Roberta Corrà (Gruppo Italiano Vini): «Siamo più empatiche, ci sono vantaggi e svantaggi»

La direttrice generale del Gruppo Italiano Vini: «Leggiamo il contesto meglio degli uomini ma il senso di colpa per le nostre assenze da casa accomuna tutte noi mamme-manager». In anteprima l’intervista alla top manager del primo gruppo vinicolo italiano, tra le ospiti di Top100-La Forza delle Donne di martedì 26 ottobre

C’è il volto di Roberta Corrà dietro il più grande gruppo vitivinicolo d’Italia, tra i principali nel mondo. È il Gruppo Italiano Vini, con sede a Bardolino, di cui la manager è direttrice generale dal 2014.

Dalla laurea in Giurisprudenza alla direzione della più grande cantina d’Italia. Qual è stato il percorso?

«Credo che la laurea in Giurisprudenza e la mia specializzazione in diritto del lavoro abbiano segnato molto la mia carriera. Per 18 anni, sono stata direttrice risorse umane di Lidl e Mediaworld. Quell'esperienza mi ha insegnato che la leva che muove ogni processo sono le persone: le loro motivazioni, la loro preparazione, i loro punti di forza e le loro debolezze. Grazie a quei 18 anni, ho imparato a leggere le persone e a capire dove collocarle nel lavoro. È un mio merito, aiutato da un pizzico di fortuna».

Forse è una caratteristica che è data anche dal suo essere donna…

«Probabilmente sì, perché le donne, in generale, hanno una sensibilità e un’empatia maggiore rispetto agli uomini. Questo vale nel lavoro, ma anche nei rapporti con i figli e con i mariti. Forse riusciamo a leggere il contesto meglio di un uomo».

Come è arrivata al Gruppo Italiano Vini?

«Mi hanno chiamato loro, quasi dieci anni fa. Era un settore che non conoscevo, ma sono una persona che impara velocemente, così ho accettato subito. Ho iniziato come Hr director e ora sono direttrice generale».

Non conosceva il settore o non conosceva il vino?

«Non conoscevo il settore, mentre il vino lo conoscevo bene, perché mio papà ha sempre lavorato come cantiniere, iniziando a 14 anni. Per me, come credo per tutti i veneti, un buon bicchiere di vino è sempre stato un compagno di vita. Ho accettato questo lavoro forse anche per ragioni affettive, perché mi ricordava mio papà. E poi perché il vino mi piace molto».

Preferenze?

«Il mio preferito è il Valpolicella. In generale, amo molto i rossi: secondo i miei enologi, perché non sono una consumatrice evoluta. Dicono che i rossi siano più facili…».

Lei che tipo di direttrice è?

«Molto attenta, analitica. Mi piace studiare gli eventi e prepararmi prima che succedano, e voglio che i miei collaboratori facciano lo stesso. Diciamo pure che pretendo molto, soprattutto serietà e professionalità, mentre non ammetto improvvisazione o superficialità. Penso di essere in grado di fare squadra. Il modo migliore per risolvere un problema è mettendosi intorno a un tavolo, perché più menti funzionano meglio di una, per quanto questa possa essere brillante».

È mai stata ostacolata dal suo essere donna?

«Per fortuna ho sempre lavorato con aziende e colleghi molto intelligenti. Le difficoltà che ho avuto sono legate a preconcetti, ma mai nelle relazioni o nelle opportunità che mi sono state offerte. Sono sempre stata trattata alla pari con i colleghi uomini e messa alla prova come loro».

Segno che qualcosa sta cambiando?

«Credo proprio di sì. Nella mia carriera ho conosciuto tante donne manager provenienti da tutto il mondo. Credo che sia in atto una bella evoluzione, per quanto certi preconcetti rimangano e sia difficile scalfirli».

Manager e mamma: si può?

«Ho una figlia di quasi 18 anni e un ragazzo di 13: periodi critici. Però ho sempre lavorato a questi livelli. Ho un marito molto intelligente. Nella sua famiglia, la parità di mansioni tra uomini e donna è sempre stata la normalità. Lui fa tanto quanto me, forse di più. Ma la mamma è sempre la mamma: se c’è un problema, è la mamma che interviene».

I suoi figli saranno molto orgogliosi di lei…

«Me lo auguro tanto, ma una cosa che accomuna tutte noi mamme - manager è il senso di colpa. Quando accade qualcosa di negativo, immediatamente pensiamo che la ragione risieda nella nostra assenza. Ecco, noi donne ci mettiamo molto in discussione, e un uomo questo non lo fa. Ci sono vantaggi e svantaggi legati all’essere così empatici».

Riproduzione riservata © il Nord Est