Sostenibilità, il Nordest guida la transizione ecologica
Bolzano in vetta, ben piazzate Fvg e Veneto. Ma il rapporto di Cerved evidenzia anche alcune ombre, come nel caso di Venezia. «Occorre promuovere la sostenibilità anche tra le medie e piccole imprese». Allo studio un rating ESG per 30 mila Pmi del Nordest
UDINE. A nord in vetta il Trentino Alto Adige, seguono Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto. E’ la classifica del Rapporto Sostenibilità realizzato da Cerved presentato in collaborazione con eAmbiente, che fotografa il territorio che si appresta alla transizione ecologica.
E la sostenibilità va ben oltre una generica attenzione all’ambiente. Sempre di più – è lo dimostrano le aziende più attente – diventa fattore competitivo, e migliora la redditività.
«Il principio di sostenibilità è dunque un elemento chiave per la creazione di un’immagine solidale, la riduzione dei costi, l’accesso a nuovi capitali, costruire un business sano nel tempo – spiega Cerved -. L’emergenza, prima sanitaria e poi economica, però, ha messo in rilievo le fragilità permanenti del nostro Paese. Per questo nasce il Rapporto Cerved Italia Sostenibile che, oltre a misurare queste fragilità, descrive anche i punti di forza, analizzando i livelli di sostenibilità nel territorio dal punto di vista economico, sociale e ambientale, per offrire un quadro di rifermento sistematico ai progetti che determineranno il nostro futuro».
Il dossier conferma che c’è correlazione tra la dimensione economica e quella sociale e ambientale. Le aree con un più robusto sistema produttivo delle regioni settentrionali riescono a garantire ai cittadini occupazione e redditi, con prestazioni di welfare migliori e maggiori investimenti nella tutela dell’ambiente e del territorio.
Il Rapporto prende in considerazione tre fattori di sostenibilità: quella economica, sociale e ambientale. Bolzano, insieme a Milano e Bologna, sono le prime tre città con la più alta sostenibilità generale. Seguono Reggio Emilia, Trento, Padova, Torino, Bergamo, Pordenone e Udine.
Nella classifica della sostenibilità economica le prime dieci sono Milano, Bologna, Trieste, Genova, Torino, Padova. Bolzano, Parma, Firenze e Venezia.
Nel ranking della sostenibilità sociale in vetta Bolzano, seguono Trento, Milano, Parma, Reggio Emilia, Modena, Padova, Bologna, Forlì-Cesena e Brescia.
Infine, nella classifica della sostenibilità ambientale nella top ten ci sono Bolzano, Trento, Genova, Lecce, Prato, Livorno, La Spezia, Firenze, Pordenone, Valle D’Aosta.
LA SITUAZIONE DI VENEZIA
«Venezia evidenzia buone performance nelle dimensioni economiche (10° posto) e sociali (14°), ma è in grave difficoltà sotto il profilo ambientale, confermando i grandi problemi legati soprattutto al turismo di massa – si legge nel rapporto –. Emerge la centralità di un progetto di riqualificazione green non solo delle attività produttive tradizionali (industriali e portuali) ma della stessa attività turistica, e del rapporto tra il polo attrattivo di Venezia e l’entroterra. La città, con la sua economia fondata sul turismo internazionale, è anche la più colpita dall’impatto del Covid, con forti rischi di impatto sull’occupazione e sugli investimenti».
FATTORI PER LA SOSTENIBILITÀ
«Le conseguenze a breve e lungo termine del Covid potrebbero mettere in difficoltà il tessuto produttivo e la capacità di investimento delle imprese, con effetti sulla capacità del territorio di ridurre l’inquinamento e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, soprattutto nel caso di province come Venezia e Verona che ne hanno più bisogno. Le dimensioni della sostenibilità sono tra loro connesse anche perché determinate da fattori in larga misura comuni. I tassi di occupazione, la crescita produttiva e della redditività e anche il movimento dei capitali ha un significativo impatto sociale e ambientale. La crescita del tessuto produttivo e del benessere di un’area dipendono in forte misura dalla sua attrattività, ovvero dall’esistenza di opportunità favorevoli per gli investitori».
FINANZA PER INVESTIRE
«La comparazione internazionale mostra le difficoltà del nostro Paese nell’attrarre capitali e le analisi locali evidenziano la difficoltà competitiva di molte aree, soprattutto nel Sud. Attrarre i capitali di rischio nel sistema delle imprese è condizione critica per finanziare lo sviluppo sostenibile e progetti ad altro contenuto tecnologico. La finanza sostenibile, che sposta i capitali verso le aree e le imprese al tempo stesso più competitive e sostenibili, è in una fase di boom e può fornire le risorse necessarie per le grandi trasformazioni nel sistema produttivo. Questi flussi rischiano, però, di finanziare solo le grandi imprese, che sono in grado di misurare e comunicare le proprie performance di sostenibilità: è necessario promuovere la misurazione della sostenibilità anche tra le piccole e medie imprese del Nordest».
«Da più di venti anni lavoriamo in questo territorio del Nordest e speriamo di aver contribuito con la nostra professionalità all’essere guida nella sostenibilità per l’Italia – afferma Gabriella Chiellino, presidente di eAmbiente –. Ma il cammino ora è arduo perché gli obiettivi sono molto sfidanti e devono essere realizzati in poco tempo (entro 2030 riduzione del 55% delle emissioni climalternati in Europa). L’elasticità delle piccole e media imprese del Nordest potrebbe dare una risposta di maggior resilienza, ma richiede massimo impegno del pubblico e del privato perché collaborino per una meta comune, assieme ai cittadini. Il nostro lavoro oggi, come eAmbiente, è di dare risposte rapide e pratiche agli amministratori ed industriali per trovare la giusta strada nella riduzione dell’impatto ambientale pur mantenendo i posti di lavoro ed i piani industriali di crescita. E’ un ingranaggio nuovo che con il piglio nordestino troverà il giusto incastro per essere territorio guida alla sostenibilità per l’Italia».
«Le province del Nordest possono guidare la transizione sostenibile del Paese – dichiara Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved –. Osserviamo però anche forti squilibri, soprattutto nella sfera ambientale, che rendono necessari importanti investimenti nel sistema produttivo. La finanza ESG sta già veicolando grandi masse di fondi verso progetti sostenibili e la regolamentazione bancaria amplierà ancora di più la portata di questo fenomeno. Il Nordest, con una struttura produttiva fatta di piccole imprese, fuori dai radar di questi investitori, rischia però di rimanerne ai margini: siamo impegnati per assegnare uno score o un rating ESG ad almeno 200 mila Pmi in Italia, di cui 30 mila nel Nordest, perché anche loro possano accedere a questi fondi».
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