Riforma degli studi di settore: servono regole chiare
TREVISO - Confartigianato Imprese Marca Trevigiana non ha mai risparmiato critiche, anche aspre, agli studi di settore e non c’è dubbio che con l’apertura del legislatore ad un processo di confronto con le organizzazioni, abbia negli anni portato in parte a risolvere alcuni problemi.
Le principali critiche che abbiamo rivolto agli studi di settore è che siano stati progettati per realizzare una selezione dei contribuenti potenzialmente “infedeli”, e che per lungo tempo siano stati utilizzati come strumento diretto di accertamento.
Non potevamo che accogliere con favore pertanto la dichiarazione del Governo di volerli trasformare in uno strumento di misurazione della “fedeltà fiscale” del contribuente.
Attendiamo ora i fatti.
Attendiamo che ai proclami seguano le azioni.
A quando è dato comprendere la riforma e non l’abrogazione, come erroneamente in questi giorni viene da molti celebrata, degli studi di settore si incardina nell’ottica dell’accertamento basato sulla tax compliance o per meglio dire sulla volontaria collaborazione del contribuente con l’Amministrazione che giustifica la prossima introduzione dello strumento dell’indice di “Affidabilità / Compliance del contribuente”.
Si tratta di un indice, elaborato dall’Agenzia delle Entrate, basato su informazioni specifiche riferite ad ogni contribuente e raccolte nell’arco temporale di ben 8 anni.
Ricordo che si tratta del periodo in cui la crisi ha raggiunto l’apice, nel corso del quale Confartigianato ha richiesto a gran voce la sospensione dell’applicazione perché, mentre le entrate delle imprese calavano, le aspettative dei ricavi con le quali si dovevano rapportare per risultare congrue e congruenti, al contrario aumentavano.
Il nuovo indice assegnerà un punteggio di ogni contribuente, espresso su una scala di valori da 1 a 10 potrà, che se sufficientemente elevato (i livelli rimangono da definire), gli consentirà l’accesso ad un graduale (pure da definire) sistema di vantaggi consistenti nella riduzione delle attenzioni dell’Erario e, auspichiamo, nella riduzione del livello di prelievo.
Chi non raggiungerà “la sufficienza” dovrà decidere se conformarsi a livelli di affidabilità fiscale ritenuti più adeguati, provvedendo volontariamente ad integrare la propria dichiarazione dei redditi.
Il tutto a prescindere da condizioni di temporanea difficoltà che potrebbero impedire l’adeguamento “volontario”.
Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, in virtù di questa nuova apertura, vuole dare il proprio apporto alla costruzione, valutazione e validazione di questa nuova metodologia intervenendo su alcune questioni.
Innanzitutto sulla trasparenza perché siano finalmente resi disponibili i dati campione utilizzati per elaborare le stime; sulla conoscenza preventiva perché il contribuente conosca lo strumento sulla base del quale sarà accertato per un determinato periodo di imposta, prima dell’inizio dello stesso.
I modelli di gestione dell’impresa e gli indicatori fondamentali di funzionamento possono essere recepiti e adottati solo se preventivamente diffusi.
Le regole devono essere note a inizio esercizio non alla fine.
Inoltre riteniamo che si debba fare attenzione all’indice di affidabilità per il quale non esiste alcun fenomeno statistico misurabile al quale fare riferimento.
La soglia di fedeltà fiscale dovrà basarsi su scelte di politica economica, che non guardino esclusivamente le aspettative di gettito.
Attenzione: ogni variazione incrementale rispetto al passato, a fronte di una concomitante stagnazione dei redditi, renderà chiara l’intenzione di voler aumentare la pressione fiscale.
*Presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana
Riproduzione riservata © il Nord Est