Sfinge fino alla fine: perché l'addio di Biasi a Cariverona è solo un arriverderci
VERONA. La decisione è stata ratificata una settimana fa: dopo ben 22 anni ininterrotti il “governo” di Paolo Biasi alla Fondazione Cariverona sta per concludersi. Una lunga carriera per l’ingegnere veronese prestato alle banche, che solo la norma sull’età ha posto fine.
Molto riservato, rarissime le sue interviste o dichiarazioni, e proprio per questo soprannominato “la Sfinge”, proviene da una famiglia di industriali del settore della termomeccanica ed elettronica. Dagli anni 80 si occupa però anche di banche: prima come vicepresidente della Banca Cattolica del Veneto, poi stessa carica al Mediocredito delle Venezie, nel 1992 è chiamato a dirigere la Fondazione Cassa di Verona. È protagonista dell’unione delle Casse venete e del matrimonio successivo con la nascente Cassa di Risparmio di Torino.
Quindi le nozze con il Credit. Fu lui uno dei padri nobili di Unicredit, contribuendo alla fondazione nel 1998.
Lascia ora con la fondazione primo azionista italiano di Unicredit, con una quota pari a 3,46%. Ma lasciata la carica di presidente, il 76enne ingegnere non andrà in pensione. Per lui il consiglio di amministrazione ha pensato ad un nuovo ruolo di prestigio (e di potere): presidente del Fondo Immobiliare Property. Qui sono stati conferiti gli immobili strumentali dell'ente scaligero a scopo commerciale: dalla Ghiacciaia degli ex Magazzini Generali (dove verrà aperto il nuovo Eataly di Farinetti) alla sede dei futuri uffici di Unicredit nella stessa area. Il tutto frutta 4,5 milioni l’anno. Al di fuori del fondo Property, e direttamente gestite dalla Fondazione, rimangono le proprietà tra Vicenza e Belluno. Nel direttivo al fianco di Biasi ci sono il direttore generale della Fondazione Cariverona, Fausto Sinagra, e il vicepresidente in carica, il vicentino Silvano Spiller.
Altro fronte è quello degli investimenti mobiliari. Da tempo a Verona si parla di un apposito fondo, che potrebbe essere foraggiato con le dismissioni (obbligatorie) delle azioni Unicredit. Il protocollo di autoriforma sottoscritto tra Associazione di fondazioni e casse di risparmio e Ministro dell’Economia e delle Finanze prevede infatti che il patrimonio di una fondazione non sia eccessivamente concentrato su un solo asset. Quindi occorre procedere con le dismissioni dell'1% di Unicredit (valore intorno ai 350 milioni di euro). Durante l’estate ci sarebbero state già le prime dismissioni di piccoli pacchetti azionari di Unicredit sul mercato. Al termine delle operazioni, il denaro raccolto dovrebbe essere investito nel capitale di altre banche venete, per primo il Banco Popolare.
Intanto la Fondazione Cariverona ha approvato il documento programmatico per il 2016. Per l’attività istituzionale i fondi per il 2016 saranno 53,8 milioni. La ripartizione prevede erogazioni (40,3 milioni) e interventi diretti pluriennali (13,5 milioni). Registrando così un incremento del 6% rispetto al 2015.
Ora per la poltrona più importante di via Forti, sede della Fondazione Cariverona, si apre la disputa. Il successore si avrà ad inizio 2016, ma le operazioni sono già iniziate da tempo. A Verona i nomi cominciano a circolare, anche se i diretti interessati preferiscono non commentare. Il candidato “naturale” è il vicepresidente vicario Giovanni Sala, ma alcuni fanno il nome anche del notaio Maurizio Marino. Da qui a febbraio 2016 la strada è ancora lunga.
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