Snaidero: «Riaprire ora i negozi di mobili. Solo così può ripartire il settore arredo»
Intervista all’imprenditore neopresidente di Efic, federazione europea di comparto: «Lo stop complica anche il 2021»
L’intervista
Non batte i pugni sul tavolo solo perché non è un modo che gli appartiene, ma la sensazione è che quel gesto ci starebbe tutto, ideale complemento al nervosismo che la sua voce lascia trasparire quando parla delle imposizioni che la pioggia di decreti tutta italiana ha imposto al settore del mobile rispetto al resto d’Europa. «Siamo tra i pochissimi Paesi con i negozi di mobili chiusi nonostante siano a tutti gli effetti spazi sicuri, ampi e ci si possa lavorare su appuntamento. Perché i concessionari d’auto possono stare aperti e i negozi di mobili no?». Edi Snaidero, 63 anni, presidente dell’omonima azienda produttrice di Cucine nonché neopresidente di Efic, la federazione Europea del mobile che rappresenta il 70% dei produttori al lavoro nel Vecchio continente, non si capacita. «I negozi di mobili devono riaprire non solo per una ragione meramente economica, ma anche perché danno un servizio importante alle famiglie. Se è vero, come si va ribadendo da mesi, che la casa è diventata centrale nella vita delle famiglie, dovendo ospitare più funzioni in contemporanea, allora è semplice capire che in questo momento è più importante cambiare un mobile piuttosto che la macchina».
Presidente, che fare?
«Federlegno sta colloquiando con il Governo per far sì che conclusa questa fase i negozi di mobili possano riaprire e far tornare a camminare un intero settore, considerato oltretutto che nella prima metà del 2020 ha pagato un alto prezzo alla pandemia, salvo poi aver recuperato parte delle perdite (non tutte) con l’effetto rimbalzo registrato nella seconda metà dell’anno».
Qual è il segmento che è andato peggio?
«Senza dubbio quello dell’arredamento per ufficio, che ha visto il fatturato contrarsi del 20%. Se la sono cavata le camere per bambini, che hanno chiuso con un –1%, complice la “corsa” all’acquisto delle scrivanie per ospitare le lezioni in Dad di bambini e ragazzi. Complessivamente, il settore legno arredo ha archiviato l’anno con una contrazione del giro d’affari pari al –10, 8% e al –13,1% dell’export, l’arredamento con –11% e –12%».
Il 2021 com’è iniziato?
«Questo nuovo stop è l’anticamera a un nuovo anno non semplicissimo. Anche alla luce del fatto che il rimbalzo dell’anno scorso ha generato importanti problemi in termini di logistica, di disponibilità del materiali, rimbalzati a loro volta sul costo delle materie prime. Speriamo sia solo una bolla destinata a sgonfiarsi rapidamente».
Veniamo al suo nuovo ruolo in Europa. È il terzo italiano che Federlegno esprime ai massimi livelli della rappresentanza.
«È un orgoglio ma tengo a precisare che quando sei presidente lo sei di tutti i Paesi membri. Vengo da una pre-nomina che risale a novembre e che mi ha consentito di prendere il testimone dalle mani del precedente presidente, l’austriaco Markus Wisner, dopo una serie di incontri bilaterali con tutti i Paesi. I temi sul tavolo sono tanti: regole del mercato unico, trasformazione digitale, economia circolare, formazione e sicurezza, dialogo sociale e poi proprietà intellettuale e origine del prodotto, tema importante perché l’industria europea del mobile ha davanti grandi competitor, specie nel mondo del Far east, e il modo migliore per “tenergli testa “è puntare sull’origine, sulle idee, il design, la qualità del produrre e la sostenibilità». —
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