VENEZIA - Protesti dimezzati rispetto al 2015.
È la fotografia che emerge dai dati raccolti dalle Camere di Commercio ed elaborati da InfoCamere per conto di Unioncamere.
Rispetto ai primi nove mesi del 2015, nel 2017 i mancati pagamenti si sono infatti ridotti del 47% in termini di numero e del 63% in termini di valore, unendo nella discesa sia l’andamento delle cambiali, dimezzate in termini di numero e del 71% in termini di valore, che quello degli assegni, in frenata del 36% nei valori assoluti e dimezzati in termini monetari.
Fra gennaio e settembre 2017 le occasioni in cui un cittadino o un’impresa si sono visti costretti a ricorrere ad un pubblico ufficiale per notificare la mancata accettazione di una cambiale o di un assegno hanno toccato quota 385.107, per un valore complessivo di quasi 630 milioni di euro.
L’80% dei «pagherò» è rappresentato da cambiali (309.146), mentre gli assegni costituiscono il 20% (75.961).
Rispetto ai primi nove mesi 2016, si registrano oltre 52mila effetti levati in meno (-12%) e una riduzione del monte complessivo di quasi 145milioni di euro (-19%).
L’analisi territoriale mostra come la frenata più vistosa degli effetti protestati tra i primi nove mesi del 2017 e lo stesso periodo del 2016 si sia registrata nelle Marche (-33,1%); seguono Trentino-Alto Adige (-25,2%) e Veneto (-18,8%).
In termini monetari lo stop più evidente è però quello fatto registrare dalla Valle d’Aosta (-52,8%) che distanzia di otto punti percentuali il dimezzamento dei «pagherò» trentini ed altoatesini (-44,8% rispetto al 2016).
Tra le province, se le grandi città come Roma, Milano, Napoli e Salerno guidano la classifica per numero di titoli protestati, in termini di importi levati salgono ai vertici della graduatoria Rovigo, Fermo e Frosinone in cui, in media, i «pagherò» superano il valore di 2mila euro.
All’altro capo della classifica i residenti di La Spezia, Belluno (con importi medi di circa 600 euro) e Livorno (700).