Ricavi in calo, ma più efficienza: per Electrolux utile di 130 milioni
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PORDENONE. Risultato operativo a più 20% per Electrolux nel terzo trimestre dell’anno, nonostante una flessione dei ricavi scesi dell’1,6%.
Nel periodo la multinazionale svedese, che in Italia ha quattro stabilimenti attivi nella produzione di elettrodomestici (Porcia, Susegana, Solaro e Forlì) e anche il quartier generale, della divisione Professional (circa 5 mila 500 addetti totali), beneficia in misura modesta della conversione di valute, ma soprattutto dell’andamento positivo di alcuni mercati e del maggiore margine assicurato dai prodotti a più alto valore aggiunto.
I ricavi netti sono stati pari a 30,85 miliardi di corone, contro i 31,27 (da circa 3,13 a 3,18 miliardi di euro) dello stesso periodo dello scorso anno; il risultato operativo è aumentato a 1,83 miliardi di corone contro 1,5 dello scorso anno corrispondente ad un margine del 5,9% (era il 4,8 lo scorso anno). Quattro delle sei aree di business hanno raggiunto un margine operativo superiore al 7%.
L’utile del periodo è stato di 1,27 miliardi di corone, circa 130 milioni di euro (a fronte di 1,01 miliardi di corone del terzo trimestre 2015), che si traduce in un utile per azione di 4,41 corone svedesi (erano 3,53 lo scorso anno). Nei primi nove mesi del 2016 l’utile balza a +58%.
«Maggiori volumi di vendita, migliore mix e l’efficienza dei costi hanno contribuito al miglioramento del margine di Europa, Medio Oriente e Africa nel trimestre - ha dichiarato il ceo del Gruppo Jonas Samuelson -. Il margine operativo ha raggiunto il 7,1%, che è il livello più alto registrato dal 2010. Electrolux ha continuato a guadagnare quote di mercato nelle categorie indicate come focus e nei marchi premium.
Nel corso del trimestre, abbiamo introdotto una serie di nuovi prodotti con il marchio Aeg sia per la cucina che per il lavaggio». E il riferimento va ai nuovi modelli di lavabiancheria e lavasciuga prodotti a Porcia, e ai forni (con telecamera e possibilità di comando a distanza) realizzati nello stabilimento di Forlì e in quello tedesco.
Segni di indebolimento si sono registrati in Europa occidentale e Gran Bretagna ma le aspettative sono di una crescita del 2-4% a fine anno. Bene Stati Uniti e Canada e il Pacifico; debole l’America meridionale.
Il Professional ha continuato a migliorare in termini di redditività, mentre nel settore dei piccoli elettrodomestici, «il programma per ripristinare la redditività procede secondo i piani» ha concluso Samuelson.
Nessun specifico accenno alle vicende italiane, e quindi al piano industriale che la multinazionale ha avviato nel 2014 e che nella prossima primavera sarà sottoposto a valutazione dove pesa il mancato rinnovo della decontribuzione dei salari.
La riduzione del costo del lavoro è infatti una delle “conditio sine qua non” poste da Electrolux per continuare a produrre in Italia. Le ragioni sono intuibili nella conclusione di Samuelson a commento del report del 3° trimestre: «Siamo concentrati sul raggiungimento di redditività sostenibile in tutte le nostre operazioni, con l’obiettivo di garantire un margine operativo nel corso di un ciclo economico di almeno il 6% come priorità elevata».
E se l'Italia non ci arriva, trasferire gli impianti in Polonia potrebbe diventare una possibilità.
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