Sicam a Pordenone in ottobre, prima fiera in presenza per il mondo della fornitura del mobile
E’ in programma dal 12 al 15 ottobre e ha già superato le 500 adesioni di espositori da 30 Paesi, spazi occupati al 90%. Prenotazioni da visitatori da tutta Europa, Asia e Usa
PORDENONE. Pordenone Fiere è pronta per la prima manifestazione di settore in presenza.
Si tratta di Sicam, il Salone internazionale dei componenti, accessori e semilavorati per l’industria del mobile, in agenda dal 12 al 15 ottobre.
A oggi sono oltre 500 le adesioni di espositori da 30 Paesi, con in vetta Germania, Spagna, Turchia, Austria, Grecia e Polonia.
Molte le registrazioni dei visitatori di tutta Europa e anche da altri continenti.
Ovviamente saranno le modalità di circolazione globale delle persone a condizionare la partecipazione da oltreoceano.
Gli spazi espositivi a disposizione sono già occupati al 90%, tanto che è stato previsto l’allestimento di una hall temporanea.
«Abbiamo lavorato molto per questo appuntamento - dichiara Carlo Giobbi, fondatore e patron della rassegna - che si confronta oggi con un mercato che, reduce da una stagione estremamente difficile ma positiva in termini economici, sente forte la necessità di incontrarsi di persona».
L’economia sta attraversando una fase complessa e delicata e Sicam ha organizzato un evento “Covid-free”, attrezzandosi per rispettare le normative attuali delle autorità nazionali e regionali «e siamo pronti ad adeguarci a eventuali situazioni nuove, certi di avere competenze e strumenti per garantire a espositori e visitatori una fiera sicura - ancora Giobbi -. In questi 18 mesi abbiamo mantenuto un contatto costante con i nostri espositori, per costruire con loro la “fiera della ripresa”, condividendo la volontà di tornare alla normalità, di voler testimoniare in prima persona la necessità di dare alla parola “Fiera” l’unico significato che può e deve avere, ovvero l’incontro fra persone».
«Una scelta – ha concluso Giobbi – che dimostra, pur con tutte le cautele del caso, quanto sia forte la necessità di riportare il lavoro, la produzione, l’economia alle modalità che conoscevamo. Siamo stati tutti capaci di adeguarci alle limitazioni imposte dal lockdown, di privilegiare eventi digitali e modalità di lavoro preziose ma che, a conti fatti, hanno dimostrato di non essere la soluzione, ma una modalità interessante per affrontare l’emergenza. E che non potranno mai sostituire il momento fisico».
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