Pronto l'accordo per le nozze tra Bpm e Banco Popolare

I vertici sono stati ricevuti da BankItalia e Bce per perfezionare il patto

L'accordo per la fusione tra la Banca Popolare di Milano e il Banco Popolare è pronto. I vertici dei due istituti lo hanno presentato alle autorità di vigilanza, Bce e Bankitalia, e adesso la parola passa ai rispettivi consigli per la delibera finale.

Insomma, i tempi sono maturi per firmare l'intesa che darà vita alla terza banca più grande del Paese, alle spalle di UniCredit e Intesa Sanpaolo, con asset per un controvalore che sfiora i 250 miliardi di euro e una capitalizzazione di Borsa che ad oggi si attesterebbe sopra i 5 miliardi.

In giornata il presidente del Banco, Carlo Fratta Pasini e i numeri uno della Bpm, Piero Giarda e Mario Anolli sono stati ricevuti in Bankitalia e a seguire nel pomeriggio il Ceo della Verona, Pier Francesco Saviotti, accompagnato dal direttore generale Maurizio Faroni, e il numero uno della Milano, Giuseppe Castagna, hanno fatto visita al quartiere generale della Bce a Francoforte.

L'incontro è stato definito informale e costruttivo ma ufficialmente i portavoce delle due banche non hanno rilasciato nessun commento nel merito. Si tratta della prima volta che due banche popolari si fondono sotto la vigilanza europea e l'appuntamento sarebbe servito a presentare i contenuti dell'accordo in modo da poter poi procedere in sede di consiglio.

La parola passa quindi ai board delle due banche che al momento non risultano convocati ma non si esclude che questo possa avvenire a stretto giro. Alcune fonti ritengono però difficile che si possano tenere già questo fine settimana.L'operazione, come più volte auspicato da Castagna, si prospetta alla pari con una valutazione ai fini del concambio vicini al 50%.

Dal punto di vista della governance sarebbero state superate le ultime resistenze sulla ripartizione dei posti con il consiglio a 19, di cui 9 consiglieri in quota a Verona, 7 alla Milano, due indipendenti espressi da ciascun gruppo e Castagna alla guida della super-banca. Al suo fianco Faroni che manterrebbe il posto di direttore generale. Saviotti invece dovrebbe assumere la presidenza del comitato esecutivo, mentre a Fratta Pasini dovrebbe andare la presidenza dell'istituto.

Per Giarda invece si pensa ad un incarico al vertice di una nuova Fondazione della Milano. Sempre secondo le attese, la Bpm sarà controllata al 100% dalla holding del gruppo nascente per circa 3 anni e avrà della rete commerciale. Un modello già utilizzato proprio con la nascita del Banco Popolare che controllava le reti di Lodi, Verona e Novara.

Intanto, per la settimana prossima è convocato il consiglio di sorveglianza della Bpm, mentre si avvicina la data dell'assemblea del 30 aprile chiamata a rinnovare il vertice chiamato a traghettare la banca fino alla fusione. Giarda sembrerebbe dato in uscita, al suo posto una soluzione interna.

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