Siderurgia in affanno, ma i big investono in linee produttive e nuovi mercati
Le strategie dei gruppi del Nord Est Marcegaglia, Beltrame e Danieli per affrontare domanda fiacca, costi dell’energia e carenza di rottame

Domanda italiana ed europea di acciaio fiacca in tutti i settori. Inoltre, costi energetici alti, redditività in calo, rischio carenza rottami ferrosi, normative Ue spesso controproducenti, eccesso di capacità produttiva mondiale, dumping asiatico, crescenti spinte protezionistiche. È lungo l’elenco dei dolori per la siderurgia italiana, che nel frattempo deve gestire la transizione verso i target di decarbonizzazione 2030 e 2050.
La situazione è stata fotografata con precisione al Siderweb Forum e ieri a Vicenza nel corso dell’assemblea pubblica 2024 di Federacciai. Tutti i temi principali sono stati affrontati fra gli altri dal presidente di Federacciai, Antonio Gozzi. Ma proprio perché impegnate in un difficile percorso di trasformazione e adattamento a un contesto economico e geopolitico in profondo mutamento, molte aziende siderurgiche stanno proseguendo gli investimenti programmati. Compresi diversi big del Nord Est, come confermano le testimonianze raccolte durante gli eventi.
Per esempio, in una logica di diversificazione il Gruppo Afv Acciaierie Beltrame sta completando un investimento da 40 milioni di euro nello stabilimento di Vicenza per un terzo impianto di colata destinato alla produzione di bramme per i prodotti piani. «Non laminati mercantili che sono il nostro focus storico, ma lamiere da treno impiegate in vari settori con una capacità produttiva flessibile – spiega Enrico Fornelli, direttore commerciale di Afv Beltrame – che potrà arrivare a qualche centinaio di migliaia di tonnellate l’anno e sarà adattabile alle variazioni di domanda in un mercato dove regna l’incertezza. Complessivamente stiamo poi lavorando per l’efficientamento di produzione e logistica dei nostri stabilimenti in Italia, Francia, Romania e Svizzera».
Tutti i siti del gruppo vicentino stanno quest’anno riducendo i volumi. «Quello in Svizzera – racconta Fornelli - è l’impianto che soffre di più per il forte apprezzamento del fiorino che rende più difficile le esportazioni e perché il governo elvetico non prevede misure di sgravio delle bollette per le aziende energivore. Mentre in Francia si beneficia di costi elettrici nettamente più bassi che negli altri Paesi».
Marcegaglia è invece concentrato sul Friuli. «I due siti produttivi di San Giorgio di Nogaro, Marcegaglia Plates e Marcegaglia Palini&Bertoli, entro fine anno diventeranno un’unica società. Quella friulana è un’area strategica – sottolinea il presidente e amministratore delegato del gruppo, Antonio Marcegaglia – nella quale da metà 2023 a metà 2026 stiamo investendo 80 milioni di euro per espandere lo stabilimento ex Palini, rivedere la logistica, automatizzare le linee e portare a termine alcuni interventi ambientali».
Marcegaglia è intervenuto anche a una tavola rotonda di Siderweb Forum, sottolineando come la difesa della competitività del settore passerà in maniera determinante attraverso l’innovazione di processi e prodotti, «trovando la flessibilità giusta per adattare i livelli di produzione agli andamenti della domanda, che non sarà altissima, e alla riorganizzazione dei consumi». E per quanto riguarda i mercati ha ammonito sull’inutilità dell’approccio protezionistico: «»lzare barriere non serve, è corretto difendere le nostre produzioni da importazioni aggressive e sleali, ma pensare di interrompere le catene di fornitura globali è semplicemente impraticabile».
Chi indubbiamente guarda a tutti i mercati internazionali è Danieli, l’azienda friulana principe delle tecnologie siderurgiche. Notevoli negli ultimi anni sono state in particolare le opportunità negli Stati Uniti. «Ora – osserva il presidente e direttore finanziario del gruppo di Buttrio, Alessandro Brussi – ci aspettiamo una crescita in Giappone, India, Nord Africa e in tutte quelle aree nelle quali è previsto un aumento del consumo di acciaio nei prossimi anni. Queste zone del pianeta, che potranno sfruttare una maggiore disponibilità di materie prime, alimenteranno anche la crescita della siderurgia europea. Per chi come noi fornisce tecnologia, un altro potente driver di sviluppo è rappresentato dalle necessità di decarbonizzazione, cheabbisogna sia di capitali privati sia di contributi governativi per poter trainare il cambiamento tecnologico dell’industria siderurgica».
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