Dopo l’altolà di Intel Zaia è già al piano B: prime trattative con big asiatici

L’obiettivo è attrarre un altro mega investimento nei chip. Una pista che porta ai colossi di Taiwan e Corea del Sud

Luca Zaia sta già lavorando ad un piano B. Nonostante, ancora ieri il governatore del Veneto abbia detto di attendere comunicazioni ufficiali sull’abbandono del colosso dei chip Intel al progetto della gigafactory in Veneto, da quel che risulta, invece, starebbe andando avanti su un altro dossier.

In ambienti regionali la questione Intel è già vissuta come chiusa. Comunicazioni ufficiali o no. Colpevoli o innocenti a Roma, poco importa. Fatto sta che il governatore veneto vuole la sua mega fabbrica di chip, perché su questo punto la Regione e il Paese si giocano un pezzo fondamentale del proprio sviluppo industriale futuro. Da quel che risulta i colloqui sono già in corso. Sarebbero anche stati firmati dei primi accordi per consentire l’inizio dei negoziati.

Chi ci sia insieme alla Regione a questi tavoli di trattative non è dato saperlo al momento, difficile credere che non ci siano rappresentanti del Governo o delle istituzioni europee. I soggetti, perché non sarebbe una sola la multinazionale coinvolta, potrebbero essere asiatici. Non serve una gran fantasia per capirne le ragioni. Dei dieci principali gruppi attivi nel settore dei microprocessori, oltre a Intel, ricorrono nomi come Tsmc, Samsung, Sk Hynix e altri ancora.

In termini di produzione, d’altronde, Taiwan (detiene il 65% della quota di mercato della produzione) e Corea del Sud (17%) hanno la maggioranza assoluta delle “foundries”, le fonderie, cioè le fabbriche dove vengono materialmente prodotti i microchip. Mentre gli Stati Uniti sono leader mondiali nel design e nelle vendite.

Il progetto potrebbe essere proprio quello di costruire un ecosistema di multinazionali che intervengano a costruire una gigafactory veneta dedicata ai chip, mantenendo la stessa dimensione di investimento di quello ormai perso con l’addio di Intel. I modelli a cui ispirarsi d’altronde non mancano. A Dresda la taiwanese Tsmc sta costruendo una fabbrica di semiconduttori (investimento di 3,5 miliardi) in jv con Bosch, Infineon e Nxp. Un’operazione che rientra nell’European Chips Act, che peraltro è il contesto in cui avverrà anche l’investimento a Magdeburgo per le due fab del colosso statunitense Intel.

La sponda europea potrebbe essere cercata anche per il piano B del governatore veneta Zaia. L’Europa con il suo Chips Act vuole potenziare la competitività nelle tecnologie e applicazioni dei semiconduttori.L'obiettivo è rafforzare la leadership tecnologica europea nel settore, portando al 20% la quota di mercato nei semiconduttori, che oggi è a livelli minimi. Sul piatto la mobilitazione di oltre 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati. Con l’obiettivo di definire misure per rispondere a eventuali interruzioni future delle catene di approvvigionamento.

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