Rigassificatore Porto Tolle, overbooking fino al 2028: Adriatic chiede più capacità

Federico Piazza

È totalmente allocata fino al 2028 la capacità del rigassificatore di Porto Tolle, pari a 9 miliardi di metri cubi standard l’anno di gas naturale liquefatto (Gnl). Il gestore Adriatic Lng sta pertanto sondando l’interesse di mercato per la capacità di lungo-termine disponibile da gennaio 2029 in poi, che è di oltre 156,5 miliardi di metri cubi fino al 2052.

La società ha lanciato l’open season per allocare una disponibilità residua di 650 milioni l’anno da gennaio 2029 a dicembre 2033, di 1,18 miliardi nel 2034, di 8,09 miliardi l’anno tra gennaio 2035 e dicembre 2042, di 9 miliardi l’anno tra gennaio 2043 e dicembre 2052.

Recentemente, come riporta il media specializzato Staffetta Quotidiana, Adriatic Lng ha presentato al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica un progetto per aumentare del 7% la capacità autorizzata ottimizzando la gestione del terminale. Quindi, senza interventi sugli impianti, si passerebbe da 9 a 9,6 miliardi di metri cubi l’anno. Mentre si rimane in attesa di avviare l’investimento più ampio da 150 milioni di euro, annunciato nel 2022, per l’espansione della capacità a 11 miliardi.

Il rigassificatore di Porto Tolle, attivo dal 2009, è stato progettato e costruito ed è gestito da Adriatic Lng, società che fa capo a ExxonMobil, QatarPetroleum e Snam. Nel terminale veneto situato a 15 km dalla costa, il più grande dei tre attualmente in funzione in Italia, è arrivato in questi anni Gnl da Medio Oriente, Africa, Stati Uniti e America Latina. Gli altri due sono a La Spezia e a Livorno. E in un paio di anni dovrebbero aggiungersi le nuove infrastrutture di Piombino e di Ravenna, per potenziare la capacità di ricevere gas via nave secondo la strategia di diversificazione delle fonti di approvvigionamento.

Il Gas Market Highlights 2022 dell’International Energy Agency (IEA) conferma che l’anno scorso la domanda europea di Gnl è fortemente aumentata con importazioni salite a 66 miliardi di metri cubi. Ma la domanda mondiale di Gnl in realtà è cresciuta nel 2022 solo del 5,5% rispetto al 2021, con un tasso globale di utilizzo della capacità di liquefazione stabile all’84%. La crescita di volumi in Europa è stata infatti bilanciata da un marcato calo in altre parti del mondo. Asia in primis, a causa innanzitutto del rallentamento della domanda cinese.

Il report di IEA evidenzia che nel 2022 dagli Stati Uniti sono arrivati due terzi dei volumi incrementali di Gnl importati dall’Europa, pari a 43 miliardi di metri cubi. A distanza seguono Qatar ed Egitto con 5 miliardi ciascuno, 3 miliardi dalla Norvegia, 2 miliardi da Angola, Trinidad e Tobago e Russia. E dalla Russia continua ad arrivare Gnl anche nel 2023, sebbene nel giro di un anno la quota di gas russo importata in Europa sia stata tagliata a un quinto di quello che era. In Italia nei primi mesi del 2023 ha rappresentato non più del 10% del totale, rispetto a oltre il 40% nel 2021. La questione però è che nel 2023, oltre alle già note questioni geopolitiche, è anche prevista una ripresa dei consumi energetici della Cina con la riapertura totale post Covid decisa da Pechino. Cosa che potrebbe scompaginare i flussi mondiali e i prezzi del gas via nave.

«Non siamo ancora usciti dalla tempesta più intensa che sia mai capitata nella storia dell’energia europea», osserva Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. «L’unica certezza è l’instabilità». Poi, una criticità europea, spiega ancora: «è che non si sfruttano adeguatamente i giacimenti del continente. Per esempio, il costo di produzione del gas dell’Adriatico è di 5 euro a MWh, mentre abbiamo importato 63 miliardi di metri cubi pagando in media 120 euro al MWh».Federico Piazza

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