Il business della difesa a Nord Est vale 10 miliardi
Alle spalle dei big player, Leonardo e Fincantieri, esiste poi una filiera di imprese piccole e medie specializzate nella componentistica di supporto

In una fase geopolitica sempre più instabile tanto da spingere Ursula von der Leyen ad annunciare un piano di riarmo europeo da 800 miliardi di euro, il settore della difesa è tornato prepotentemente al centro del dibattito economico e politico.
Un settore che non rappresenta solo un pilastro della sicurezza nazionale, ma anche un asset politico di rilevanza strategica che genera una doppia spinta: da un lato contribuisce al Pil attraverso investimenti e occupazione e dall’altro alimenta l’innovazione tecnologica, con importanti spillover verso settori civili. Perché con il termine difesa non si parla solo di missili e carri armati, ma anche di aerospazio, elettronica e Information Technology.
Secondo una recente analisi dell’Ufficio Studi di Mediobanca nel 2023 a livello globale le spese militari hanno toccato il record di 2.443 miliardi di dollari, pari al 2,3% del Pil mondiale, spingendo molti Stati a incrementare i propri budget per rispondere alle crescenti sfide geopolitiche.
E nel settembre scorso, intercettando le indicazioni contenute nel rapporto di Mario Draghi, per la prima volta la Commissione europea si è dotata di un Commissario per la Difesa, individuato nel lituano Andrius Kubilius, con il compito di rilanciare investimenti e competitività dell’industria. Un primo passo verso la difesa europea.
I due colossi
L’Italia è al sesto posto al mondo tra i produttori di sistemi d’arma nel periodo 2019-2023 dopo Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Germania (seguono Regno Unito, Spagna, Israele e Corea del Sud).

Nel nostro Paese il settore si distingue per una struttura industriale altamente diversificata, composta da grandi gruppi leader e un vasto ecosistema di piccole e medie imprese specializzate in settori ad alta tecnologia. Dallo studio di Mediobanca emerge che l’Italia è rappresentata nella Top 40 mondiale delle industrie della Difesa da due gruppi principali, Leonardo e Fincantieri che giocano un ruolo chiave nel panorama industriale.
Leonardo, specializzato in aviazione, sistemi elettronici e cyber-sicurezza, è il maggiore player italiano nel settore, con un fatturato di 17,7 miliardi di euro nel 2024.
Fincantieri, invece, si distingue nella cantieristica navale, con un focus su applicazioni militari e civili, e nel 2023 ha registrato ricavi di 2 miliardi di euro, posizionandosi al trentunesimo posto tra i leader globali del settore. Da sottolineare nel maggio 2024 l’accordo tra Fincantieri e Leonardo per la cessione da parte di quest’ultima della divisione “Underwater Armament Systems”, operativa nella realizzazione di siluri, sonar e sistemi di Difesa subacquei.
Il gruppo cantieristico di Trieste guidato da Pierroberto Folgiero ha individuato nelle attività subacquee una delle principali direttrici di sviluppo, con la volontà di posizionarsi come leader nell’underwater all’interno del Polo nazionale della subacquea. Insieme a Rheinmetal Leonardo ha poi dato vita a “Leonardo Rheinmetall Military Vehicles” , con l'obiettivo di formare un nuovo hub europeo per lo sviluppo e la produzione di veicoli militari da combattimento.
La filiera a Nord Est
Ma il settore non è composto solamente dai due big player. Alle loro spalle a Nord Est c’è Iveco Defence Vehicles, controllata dalla finanziaria Exor con sede ad Amsterdam, che produce veicoli leggeri e pesanti per le forze armate nei suoi stabilimenti di Bolzano e Vittorio Veneto con ricavi consolidati nel 2023 pari a 747 milioni.
Esiste poi una filiera di imprese piccole e medie specializzate nella componentistica di supporto. Mediobanca ha quindi analizzato le Top 100 imprese italiane ed emerge che il maggior numero è ubicato nel Nord Ovest (40 imprese) e Centro (33), seguiti dal Nord Est con 19 imprese. Le società del Centro (23,1 miliardi) e quelle del Nord Est (10,7 miliardi) contribuiscono però congiuntamente a oltre l’80% del fatturato complessivo, complice l’ubicazione della sede legale, rispettivamente a Trieste e Roma di Fincantieri e Leonardo.
Quest’ultima a Nord Est è presente con quasi 850 addetti: più di 500 in Veneto e circa 330 in Friuli Venezia Giulia e gli stabilimenti chiave sono quelli di Tessera, a Venezia, specializzato nei business dei velivoli e degli elicotteri, e di Ronchi dei Legionari, in provincia di Gorizia, dove vengono sviluppati principalmente velivoli senza pilota e sistemi di addestramento avanzati.
Recentemente il colosso guidato dall’Ad Roberto Cingolani ha riunito i rappresentanti dei distretti della Space Economy per il progetto “Cresciamo Insieme”, un’opportunità per l’intera catena di fornitura italiana di accedere a potenziali lavori per 1,3 miliardi di euro, con una crescita prevista fino a 1,7 miliardi entro il 2028.
Numerose le aziende del Nord Est che hanno aderito all’iniziativa grazie anche alla Rete innovativa regionale - Rir guidata da Federico Zoppas. Tra queste la Benozzi Engineering di Piombino Dese, fondata nel 1974, realtà di spicco del mercato delle lavorazioni meccaniche di alta precisione, la Fantin Lino di Marghera, officina di lavorazioni meccaniche di precisione con 60 anni di esperienza, la Irca - Zoppas Industries di Vittorio Veneto, specializzata in soluzioni intelligenti di riscaldamento elettrico con oltre 8.000 dipendenti e 15 siti produttivi nel mondo, la Mecc-Tre di Valli del Pasubio nel settore delle lavorazioni meccaniche di precisione. E infine la Isoclima di Este, leader mondiale nelle soluzioni trasparenti ad alte prestazioni. Tutte pronte a cavalcare il grande business.
Riproduzione riservata © il Nord Est