Rilancio dopo la crisi, le idee di quattro imprenditrici Fvg

Nell'ordine (da in alto a sinistra in senso orario) Sabrina Strolego, Michela Cecotti, Roberta Demartin e Michela Cattaruzza
Nell'ordine (da in alto a sinistra in senso orario) Sabrina Strolego, Michela Cecotti, Roberta Demartin e Michela Cattaruzza

Strolego: «L’innovazione è la chiave di volta per contare nel mondo»

Strategia, innovazione e formazione quali elementi-chiave per essere competitivi, senza scordare la specializzazione: sono questi i punti cardine che un’azienda deve perseguire, in particolar modo se si tratta di una start-up. A sostenerlo Sabrina Strolego, Ceo di Ergolines, azienda che opera nel settore siderurgico, specializzata nella produzione di agitatori elettromagnetici e di prodotti di sensoristica utili a mantenere in qualità l’acciaio durante la produzione.
«Ergolines è una realtà nata come start-up all’interno di Area Science Park - spiega Strolego - che nel giro di pochi anni è riuscita ad affermarsi a livello internazionale, tanto che prima della pandemia la nostra azienda esportava i propri prodotti in più di 50 Paesi al mondo. Siamo un’azienda specializzata che, in questo periodo, purtroppo risente delle difficoltà del settore delle esportazioni».
Nella realtà della quale è presidente, l’innovazione è da sempre punto focale per ottenere la massima competitività. «Ritengo che innovazione e competitività siano due fattori estremamente interconnessi - queste le sue parole - in particolare la prima si declina su due elementi importanti: innovazione di prodotto e di processo. Per rimanere leader sul mercato, infatti, per un’azienda è necessario investire sempre in ricerca e sviluppo e al contempo avere una visione che anticipi i tempi». In tal senso, secondo Strolego, l’area triestina agevola la prospettiva di guardare e anticipare il futuro, dal momento che un'azienda che vuole insediarsi qui, trova tutti gli enti scientifici a disposizione.
Fondamentale, secondo la Ceo di Ergolines, è anche l’evoluzione del capitale umano. «È necessario attuare una formazione mirata delle risorse umane per far crescere professionalmente i propri dipendenti, per questo motivo è essenziale puntare sui giovani. Come membro del cda di Area Scienze Park, inoltre, credo sia importante rafforzare i percorsi comuni di collaborazione fra enti pubblici, sempre nell’ottica di un ulteriore avvicinamento alle aziende». Innovazione e formazione, però, a detta della Ceo di Ergolines non bastano. «È altrettanto importante la specializzazione - sottolinea la Strolego - perché soltanto un’azienda altamente specializzata potrà essere all’avanguardia anche a livello internazionale, e trasformarsi in azienda innovativa in grado di esportare in tanti Paesi». —

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La redazione
Lasorte Trieste 16/06/20 - Porto Vecchio, Magazzini Greensesam

 

Cecotti: «C’è bisogno di imparare ad attrarre talenti dall’estero»

Attrarre talenti dall’estero piuttosto che cercare di trattenere quelli locali. Si fonda su questo presupposto, che è al tempo stesso una provocazione, il messaggio offerto da Michela Cecotti, amministratore unico della Sultan srl. L’azienda, nata nel 2003 a Romans d’Isonzo, è oggi una realtà conosciuta anche in campo internazionale, con sede nella zona artigianale di Mariano del Friuli. La Sultan progetta, produce e fornisce assistenza su prodotti dedicati all’allestimento e all’impiantistica del comparto navale, ha al suo attivo interventi e commesse sulle più prestigiose navi da crociera e mega yacht, qualificandosi come indiscusso partner per qualità, ricerca tecnologica ed innovazione. «Sicuramente fra i settori strategici per il nostro territorio c’è la filiera della navalmeccanica - sottolinea Cecotti - perché qui la qualità delle competenze e del lavoro realizzato è elevato, grazie all’operato di Fincantieri, che funge da capofila all’intera filiera del settore».
Per sviluppare le piccole aziende del territorio, però, secondo l’amministratrice di Sultan sono necessarie due operazioni fondamentali. «Per prima cosa ritengo che sia necessario lavorare sullo sviluppo di start-up innovative legate anche ad altri settori e non solo a quello della logistica, attualmente molto numerose, almeno in Fvg. Secondariamente, e questa è una delle battaglie che Confindustria sta portando avanti anche a livello nazionale, è fondamentale dare alle start-up pari dignità con le Pmi innovative». In tal senso Cecotti ha ricordato quanto sia difficile al giorno d’oggi, per entrambe le realtà, rimanere competitivi sul mercato ed essere al contempo innovative.
Infine ha posto l'attenzione su quella che la stessa Cecotti ha definito come una provocazione, riguardante i profili da impiegare nelle aziende del territorio. «Concordo su quanto sia importante da un punto di vista socioeconomico trattenere i talenti locali una volta che questi sono stati formati nelle nostre scuole e università, io però credo che forse dovremmo ampliare l'orizzonte e concentrarci di più sull’attrarne di nuovi, anzichè solo trattenere quelli “nostrani”. Anche perché, al giorno d’oggi, è normale che chi si forma qui ambisca a fare esperienze in altre parti del mondo». —


