Prosecco Rosé sold out ancor prima di nascere
CONEGLIANO (TREVISO). «La risposta del mercato è stata semplicemente incredibile: in pochi giorni abbiamo piazzato tutto quello che era in previsione per la vendemmia 2019. Ben 15 milioni di bottiglie». Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc, e i suoi collaboratori non riescono a trattenere l’entusiasmo dei soci produttori per la nuova creatura che vedrà la luce dal 15 ottobre.
È l’atteso Rosé (composto da Glera, per l’85-90% e da Pinot Nero per il 10-15%), che potrà essere imbottigliato dal 15 e immesso sul mercato italiano immediatamente, mentre per quello straniero dovrà attendere altri 30 giorni.
Un’ottantina le cantine che lo stanno lavorando in autoclave, la maggior parte sono trevigiane. Il 12 ottobre lo stop, poi le verifiche degli ispettori e degli assaggiatori per 3 giorni. In campo Valoritalia e Ispettorato Repressioni Frodi.
Chi passerà l’esame riceverà la fascetta da apporre al collo della bottiglia. Poi su i calici, quindi il via alla commercializzazione. 5 euro di media a bottiglia, sullo scaffale, il triplo se non il quadruplo al bar o al ristorante. Un affare minimo da 75 milioni quest’anno. Che potrà arrivare ai 150 con le vendite del cosiddetto settore Horeca. «La vera scommessa è sull’annata 2020, che sarà immessa sul mercato nel 2021 – ha anticipato in questi giorni Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi -.
Il lancio delle bollicine rosa ha rimesso tutto il panorama del Prosecco sotto la lente d’ingrandimento del mondo del vino e dei suoi appassionati, come simbolo delle bollicine e dello stile di vita italiani. Di fatto abbiamo registrato un rinnovato interesse, sia nei mercati tradizionali sia in quelli emergenti.
In particolare da Usa e Uk, e riscontriamo con piacere la risposta positiva degli operatori del mercato italiano, che hanno mostrato un interesse verso questo prodotto mai riscontrato prima nella categoria rosé». Il Consorzio Prosecco Doc ha confermato che le bollicine rosé andrebbero a costituire il 15% dei volumi della Doc. «Il Rosé è uno spumante millesimato a base di Glera (85-90%) e Pinot nero (10-15%) – spiega il presidente della Denominazione, Stefano Zanette, che lo sta inseguendo da anni -.
Per poterlo chiamare Prosecco Doc Rosé i produttori dovranno attenersi al disciplinare pubblicato lo scorso 11 agosto in Gazzetta Ufficiale». Nell’etichetta comparirà la dicitura “millesimato” insieme all’annata delle uve utilizzate per produrre il vino che si trova nella bottiglia: almeno l’85% di tali uve dovrà essere dell’annata indicata (questo vuol dire “millesimato”).
Tra i requisiti previsti, almeno due mesi di lavorazione in autoclave per la spumantizzazione, con relativo affinamento sui lieviti per dare una maggiore stabilità e longevità al prodotto. Le rese massime sono di 180 quintali per ettaro per la Glera e 135 quintali per il Pinot nero. Il colore è rosa più o meno intenso, brillante e con spuma persistente - e all’olfatto ha un profumo aromatico complesso con richiami a lampone e fragola.
L’aspettativa del Consorzio è che siano bottiglie in aggiunta a quelle di Prosecco Doc che finiscono ogni anno in commercio (circa 490 milioni). I mercati sono, oltre a quello italiano, la Francia, dove esiste una storica cultura del Rosé (il Paese transalpino è il primo produttore mondiale ma anche il primo importatore), il Canada, gli Usa, il nord Europa (Svezia e Finlandia in testa) e i Paesi asiatici, dove il Prosecco Doc fatica a sfondare, mentre il Rosé è particolarmente apprezzato.
Prezzi e ricavi
Ottanta cantine della denominazione Prosecco Doc si preparano ad imbottigliare, dal 15 ottobre, più di 15 milioni di Rosè. Un affare da 75 milioni di euro, che si aggiunge ai 2 miliardi e mezzo fatturati con la vendita sui mercati nazionali ed esteri di 490 milioni di bottiglie. È solo il primo step dell’avventura del nuovo prodotto molto ricercato specie negli Stati uniti ed in Inghilterra.
Con la vendemmia di quest’anno, alle ultime battute, infatti, le cantine stanno programmando per il 2021 la produzione di 50 milioni di bottiglie, che potrebbero portare nelle loro casse altri 250 milioni di euro. E che secondo le indagini di mercato dei tecnici del Consorzio presieduto da Stefano Zanette, sono aggiuntivi a quanto fattura il normale Doc.
Non sono previste cioè minori consumazioni del prodotto tradizionale, perché il Rosè è richiesto da una clientela diversa, giovani e donne in prima istanza. I prezzi? Da 5 euro a bottiglia sullo scaffale, da 15 ai 20 euro al ristorante o al bar. Secondo i calcoli dello stesso Consorzio, le bollicine rosé andrebbero a costituire il 15% dei volumi della Doc, quindi intorno ai 375 milioni di euro. Ma questo traguardo maturerà nel 2022 piuttosto che l’anno prossimo.
La data fatidica per l’imbottigliamento sarà il 15 ottobre e già il giorno successivi. Così stabilisce il Disciplinare. Il rosato sarà presente sui primi scaffali e ristoranti. Bisognerà invece attendere altri 30 giorni, quindi metà novembre, per la distribuzione in Europa e negli altri Paesi. —
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