«Settore vino, fusioni necessarie per competere»

Da Ferrari a Santa Margherita, le big a Nordest vogliono un ruolo da leader per aggregare le filiere: «Uniti si cresce»

Fabio Poloni
Prosecco in two glasses on a wooden table
Prosecco in two glasses on a wooden table

Prima di quella della vendemmia, quest’anno si potrebbe aprire un’altra stagione: delle operazioni di aggregazione. Acquisizioni, cessioni, ingresso di fondi: le aziende vinicole del Nordest guardano a questo scenario come auspicabile, se non proprio ineluttabile. I primi segnali ci sono già stati, ora ci si attende un’accelerazione.

Dalla trentina Ferrari alla veneziana Santa Margherita, abbiamo chiesto ai protagonisti se se la sentano di recitare un ruolo da protagonisti, da aggregatori, in questa fase. Non si tirano indietro, anzi, e ci hanno spiegato che piccolo non è bello, se devi competere sui mercati internazionali tra concorrenti di dimensioni incomparabilmente superiori alle tue e interlocutori anch’essi sempre più grandi, dalle catene della grande distribuzione ai player globali dell’e-commerce. Fronte, quest’ultimo, in cui è recente un’operazione di M&A di primo piano, ovvero l’acquisizione del 49% di Tannico da parte di Campari.

Dopo aver finalizzato l’acquisizione di una quota di maggioranza di Botter Spa, azienda veneziana tra i maggiori esportatori di vino italiano, nei giorni scorsi Clessidra Private Equity Sgr ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione di una quota di maggioranza di Mondodelvino, uno dei principali gruppi vitivinicoli nazionali, 120 milioni di euro il fatturato 2020, quota export 90%, cinque stabilimenti produttivi in Piemonte, Emilia Romagna e Sicilia. L’obiettivo è chiaro: creare un leader italiano nel comparto, con 350 milioni di euro realizzati nel 2020. Le due società presentano un’elevata complementarietà sia in termini di denominazioni di vino, sia in termini di mercati. «Dopo l’operazione Botter, abbiamo continuato a ricercare profili aziendali adatti al nostro progetto di creazione di un leader italiano del comparto», dice Andrea Ottaviano, ad di Private Equity, «Mondodelvino, per posizionamento, orientamento internazionale e offerta ha caratteristiche compatibili con l’obiettivo strategico».

Operazione paradigmatica. Dicevamo che abbiamo chiesto ai big del Nordest di fare un simbolico passo avanti per ipotizzarsi al centro di operazioni simili. «Il settore del vino è estremamente frammentato, ci dovrà essere qualche tipo di consolidamento – dice Matteo Bruno Lunelli, presidente e amministratore delegato delle Cantine Ferrari, 106 milioni di fatturato 2019, sceso a 83 nel 2020 segnato dal Covid – vanno affrontate sfide impegnative sul fronte dell’export, della trasformazione digitale, della sostenibilità: richiedono player di dimensioni maggiori. Ci sarà sempre spazio per piccoli produttori di eccellenza, ma il consolidamento ora è auspicabile. Noi stessi abbiamo puntato a costruire un modello di cantine indipendenti e radicate nei territori d’origine, ma con sinergie soprattutto verso i mercati esteri».

Acquisizioni in vista? «Guardiamo alla possibilità di crescere in questo modo, sì. Il momento è complesso, chi non ha la convinzione di continuare, o si trova di fronte a un passaggio generazionale, magari deciderà di cedere. Nei prossimi dodici mesi vedremo dinamismo nel mercato, e quello del vino è molto frammentato». Ferrari ha rilevato nel 2014 il 50% della trevigiana Bisol, per poi salire all’80%. Sulle stesse colline, Masi ha rilevato Canevel.

«Credo che Santa Margherita abbia il dovere di giocare da protagonista, viste le dimensioni – dice l’amministratore delegato Beniamino Garofalo – siamo una delle aziende più importanti nel settore del vino, 172 milioni di fatturato 2020, ci piace definirci un mosaico enologico con dieci cantine in sei regioni. Distribuiamo in 96 Paesi, quota export 70%, una crescita per acquisizioni da parte nostra ci può stare. Abbiamo il dovere di guidare lo sviluppo del vino italiano». «Due anni fa abbiamo acquisito un’azienda nel Collio friulano, completando l’offerta dei nostri prodotti – racconta Giancarlo Polegato, Villa Sandi – Da cinque anni abbiamo creato una rete di nove imprese in Italia con sinergie su promozione ed export: la forza di stare assieme fa la differenza. Altre acquisizioni potranno capitare». —

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