Scendono i fallimenti nel terzo trimestre 2016, -4,4%
UDINE - In continua diminuzione il numero dei fallimenti delle imprese italiane.
Il terzo trimestre del 2016 conferma l’inversione di tendenza dopo gli ultimi anni caratterizzati da un preoccupante aumento dei fallimenti, che ha toccato il suo picco nel 2014, con un totale di 15.336 chiusure.
Nel periodo in esame in Italia le imprese che hanno portato i libri in Tribunale sono state 2.704, registrando un calo del 4,4% rispetto ad un anno fa, del 7,8% rispetto al 2014.
Da inizio anno sono invece 10.047 le imprese fallite, con una media di 52 chiusure al giorno.
Se si confronta lo scenario attuale con quello del 2009 i fallimenti sono però cresciuti del 58,9%, un chiaro segnale che siamo ancora lontani dai livelli pre crisi.
E' quanto è emerso in sintesi dall'Analisi dei fallimenti in Italia, aggiornata a fine settembre 2016, realizzata da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nella business information.
“I dati emersi dal nostro studio confermano le previsioni ottimistiche dello scorso trimestre - commenta Marco Preti, amministratore delegato di CRIBIS D&B -. Attualmente il segnale più positivo per le nostre imprese è il cambio di trend dopo anni caratterizzati da un costante aumento del numero dei fallimenti, che hanno colpito principalmente il settore del commercio al dettaglio. Se paragoniamo i dati di fine settembre 2016 con quelli del 2015 emerge infatti una diminuzione del 4,4% del numero dei fallimenti. Percentuale che sale al – 7,8% se paragonata a fine settembre 2014”.
“Insomma piccoli grandi segnali di fiducia, che dal 2015 testimoniano un miglioramento costante dello stato di salute delle nostre realtà imprenditoriali - prosegue Preti -. A conferma di ciò anche i nostri dati sui ritardi nei pagamenti delle imprese: in un solo anno i ritardi gravi nei confronti dei fornitori, giunti oltre il mese di ritardo, sono calati del 13,1%, un altro indicatore che fa ben sperare per la ripresa economica".
Nonostante queste buone notizie il confronto con il 2009 rimane preoccupante.
"Dal 2009 ad oggi infatti la percentuale dei fallimenti è cresciuta del 58,9%, del 32,2% rispetto al 2010 - sottolinea Marco Preti -. Dati, questi ultimi che devono servire a far riflettere su quanto si può ancora migliorare e sul fatto che non bisogna abbassare la guardia”.
“Investire nella gestione del credito commerciale e individuare quali possono essere i migliori partner commerciali e quali invece le imprese non affidabili rimangono gli strumenti più efficaci per migliorare le proprie performance e avere una marcia i più rispetto ai competitors. E’ fondamentale quindi andare alla ricerca di informazioni sui possibili clienti, che siano italiani o stranieri per evitare brutte sorprese” conclude Preti.
I fallimenti nel 2016, l’analisi territoriale
La distribuzione sul territorio nazionale dei fallimenti è strettamente correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del Paese. La Lombardia, con una incidenza sul totale Italia del 20,2%, si conferma la regione d'Italia con il maggior numero di fallimenti con 2.091casi nel corso del 2016.
Dal 2009 ad oggi si contano 21.494 imprese lombarde fallite.
La seconda regione più colpita è il Lazio, con 1.145 imprese chiuse nel 2016 e un’incidenza sul totale Italia dell’11,8%.
Segue il Veneto con 873 casi e relativa incidenza del 8,7%.
A seguire, per completare le prime dieci posizioni, la Campania con 854 fallimenti, la Toscana (817), l’Emilia Romagna (745), il Piemonte (681), la Sicilia (641), la Puglia (460) e le Marche (312). I settori merceologici: male commercio, bene i servizi Continua la crisi del commercio al dettaglio, con 3.041 fallimenti nel 2016, anche se rispetto al 2015 c’è stato un calo del 6,9%.
I servizi sono invece il comparto con il minor numero di fallimenti, 1.500 ma con una crescita dello 0,5% rispetto ad un anno fa.
Bene l’edlizia, che conta 2.040 imprese che hanno portato i libri in tribunale ma con un calo dei casi del 6,3% rispetto all’anno precedente.
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