Svolta nel Cda del Consorzio agrario: è Gino Vendrame il nuovo presidente

UDINE. Alla fine lo strappo si è concretizzato. Fabio Benedetti, eletto a luglio, non è più, da mercoledì 17 dicembre, il presidente del Consorzio agrario del Friuli Venezia Giulia. La maggioranza per il ribaltone, alla prova del voto in un tesissimo consiglio di amministrazione, ha retto: 7 consiglieri favorevoli alla revoca, gli altri 6 contrari.

Dopo questo primo step il vice Pistoni, in quota Confagricoltura, al quale è stato affidato il prosieguo della seduta, ha proposto un aggiornamento dei lavori, per far calmare le acque e provare una ricucitura in extremis. Tale proposta non è passata: 7 contrari, 2 astenuti e 4 favorevoli al rinvio. Si è proceduto quindi alla nomina del nuovo presidente, che è Gino Vendrame, agricoltore e viticoltore di Codroipo, attuale presidente di Coldiretti Udine.

Ha ottenuto la fiducia di 9 consiglieri, mentre gli altri 4 gli hanno negato l’apertura di credito. Il Cda poi, mentre sotto la sede di Basiliano era in corso un sit in silenzioso di protesta da parte di una rappresentanza di dipendenti (sono 240 in tutto), è stato aggiornato a inizio gennaio, quando ci sarà la presentazione del piano di incorporazione del Consorzio Fvg nel soggetto nazionale Cai (Consorzio agrario italiano). Ma non è escluso che, prima di ogni decisione in tal senso, si scelga di sentire il parere dell’assemblea, che è sovrana.


Il neo presidente, intanto, promette collegialità. «Prendo questa nomina - spiega Vendrame che è produttore di vino con l’etichetta “Vignis dal Doge” - con la massima umiltà, il percorso è tutto da costruire, a me non piacciono gli slogan, preferisco le azioni. Voglio essere il presidente di tutti, le progettualità le porterò sempre sul tavolo dei consiglieri. Voglio lavorare per i soci e nel rispetto dei dipendenti, che rendono viva ed efficiente una macchina complessa. La manifestazione sotto la sede? È stata una protesta silenziosa, il gruppo del sit in era abbastanza esiguo. Resistenze al progetto di fusione nazionale? Non ci sono. Bisogna capire e sviscerare le cose, qui invece eravamo fermi al punto zero. Con la scusa di riflettere, si è perso tempo, è stato fatto un errore».

Non la pensa così, rendendo plastiche le divisioni, in seno al cda, Piergiovanni Pistoni, ex vice presidente e consigliere in quota Confagricoltura. «Le spaccature - dice Pistoni - si sono verificate, come previsto alla vigilia. Dopo la sfiducia a Benedetti, con motivazioni molto deboli, avevo chiesto una pausa di riflessione. Il presidente, prima di oggi, era stato sempre eletto all’unanimità, ci troviamo davanti a un caso unico nella storia di questa azienda che ha più di 100 anni. Avevo proposto di provare a parlarci, a vederci, per ricomporre le cose. Invece si è preferito procedere con l’elezione di un presidente che prenderà ordini da Roma, basta vedere come sono andate le cose in questi due mesi, niente lascia presagire collegialità e condivisione.

Tutta questa fretta su un progetto impegnativo e grande come il Cai, io non la capisco. Vorrei vedere i numeri di questa operazione, finora non c’è nessun piano, solo promesse. Immagino che sia tutto collegato a delle risorse europee, ma non possiamo far partire la fusione con una delega in bianco. E aggiungo che il presidente revocato avrebbe tutti i titoli per fare ricorso e per chiedere pure i danni, le motivazioni per la sfiducia non reggono. E ancora, in 100 anni di vita di Consorzio mai si era verificata una rottura così tra dipendenti e amministratori. Il nuovo presidente penso che debba tentare di ricucire, almeno con il personale, altrimenti ne può risentire la qualità del lavoro quotidiano. Il Consorzio deve produrre risultati».

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