Prosecco Rosé, affare da 110 milioni: «Conquisterà Cina e Nord Europa»

L’obiettivo a medio termine è superare il numero di bottiglie del Conegliano–Valdobbiadene. Zanette: «Riscontri ottimi»
TREVISO. Entro quest’anno il Prosecco Rosé potrebbe far entrare nelle casse dei produttori del Consorzio Doc almeno 75 milioni euro, se i 20 milioni di bottiglie programmate fossero tutte vendute nella grande distribuzione, a scaffale, invece, fatturerebbero 110 milioni, quindi a un prezzo medio di 5,40 euro a bottiglia.
 
Un grande affare, dunque, per i primi assaggi, dall’inizio di ottobre. Un supplemento considerevole di guadagni per un mondo, quello della Doc che nell’ultimo anno ha prodotto 486 milioni di bottiglie per un valore di 2,4 miliardi di euro. Stefano Zanette, presidente del Consorzio, è entusiasta anche se non lo dà a vedere. «Una scommessa vinta – sospira – perché già nel 2000 c’erano produttori che stavano sperimentando la versione rosata». 
 
IN VENDITA IL 10 OTTOBRE
 
È del 31 luglio il decreto del Ministero delle Politiche agricole che dà il via libera al Rosè con tutte le normative da rispettare. La pubblicazione in Gazzetta ufficiale dovrebbe avvenire entro il 10 agosto. A quel punto i produttori possono procedere con le lavorazioni. Sul mercato italiano il rosato si presenterà intorno al 10 ottobre. Bisognerà invece attendere 90 giorni per le vendite all’estero, in Europa in particolare; è il tempo necessario per l’approdo nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
 
Il mercato italiano è già stato conquistato dalle anticipazioni mediatiche e dagli assaggi di quanto si è sperimentato nell’attesa del semaforo verde. I sondaggi danno molto reattivi gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania. «Ma noi cerchiamo soprattutto la conquista di mercati nuovi. Il Nord America, ad esempio» puntualizza Luca Giavi, direttore del Consorzio, «i Paesi del Nord Europa che già apprezzavano il Pinot Nero e le versioni in cui era utilizzato. Puntiamo all’Estremo oriente, alla Cina in particolare». 
 
L'OBIETTIVO E I RISCHI
 
Questo perché il Consorzio Doc spera, nell’arco di due anni, di moltiplicare per 4 le vendite, anzi per 5, arrivando “a regime” a quota 97 milioni. Superando col solo Rosé il Docg Conegliano Valdobbiadene. E introitando, come valore massimo (allo scaffale), poco meno di mezzo miliardo. Ottimisti sì – i Zanette, i Giavi, i Battistella – ma anche realisti.
 
C’è il rischio – ammettono – che alle crescenti vendite del Rosé corrispondano quelle decrescenti del Doc. Il ricambio, se avverrà – mettono le mani avanti – sarà contenuto. Potrebbe patirne il Prosecco Superiore? Qualche giornalista esperto, che ha assaporato un’anteprima della versione rosata, l’ha definita una “bomba”. «Nessun problema» spiega Giavi, «il 90% dei soci Docg lo è anche della Doc. Quindi ha tutto l’interesse a sperimentare strade nuove». 
 
PINOT NERO DA CONTINGENTARE
 
Il Pinot Nero ha una produzione di 180 quintali a ettaro, ma il Doc per mixarsi al Prosecco ai fini Rosé non può andare oltre i 135 quintali ad ettaro. E sui 1500 ettari coltivati nelle 9 province del Triveneto, il Pinot destinato a Rosé riguarda un’area di 1.100 ettari, infinitamente più ristretta di quella della Doc, 24 mila ettari. 
 

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