, anche un impianto per la produzione di energia elettrica da 16 megawatt all’interno del sito della centrale termoelettrica Palladio di Fusina. A inizio gennaio, poi, Edison ha fatto il suo ingresso in Hydrogen Park, unendosi a soci come Confindustria Venezia, Eniprogetti, Sapio, Decal e Berengo.

La società è entrata nel Consorzio per l’idrogeno con il 9, 732% delle quote, acquisendole da Confindustria Venezia, che resta socio di maggioranza. L’adesione di Edison si poneva l’obiettivo di assicurare quantitativi di rinnovabili potenzialmente illimitati per produrre idrogeno verde, fondamentale per i distretti industriali energivori. E sempre Edison, di recente, ha dato il via a uno studio di fattibilità della società, in collaborazione con Eni e Ansaldo Energia, per utilizzare idrogeno verde, che viene prodotto tramite elettrolisi dell'acqua, oppure blu, che è realizzato tramite l'impiego di gas naturale e prevede la cattura della CO2prodotta.

«Il supporto delle Istituzioni», conclude Bos, «ha permesso di progettare un design industriale innovativo: un hub al centro dell’Europa e ponte naturale verso Est. Questo punto di scambio energetico prevede nella prima fase di attuazione, già quest’anno, oltre 120 milioni di investimenti. La strategia basata sulla molecola verde rappresenta un acceleratore della crescita, e favorisce la conservazione del sistema industriale e uno sviluppo occupazionale sostenibile».

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