Area Science Park: «Qui le imprese possono testare come producono i robot in fabbrica»

La presidente del parco scientifico triestino Caterina Petrillo: «Con Argo mettiamo a disposizione

laboratori attrezzati con prototipi per gli imprenditori»

Piercarlo Fiumanò

TRIESTE. Caterina Petrillo, professoressa ordinaria di Fisica Sperimentale all'Università degli Studi di Perugia, è il presidente di Area Science Park, 2.500 addetti fra diretti e indotto e uno dei motori della ricerca triestina assieme agli altri enti e istituzioni scientifici.

Petrillo è membro di comitati di indirizzo e di valutazione scientifica e di organi direttivi di centri di ricerca internazionali. Il presidente di Area Science Park spiega qui cosa avviene nei laboratori di Padriciano dove si possono vedere stazioni robotizzate che mostrano in azione le future catene di montaggio digitali.

E su questo fronte Area Science sta sviluppando collaborazioni anche con altri enti di ricerca e fondazioni e come l’Istituto italiano di tecnologia. Area sta lavorando su vari progetti da realizzare con le risorse del Pnnr a sostegno delle infrastrutture di ricerca: «Siamo pronti a partecipare ai bandi del governo».

Area Science in questi giorni sta lavorando alla realizzazione di un evento online in programma il 12 novembre e focalizzato su Information technology e sostenibilità con oltre un centinaio di iscritti provenienti da 20 Paesi.

Presidente Petrillo, cosa significa sviluppare l’asse fra industria e ricerca?

L’obiettivo è ambizioso: mettere in comunicazione scienza e imprese, creare startup e trasferire tecnologia e digitalizzazione alla cosiddetta industria 4. 0, per generare aziende ad alto tasso di innovazione. Argo resta un punto di partenza e finora ha dato ottimi risultati nel sistema Trieste come presidio di conoscenza.

E in futuro?

L’azione di Area Science Park e delle istituzioni scientifiche triestine, un modello per il Sistema Paese, devono integrarsi nel tessuto economico e industriale regionale connettendo il mondo delle imprese e della ricerca. Dobbiamo creare un unico ecosistema. Un modello esportabile a livello nazionale e nelle regioni europee più vicine, come i Balcani e l'Europa meridionale.

Quali sono i progetti che sta realizzando Area ad esempio nel campo della robotica in fabbrica?

Internet delle cose, intelligenza artificiale e analisi dei dati sono solo alcune delle numerose soluzioni tecnologiche presenti nei quattro dimostratori allestiti dal digital innovation hub regionale Ip4Fvg in regione. La robotica integra elettronica e software: in Area abbiamo creato stazioni robotizzate che mostrano agli imprenditori come funzionano questi processi. Noi arriviamo fino all’ultimo miglio, e cioè l’applicazione pratica con le imprese grazie a prototipi che riproducono i nuovi processi produttivi digitali.

Quante aziende sono insediate in Area?

Le imprese insediate nel nostro parco tecnologico, una sessantina, sono diverse dall’impresa manifatturiera tradizionale. La differenza è che queste aziende investono molto in ricerca e sviluppo. Si tratta di startup e Pmi che dispongono già di laboratori di ricerca e sviluppo e operano in diversi settori merceologici. Una specie di Eden dell’innovazione rispetto al panorama delle imprese italiane che, a mio avviso, investono troppo poco. Il Friuli Venezia Giulia, al contrario, fa eccezione. Ma di certo non ci possiamo paragonare alla Scandinavia. Bisogna valorizzare meglio la nostra conoscenza e cultura imprenditoriale. Forse il mondo accademico, chiuso nelle proprie roccaforti del sapere, dovrebbe comunicare meglio questa necessità.

Il modello Area si è esteso a tutta la regione...

Si tratta di laboratori attrezzati con le principali tecnologie di Industria 4.0 e sono a disposizione di imprenditori, tecnici e professionisti che vogliano sperimentarne in prima persona le potenzialità: dalla zona industriale di Amaro a San Vito al Tagliamento (tecnologie digitali avanzate per l’industria manifatturiera) all’università di Udine (analisi dei dati e intelligenza artificiale). Il nostro scopo è di testare le soluzioni prima di introdurle azienda. Argo si realizza grazie a un progetto strategico sostenuto da Mur, Mise e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

Con quali obiettivi?

L’obiettivo è spingere le nostre imprese a migliorarsi la competitività e modernizzarsi. Devono poter sviluppare competenze più elevate grazie a una forma mobilità in orizzontale fra ricercatori e industria. Alla fine è anche una questione di fiducia anche sul piano della comunicazione.

Secondo l’accordo siglato in luglio fra Governo, Regione e ministero per il prossimo triennio è previsto un investimento di 10 milioni su Argo. É sufficiente la forte spinta alla digitalizzazione del governo Draghi?

Le risorse messe in campo da Pnnr sono enormi ma queste risorse vanno utilizzate in soli tre anni e non bisogna perdere tempo. Mi chiedo se le nostre imprese sono pronte ad adattarsi a un processo così rapido mobilitando competenze adeguate. L’idrogeno verde sarà realtà solo fra 10-15 anni.

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