Rese in calo e cambiamento climatico: è allarme per i cereali in Veneto

Parlare di annata storta è riduttivo. A farsi portavoce del malcontento degli imprenditori è Confagricoltura: «Situazione sempre più grave e preoccupante nel settore dei seminativi

Maurizio Cescon

Raccolta di cereali in Veneto: parlare di annata storta è riduttivo. Le premesse non erano già delle più incoraggianti, il consuntivo, a bocce ferme e prodotto stoccato, è peggiore di quanto si potesse immaginare. Oltre al mais, insoddisfacente la raccolta anche per quanto riguarda bietole e soia, con rese in calo per il clima ostile, mentre nel contempo i mercati penalizzano la produzione nazionale.

A farsi portavoce del malcontento degli imprenditori è Confagricoltura. «Situazione sempre più grave e preoccupante nel settore dei seminativi - dicono Chiara Dossi rappresentante di Rovigo, Carlo Pasti di Venezia, Paolo Baretta e Giuliano Bonfante di Padova - . Le coltivazioni di grano, orzo, mais, girasole, soia, bietole sono sempre più in crisi a causa dei cambiamenti climatici che incidono negativamente sulle rese e sulla qualità delle produzioni, del mercato che non premia la merce nazionale, dell’inesorabile rialzo dei costi dei mezzi tecnici, del calo dei sostegni Ue che non ripagano nemmeno gli oneri dovuti ai vincoli imposti e alla burocrazia».

L’11 novembre, San Martino, che tradizionalmente conclude la stagione, dovrebbe rappresentare il momento della soddisfazione per aver portato a termine un anno di lavoro. Invece, per i produttori di cereali e di colture industriali, è diventato il momento amaro in cui si fa la conta delle perdite: «Quest’anno è un vero e proprio disastro, dal quale non sappiamo come uscire. Una minaccia concreta per la tenuta delle nostre aziende», dicono gli esponenti dell’associazione agricola.

L’elenco di cosa è andato storto è lungo. «Il grano, sia tenero che duro, in Veneto ha registrato un calo delle rese del 25% e una qualità mediocre per l’eccesso di piogge del periodo primaverile - aggiungono i rappresentanti di Confagricoltura - . Se i raccolti di mais precoce sono andati abbastanza bene, quelli delle varietà più tardive hanno risentito negativamente delle alte temperature del mese di agosto e di settembre. La soia presenta rese molto variabili, dai 25 ai 50 quintali per ettaro. La si sta raccogliendo con difficoltà per le piogge di novembre, che hanno provocato un aumento consistente dello scarto e delle impurità. Delle bietole meglio non parlare: un anno con una resa media di saccarosio inferiore a 60 quintali per ettaro non si era mai visto prima. Tutto ciò al netto delle produzioni di quei territori che sono stati soggetti ad allagamenti e grandinate, produzioni in qualche caso perse per intero e che, purtroppo, non troveranno ristoro».

Secondo Confagricoltura Veneto con questa annata agraria sono emersi in modo evidente i problemi profondi e le anomalie strutturali che impediscono all’agricoltura italiana di evolvere e di competere. Per superare questa crisi è necessario un forte cambio di visione, una vera e propria una rivoluzione culturale sulla quale basare la futura politica agricola europea.

«Per arrestare il declino produttivo, che sta letteralmente portando alla morte le aziende, urge aprire le porte all’innovazione, conciliare in modo ragionevole produzione e sostenibilità ambientale, e infine cambiare le regole commerciali, perché quelle attuali stanno penalizzando e non aiutando la produzione agricola italiana. Sarebbe opportuno che le istituzioni nazionali ed europee, tutti gli attori della filiera e anche i nostri concittadini e consumatori comprendessero la particolare gravità della situazione», auspicano i rappresentanti di Confagricoltura Veneto.

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