Stefanel vende la maglia-cimelio di Jordan: asta Sotheby’s da mezzo milione di dollari
“MJ” la indossò (e poi autografò) in un mitico match a Trieste quando l’azienda trevigiana era sponsor della squadra locale

TREVISO Quanto vale la storia? Qual è il prezzo di un momento indelebile, di un cimelio che lo cristallizza e rende eterno? Fra i trecento e i cinquecentomila euro, prosaicamente.
Carlo Stefanel ha deciso di mettere in vendita all’asta quella che per gli amanti dello sport, se non rischiassimo la scomunica, potremmo definire una sindone: la storica canotta (jersey) griffata Stefanel e indossata da un giovane – ma già con il marchio del predestinato – Michael Jordan in un match passato agli annali come “shattered backboard game”, la partita del tabellone frantumato.
Il match
Certi giorni la storia si diverte a passare dove meno te l’aspetti, quasi in incognito. Come in quel 25 agosto del 1985. Michael Jordan ha firmato il suo primo contratto da professionista meno di un anno prima, con i Chicago Bulls. È appena stato eletto rookie dell’anno, il debuttante d’oro in Nba. È un alieno, e si capisce subito. La Nike, il suo sponsor, organizza un tour europeo per pubblicizzare le nuove scarpe Air Jordan, che diventeranno uno dei successi commerciali più clamorosi di sempre: tre partite amichevoli in Italia, la prima delle quali a Trieste.

Sotto il tabellone c’era Pietro Generali, che – in maglia Caserta, avversaria di Trieste – difendeva su MJ: vincerà il primo scudetto della storia della Benetton Treviso. A quei tempi lo sponsor che dà il nome alla squadra di casa è Stefanel, e la sindone nera e arancione con il numero 23 porta quel marchio. A rendere mitico quel match è un episodio divenuto iconico: con una schiacciata dirompente, Jordan manda in frantumi il tabellone del canestro. Coriandoli di vetro su aura d’oro.
La maglia
A ricordo di quella partita e ringraziamento per l’ospitalità, “His Airness” regala la sua maglia a Giuseppe “Bepi” Stefanel, e la autogafa con tanto di dedica «To Bepe», che suona tanto come il “Giuseppi” di Donald Trump a Conte. Bepi Stefanel a sua volta regala quel cimelio a suo figlio Carlo, che porta il nome del nonno fondatore dell’impero della moda di Ponte di Piave, in quegli anni sulla rampa di lancio dei mercati globali (oltre 700 negozi sparsi in tutto il mondo già nel 1987).
L’asta
Ora quella canotta numero 23 finisce sul mercato: Carlo Stefanel ha deciso di venderla, affidando l’asta a uno dei nomi più prestigiosi del settore. È Sotheby’s, infatti, a curare la vendita, tutto per via telematica: l’asta si è aperta mercoledì e i rilanci proseguiranno fino al 3 dicembre. Un prezzo non c’è, ma una stima ipotetica sì, e la fa la stessa casa d’aste: quella jersey sarà verosimilmente battuta fra i trecentomila e i cinquecentomila dollari.
Follia? Ciascuno la pensi come vuole. Per fare un raffronto: le scarpe indossate da MJ quel giorno sono state vendute anch’esse all’asta qualche mese fa, in agosto. C’era ancora un pezzettino di vetro, una piccola scheggia, conficcata nella suola. Prezzo pagato: 615 mila dollari. «Sono davvero emozionato di mettere sul mercato questa storica maglia della mia collezione personale – ha detto Carlo – è stato un onore per Stefanel essere sponsor della squadra di Trieste ed esser parte di un momento così iconico nell’incredibile eredità lasciata da Michael Jordan». –
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