Siretessile, l’etica dietro i ricavi

TREVISO. Anche il divano è “bio”. È difficile indicare un solo aspetto dietro il successo di Siretessile. Quaranta assunzioni a tempo indeterminato negli ultimi tre anni, 89 milioni di euro di ricavi nel 2018 (in crescita dagli 82 dell’anno precedente), ricerca continua sui prodotti e sulle certificazioni, una visione etica del lavoro e della produzione che raramente si trova, altrove. Raccontando la propria azienda di famiglia, l’amministratore delegato Alessandro Baggio cita un episodio: la mail di ringraziamento ricevuta da un suo dipendente che festeggia dieci anni dall’assunzione.
«Mi ha ringraziato perché quando era rimasto senza lavoro, da un giorno all’altro, con il mutuo sulle spalle, non vedeva un futuro per sé e la sua famiglia. Una mail così vale più di qualsiasi dato di bilancio». Siretessile è presente sui mercati internazionali con due divisioni: una produce filati e tessuti destinati alle industrie dell’abbigliamento, calzature tecniche e arredamento; l’altra realizza il prodotto finito, abbigliamento e biancheria casa destinati ai più grossi nomi della distribuzione italiana e internazionale.
Nata nel cuore dello sportsystem montebellunese nel 1978, l’azienda di Cornuda ha saputo diversificare la propria produzione: non solo filati tecnici per la calzatura sportiva e gli scarponi da sci, bensì una gamma che va dai vestiti ai divani.
«Proprio nel 2019 – racconta Baggio – abbiamo firmato contratti con i più grossi produttori di divani americani che ci hanno scelti per un prodotto totalmente made in Italy». Altro vanto, tra etica e qualità, è quello di «non aver mai portato via un posto di lavoro da qui»: Siretessile ha sì creato stabilimenti produttivi (Serbia) e uffici all’estero, ma ha mantenuto qui il cuore dell’attività di produzione, ricerca, progettazione.
Crescendo nei numeri di bilancio e di personale: «Oggi diamo lavoro a circa duecento persone qui a Treviso e quasi duemila nel mondo», dice Alessandro Baggio, 45 anni, che con il fratello Davide porta avanti il lavoro del fondatore e presidente, il padre Gianfranco. Non è sempre un Eden con fiorellini e cinguettii, comunque. «A volte ci viene da chiederci: ma chi ce lo fa fare? Perché investiamo qui in Italia, con tutta questa burocrazia continua che soffoca la voglia di fare impresa?».
E la risposta qual è? «Perché l’azienda è un aspetto sociale, per noi. Nonostante un contesto nazionale che non dà alcun appoggio o spinta a chi vuole fare impresa, noi continuiamo a investire. Il segreto è nell’energia e nella passione di un gruppo di persone che lavorano assieme da anni, alcuni dei nostri dipendenti sono qui dall’inizio, quarant’anni fa. Se non fosse per loro, domani mattina trasferiremmo tutta la produzione all’estero, con un’impennata degli utili. Ma non lo facciamo e ne andiamo fieri».
Siamo partiti dal divano “bio”, e il motivo è che il mercato chiede sempre più spesso questo tipo di produzione. «Si tratta di cotone coltivato senza l’uso della chimica, a partire dai concimi, e realizzato nel rispetto dell’ambiente, in modo socialmente responsabile», spiega Baggio, «Nel 2019 Siretessile, inoltre, ha conseguito la Grs, global recycling system, la più importante certificazione internazionale a conferma di una filiera produttiva che utilizza per la realizzazione di tessuti e filati materie prime totalmente riciclate». Oggi l’export vale il trenta per cento del fatturato dell’azienda, ma è destinato a crescere.
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