Sapio, i bus Actv, Eni, le vetrerie e il Porto. Marghera scommette sull’idrogeno verde

Un nuovo impianto da 5 megawatt produrrà fino a 750 tonnellate l’anno di idrogeno tramite elettrolisi. Andrea Bos, presidente di Hydrogen Park: «Pronti alla transizione»
Francesco Furlan

La prossima settimana i tecnici Sapio saranno a Murano per studiare come posare i tubi che alimenteranno il primo forno sperimentale della vetreria Barovier&Toso. Alle porte di Mestre ha già aperto il primo distributore per auto e altre otto ne sono previsti in Veneto. E Actv, la società del trasporto pubblico locale a Venezia, si prepara a far entrare in servizio i primi quattro autobus. Piccoli passi verso l’età dell’idrogeno.

«Ora abbiamo tutto quello che ci serve per una transizione verde, che non vuol dire azzerare il precedente modello industriale, ma affiancare il combustibile fossile a quello verde. Una transizione che sarà veloce e dolce», dice Andrea Bos, presidente di Hydrogen Park, società partecipata da Confindustria Veneto Est, Eni, Sapio, Decal, Edison e Berengo il cui ruolo è sviluppare idee e progetti sul fronte dell’idrogeno come vettore energetico.

A Porto Marghera l’idrogeno viene prodotto da sempre, ma dagli idrocarburi nell’ambito di processi industriali afferenti alla chimica. È quel che si chiama idrogeno grigio. Ma presto e per la prima volta sarà prodotto idrogeno verde grazie ai quasi 20 milioni ottenuti da Sapio per la realizzazione di un impianto da 5 megawatt capace di produrre fino a 750 tonnellate l’anno di idrogeno tramite elettrolisi. Sarà idrogeno definito verde perché prodotto con energia da fonti rinnovabili: due tetti fotovoltaici che saranno installati a Fusina su due nuovi capannoni di eco+eco, società del gruppo Veritas. Bisogna ricordare che l’idrogeno non è una fonte di energia ma un mezzo che ne consente l’immagazzinamento, e permette quindi di conservarla e di trasportarla.

Il suo vantaggio è che poi la rilascia in modo pulito: bruciando non emette gas serra, nelle celle a combustibile produce elettricità e ha come scarto soltanto vapore acqueo. L’impianto di Sapio, al netto dei ricorsi presentati dalle altre società che avevano partecipato al bando del Pnrr (agsm Aim e Ascopiave), dovrà essere pronto tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026. «A Venezia c’è già una grande competenza nell’utilizzo dell’idrogeno», aggiunge Bos, «proprio perché è da sempre che viene prodotto, e solo qui c’è già un sistema di tubazioni per trasportarlo da una parte all’altra dell’area industriale. Ora siamo nelle condizioni di avviare la trasformazione industriale. Con la produzione di idrogeno verde».

Guardando al futuro basti pensare a quale rivoluzione potrebbe andare incontro il distretto delle vetrerie di Murano se davvero i forni dovessero essere alimentati a idrogeno e non più a gas. «L’idrogeno brucia più veloce, bisognerà modificare la camera di combustione, fare delle prove, ma potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione per Murano. Non è sbagliato dire che stiamo entrando nell’età dell’idrogeno».

Bos è entusiasta, molte aziende stanno pensando alla transizione, e anche se non avverrà dall’oggi al domani, è convinto che questa possa essere la volta buona. Sono passati più di vent’anni da quando Jeremy Rifkin ha pubblicato il famoso saggio “Economia all’idrogeno”. Per molto tempo è rimasto tutto fermo o quasi, ma ora ci sono segnali incoraggianti: negli ultimi tre anni, a livello mondiale, la domanda di idrogeno è aumentata di oltre il 10%. «In questa trasformazione», aggiunge Bos, «il polo di Porto Margherà sarà un punto di riferimento per tutto il territorio. Capace di garantire l’approvvigionamento continuo per le aziende». Intanto la società Decal ha previsto un deposito per stoccare quantità di idrogeno sotto forma di ammoniaca verde. E anche l’Autorità portuale sta lavorando ad una piccola centrale di produzione di idrogeno.

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