Cattaruzza: «In Italia l’eccesso di burocrazia penalizza la crescita»

Fare sistema e semplificare i passaggi burocratici. Sono i must irrinunciabili secondo Michela Cattaruzza, ceo di Ocean srl, per crescere in competitività e attrarre così ancora più investitori nel porto di Trieste e nell’area giuliana in generale. Ocean è la società di punta del gruppo armatoriale Ocean Team srl, fondato 56 anni fa dal padre, il comandante Luigi, che fattura 50 milioni di euro e riunisce sotto le sue insegne ben 19 aziende e 50 mezzi tra rimorchiatori, chiatte e battelli antinquinamento. Nel quartier generale della flotta di trasporti marittimi e servizi portuali, che ha sede nell’ex Arsenale triestino, lavorano quasi un centinaio di persone.
«Provenendo dal campo della logistica portuale ritengo che il settore stia vivendo un momento meraviglioso - così Cattaruzza - grazie soprattutto al lavoro svolto da Zeno D’Agostino che negli ultimi anni è riuscito a coordinare il territorio, l’industria, il retroporto e il porto stesso. Un lavoro di squadra che ha fatto sì che, per la prima volta dopo molti anni, Trieste abbia riguadagnato un ruolo strategico a livello europeo nell’ambito della portualità». In tal senso si inserisce il recente interessamento di investitori provenienti dal Nord Europa. «Trieste oggi è vista con un occhio nuovo, particolare - ha ricordato la ceo di Ocean - tanto da attrarre interessi tedeschi e ungheresi».
C’è però un fattore che potrebbe fare lo “sgambetto” alla rinascita di Trieste e del suo retroporto. «Dobbiamo stare attenti perché noi italiani abbiamo un grosso gap - questo l’ammonimento di Michela Cattaruzza - e si chiama burocrazia. Un fattore che, per chi nasce in Italia diventa di più facile gestione, ma non è così per chi italiano non è ed è abituato a pratiche amministrative estremamente rapide». La burocrazia, quindi, quale grande barriera all’ingresso di nuovi investitori necessari al processo di crescita del territorio. «Sarebbe perciò importante trovare la strada per giungere a una semplificazione delle procedure burocratiche. Questo fattore, assieme al regime di Porto Franco, potrà rappresentare il grande propulsore per il territorio, perché quando una parte di questo decolla, a beneficiarne è tutta l’area che vi gravita. La possibilità di fare sistema, proseguendo sulla strada tracciata da D’agostino, non potrà che favorire la promozione del territorio a 360 gradi». —

 

Demartin: «Investiamo sul capitale umano e sulla sostenibilità»

Investimenti nel capitale umano e nella sostenibilità. Sono i temi strategici sui quali le aziende del territorio dovranno lavorare nel prossimo futuro per aumentare la propria competitività. A sostenerlo Roberta Demartin, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, nel corso del suo intervento nell’ambito dell’incontro “Strategie e azioni per la competitività della Venezia Giulia”.
«Ormai è dimostrato che Camera di Commercio e Fondazione non sono più le casseforti dei territori, ma attori fondamentali per lo sviluppo degli stessi. Ma per portare avanti questo sviluppo dobbiamo cercare di agire sull’innovazione sociale, lavorando per assecondare i bisogni delle singole comunità, altrimenti le nostre società saranno sempre più delle realtà che ricadono nelle categorie dei “sommersi” e delle persone da salvare». Per evitare ciò, secondo la Demartin, è necessario quindi investire nel capitale umano e nella sostenibilità, cercando di ridurre al massimo le disuguaglianze sociali.
La presidente si è poi soffermata su alcune considerazioni di metodo. «Finalmente nel nostro territorio la parola sogno è stata sostituita da un altro vocabolo, visione, leva necessaria per agire su un cambio di atteggiamento». Che, tradotto, significa comprendere, sulla base di una cultura fatta di dati e di una programmazione costruttiva, quanto richiesto dal territorio. «Dobbiamo essere bravi a darci dei tempi certi per realizzare gli obiettivi - ha proseguito poi Demartin -. Un’operazione che richiede fatica, pazienza e coraggio, ma è necessaria per mantenere la competitività».
Entrando nel merito della Fondazione CaRiGo, Demartin ha sottolineato come nel recente passato la stessa abbia modificato il proprio paradigma. «Ora la Fondazione non è più solo il riferimento per ottenere semplici contributi per le mostre d’arte, ma è diventata protagonista del cambiamento: per farlo, la Fondazione ha preso come bussola della sua azione già nel 2018 sia i 17 punti dell’Agenda 2030 (il programma d’azione per il pianeta sottoscritto da 193 Paesi membri dell’Onu) sia la digital landscape, ovvero la creazione di un connubio tra il territorio e le persone che vi abitano attraverso una forte spinta innovativa». —
 



 

 


 

 

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