Si riaprano i cantieri: creerebbero 400 mila posti di lavoro

E' l'appello che Vincenzo Boccia, leader di Confindustria, ha lanciato al Governo da Pordenone dove ha partecipato alla celebrazione dei primi 50 anni di Unindustria e alla presentazione di Top500, lo speciale di Nordest economia dedicato alle prime 500 aziende del Friuli Venezia Giulia

PORDENONE - «Parole come sogno e speranza non devono essere confinate all’infanzia» ma devono costituire l’ossatura per costruire un idea di Paese da qui a dieci anni su cui lavorare per realizzare l’obiettivo.

Ha scelto l’esortazione del presidente della Repubblica Mattarella il leader degli industriali Vincenzo Boccia, per indicare una via che deve vedere coerentemente impegnati imprenditori e politica per fare, dell’Italia, la prima manifattura d’Europa.

Obiettivo raggiungibile se si rimuovessero i gap competitivi che zavorrano l’Italia.

E che si chiamano tasse, «le nostre imprese pagano il 20% in più dei nostri competitors europei», costo dell’energia, «+30% sulla media europea», infrastrutture che mancano, tempi “eterni” della giustizia, rispetto ai quali «anziché affrontare il problema del perché i processi durino così tanto, si vogliono allungare i tempi della prescrizione».

Vincenzo Boccia ha chiuso il convegno al Teatro Verdi di Pordenone, celebrativo dei primi 50 anni di Unindustria e occasione per presentare Top500, la pubblicazione (oggi in edicola col Messaggero Veneto) che raccoglie lo studio sui bilanci delle prime 500 aziende del Friuli Venezia Giulia.

Lo ha fatto citando Giovanni Agnelli, quando disse che «per essere italiani nel mondo bisogna essere europei in Italia».

«Siamo la seconda manifattura d’Europa, la settima nel mondo» grazie al lavoro, alla passione, alla capacità di sognare, di affrontare e vincere le sfide.

Gli stessi valori «che portarono gli imprenditori d Pordenone nel ’69 a fondare l’Associazione degli industriali, oggi Unindustria» ha ricordato Boccia.

Che ha rimarcato il valore della manifattura italiana, che è deve restare centrale, come peraltro aveva sottolineato il sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, che ha scelto il palco del Verdi per indicare le priorità infrastrutturali del territorio: «la Cimpello-Sequals-Gemona e il ponte sul Meduna».

Boccia ha quindi ripreso le parole del vicegovernatore Fvg, Riccardo Riccardi, che ha dedicato il suo intervento al ricordo di Giuseppe Zamberletti, commissario della Ricostruzione del Fvg, «che ha perseguito definite priorità - ha detto Boccia - nell’opera di ricostruzione, partendo dalle fabbriche, e quindi dal lavoro, per poi passare alle case e alle chiese. È grazie al lavoro - ha rimarcato Boccia - che si crea comunità».

E se i risultati ci sono stati, «è grazie a una politica che aveva il senso del Paese».

È quel primato della politica che l’Italia deve recuperare.

E una nuova idea di società «inclusiva e aperta». «Occorre avere visione del futuro», ha proseguito il leader di Confindustria e spirito di comunità.

Due fondamentali utili per affrontare un 2019 che non si profila facile, stante i segnali di rallentamento già registrati, in Italia come in Germania, che pongono con urgenza due questioni: «la questione italiana e la questione europea».

«Gli Usa - ha ricordato Boccia - invocano dazi e spingono sul reshoring per richiamare la produzione all’interno del Paese; la Cina ha l’ambizione di diventare il primo esportatore al mondo. È chiaro che la sfida è tra Europa e il mondo esterno, e non tra singoli Paesi all'interno dell'Europa».

Meno conflitti dentro casa, in sostanza, con un invito nemmeno troppo velato al Governo, ad evitare battaglie dannose al nostro export che vale 550 miliardi l’anno, di cui 450 di manifatturiero. In particolare con la Germania, «primo Paese di destinazione delle nostre esportazioni», o la Francia, «al secondo posto con una quota del 10%», o gli Usa, «in terza posizione con il 9%».

E una stoccatina l’ha rivolta a chi, anziché occuparsi di problemi veri, «li confonde con i temi della campagna elettorale».

E proprio in vista dell’appuntamento con le europee, Boccia ha invitato a passare «dalla politica delle tattiche alla politica delle soluzioni».

Stoccata al Governo su norme improvvide, come quella «che penalizza 14 modelli di auto prodotte in Italia per batterie che nessuno, in Italia, produce».

E un invito ad investire in formazione e a sostenere il recupero di produttività («30 punti persi nei confronti della Germania»). Sulla manovra, torna il giudizio: «è espansiva e quindi, in questa fase di rallentamento dell’economia, è pro-ciclica. Occorrono misure compensative», ovvero misure anticicliche.

Prima fra tutte le infrastrutture.

«Bisogna aprire immediatamente i cantieri - ha detto -: ci sono 26 miliardi di risorse già stanziate che non riguardano il deficit del paese per opere di valore superiore a 100 milioni di euro che comporterebbero 400 mila posti di lavoro».

Se a queste si sommasse la Tav Torino-Lione, i 26 miliardi diventano 39 e i posti di lavoro salirebbero a 450 mila. Infine per Boccia andrebbero eliminati i gap competitivi «e questo ci consentirebbe di diventare la prima industria al mondo».

Per Boccia «l’Italia può essere protagonista d’Europa e dopo la Brexit può aspirare ad essere il primo hub di investimenti d’Europa».

Obiettivi raggiungibili con un’idea di futuro, un progetto e scelte coerenti che comprendano «un grande piano di inclusione dei giovani nel mondo del lavoro, una detassazione e decontribuzione dei premi di produzione, un’attenzione al cosiddetto cuneo fiscale, con tasse e contributi tutti a favore dei lavoratori italiani».

«Bisogna aprire una stagione in cui - ha concluso Boccia - la centralità del lavoro e l’incremento dell’occupazione diventano le grandi missioni del Paese».

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