Tassazione dei porti: governo contro l’Ue sugli aiuti di Stato
ROMA Il governo ricorre alla Corte europea contro la decisione di Bruxelles sulle tasse ai porti italiani. La ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli ha annunciato il ricorso contro l'ingiunzione di abolire l'esenzione dell'imposta sulle imprese concessa ai porti per i profitti che ricavano da attività economiche, come le concessioni, un braccio di ferro che procede da tempo.
«Immaginiamo il prossimo decennio come quello del salto di qualità della portualità italiana nella competizione con i grandi porti del Nord e questa volontà del governo non è passato tanto in sordina in Europa - ha detto la De Micheli. Non è un caso che siano arrivati segnali poco amichevoli, come la vicenda legata alla fiscalità delle autorità portuali».
Per la presidente della commissione Lavoro della Camera Debora Serracchiani l'esito del ricorso contro il provvedimento di infrazione aperto dall'Ue è decisivo per il futuro dei porti italiani: «Essere considerati enti economici dall'Ue con le relative tassazioni sarebbe una penalizzazione assurda da subire, in generale per gli scali italiani e in particolare per porti come Trieste e Genova inclusi esplicitamente nel Recovery, su cui il sistema Paese punta per il rilancio. Alzare il pressing politico sulle autorità europee attraverso tutti i canali, era un'esigenza che avevo espresso esattamente due anni fa e che oggi considero ancora più necessaria».
«Finalmente una posizione chiara e netta così come avevamo già auspicato quando la Commissione Europea aveva minacciato il provvedimento di infrazione nei confronti dell’Italia sulla tassazione delle Autorità di Sistema Portuale», sottolineano Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti.
Per i sindacati «il ruolo che attualmente esercitano questi enti pubblici, non economici ad ordinamento speciale, così come definiti dalla legge 84/94 che regola il mercato delle operazioni portuali, è di amministrare le aree demaniali e promuovere i nostri scali, andando così di fatto a svolgere un servizio di interesse generale e non di certo distorsivo della legge del mercato». —
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