Salvataggio banche venete, da lunedì decreto sotto esame

Le audizioni in commissione Finanze partiranno con Bankitalia e Consob, dal 5 luglio l'esame degli emendamenti, il 10 luglio il provvedimento arriverà in aula. Bernardo: decreto concordato con l'Ue, non ci saranno modifiche. Padoan: non voglio nemmeno considerare l'ipotesi che non venga approvato

UDINE - Prenderà il via la prossima settimana l’esame del decreto di salvataggio delle banche venete in Commissione Finanze della Camera che ha assorbito il decreto bond.

IL CALENDARIO

Lunedì 3 luglio si svolgeranno le audizioni di Consob e Banca d’Italia (per le quali è stata richiesta la presenza dei vertici) e alle 18 dello stesso giorno scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti.

Tra martedì sera e mercoledì mattina si procederà con le dichiarazioni di ammissibilità delle proposte di modifica presentate.

Le votazioni sugli emendamenti prenderanno il via mercoledì alle 13,30 e l’obiettivo è di chiudere i lavori della Commissione entro giovedì. Il provvedimento, che ha assorbito il decreto di sospensione di un bond di Veneto Banca, è atteso in Aula lunedì 10 luglio.

 

I CONTENUTI

Ricordando le condizioni di Intesa Sanpaolo (se il decreto sarà modificato, l'operazione verrebbe annullata), potrebbe non eserci alcuna modifica sostanziale.

In tal senso si è espresso Maurizio Bernardo, presidente della commissione Finanze della Camera, che ha ricordato come «il decreto è stato concordato con l'Ue».

All'ipotesi peggiore, ovvero a una bocciatura del decreto, non vuole nemmeno pensare il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan.

 

IL MINISTRO

«Non voglio considerare il caso in cui il decreto non sarà approvato. In quel caso ci sarebbe la clausola di rescissione di Intesa Sanpaolo e quindi saremmo in una situazione molto difficile», ha detto l'esponente di governo in un'intervista a Class Cnbc circa l'operazione salvataggio di Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

«Sono fiducioso che il parlamento voterà questo decreto perché è un decreto importante per il paese indipendentemente dalla posizione politica», ha sottolineato il ministro.

Padoan ha poi sottolineato che sulla vicenda di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca «non è andato storto niente».

«Il caso delle venete si è dovuto affrontare con uno strumento specifico perché le venete sono state poste in liquidazione. Il meccanismo delle gacs e anche il fondo Atlante continuano essere importanti per molti casi», ha spiegato Padoan.

Il ministro ha poi ribadito che nella vicenda «preoccupazione per conti pubblici non c'è perché le risorse saranno tratte dal fondo creato a dicembre. Siamo molto fiduciosi - ha aggiunto poi - che lo Stato riuscirà a recuperare quelle risorse nel medio termine disponendo degli asset che sono in capo allo Stato dopo la separazione tra bad asset e good asset».

Per Padoan, inoltre, i tassi indicati sul possibile recupero degli npl delle venete sono «realisti, perché col passare del tempo il valore delle sofferenze aumenterà sia perché l'economia comincerà ad andare meglio come già sta facendo e gli npl stanno diminuendo sia perché grazie alle misure introdotte dal governo i tempi di recupero si accorceranno e il valore delle sofferenze aumenterà».

 

IN EUROPA: il banchiere

Intanto in Europa non tutti guardano con favore all'operazione.

Il presidente della Bundesbank e membro del Consiglio centrale della Bce, Jens Weidmann, ha criticato lo scarso rispetto delle regole europee in caso di risoluzione bancaria.

Parlando in occasione di un convegno per celebrare i 60 anni della Bundesbank, Weidmann ha affermato che in caso di risoluzione emerge che molti europei non vogliono che l'Ue dica loro cosa fare, il che rende impossibile «un coraggioso» consolidamento dell'Unione monetaria.

«Questo comportamento non si osserva solo rispetto alle norme sul bilancio, ma anche quanto al rispetto dei nuovi principi sulla risoluzione delle banche, proprio in quei Paesi che chiedono una maggiore condivision», ha affermato Weidmann, con una sottintesa allusione alla recente decisione della Commissione Ue di approvare le misure italiane per facilitare la liquidazione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.

Weidmann ha aggiunto che senza il rispetto di norme decise congiuntamente «non ci può essere una sufficiente fiducia» su cui continuare a sviluppare ulteriormente l'unione monetaria.

«In assenza di una disponibilità a trasferire a livello europeo i diritti di sovranità, resta solo la strada di rafforzare la responsabilità propria nazionale degli Stati membri», ha concluso.

 

IN EUROPA: il vicepresidente

Indirettamente in risposta al banchiere tedesco, Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue, ha precisato che nel caso delle due banche venete e della soffertissima soluzione concordata tra le varie autorità Ue e il governo italiano, «l'unione bancaria e le sue regole sono state parte della soluzione e non parte del problema ed è impartente che i due istituti siano usciti dal sistema in un modo che non comporta danni (sistemici) e non aumenta i costi».

«Le decisioni prese a tutti i livelli sono in linea con le nostre regole sugli aiuti di Stato e dell'unione bancaria e, d'altra parte, le varie istituzioni coinvolte hanno lavorato strettamente con le autorità italiane», ha aggiunto Dombrovskis.

Alla fine del processo di decisione, l'Italia ha considerato che il fallimento di Veneto Banca e Popolare di Vicenza avrebbe creato un «serio impatto» negativo all'economia reale in una regione «tra le più attive del paese, per cui gli aiuti di Stato erano necessari per fronteggiare perturbazioni economiche».

Il vicepresidente della Commissione ha ricordato inoltre che sono state rispettate le regole del "burden sharing" dato che azionisti e obbligazionisti junior sopporteranno un costo dell'operazioni «contribuendo per 5,2 miliardi per assicurare la liquidazione ordinata delle due banche».

Quanto al «peso considerevole per i contribuenti italiani», Dombrovskis ha detto che «toccava all'Italia prendere tale decisione».

Per l'impatto sul bilancio del sostegno pubblico deciso per permettere l'operazione di Intesa SanPaolo e gestire lo smaltimento degli asset delle due banche venete,

Dombrovsis ha confermato che «certamente se c'è spesa pubblica questo aumenta il debito, ma ciò che è importante ai fini della sorveglianza del patto di stabilità è che si tratta di fondi impiegati una tantum che non avranno alcun impatto sulle discussioni sugli sforzi strutturali» annuali.

Per ciò che concerne l'unione bancaria, l'esponente comunitario ha detto che «adesso siamo in una fase di transizione nell'unione bancaria, le banche stanno aumentando i "buffer" per fronteggiare eventi di "bail-in" e più abbiamo passività chiaramente eleggibili a tal fine meglio è».

 

I RISPARMIATORI TRADITI

Infine, ma non per importanza, la questione ex soci.

Il nuovo scenario delineato dall'operazione Intesa sulle banche venete può determinare effetti anche sul contenzioso tra istituti e azionisti.

La separazione tra good e bad bank renderebbe difficile individuare il soggetto da chiamare in giudizio.

Ne è certo che gli azionisti, nella liquidazione, siano creditori privilegiati o al pari di tutti gli altri.

Essendo questa una situazione del tutto nuova, le associazioni dei consumatori si stanno muovendo per chiedere, anche direttamente al ministero dell'Economia, chiarimenti.

Intanto domani sera, 30 giugno, è prevista a Vicenza, in Piazza dei Signori, una manifestazione di protesta organizzata dal coordinamento "Don Enrico Torta".

 

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