Ecco il robot a raggi ultravioletti che manda in soffitta i pesticidi
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Il robot che manda in pensione i pesticidi si chiama Icaro, l’ha inventato una startup di Colle Umberto (la Free Green Nature) ed è stato svelato per la prima volta a San Polo. Il business plan prevede la messa in commercio di una decina di prototipi nel 2021 e la “mass production” nel 2022 con trecento macchine.
Se le vendite saranno proporzionali al pubblico della presentazione, sarà un successone: ieri in centinaia hanno invaso Castello Papadopoli Giol (tutti distanziati e divisi in più stanze per evitare assembramenti), segno che l’innovazione in grado di mandare per sempre in soffitta i fitofarmaci interessa, eccome, i viticoltori della Marca.
Il costo? Top secret per il momento, ma viste le dimensioni e la tecnologia è verosimile che, almeno nelle prime fasi, sarà un prodotto destinato soprattutto ad aziende medio grandi.
La rivoluzione. C’erano assessori, presidenti di cantine, istituzioni ad assistere a quella che, se le prove sul campo confermeranno i dati delle sperimentazioni, sarà una vera rivoluzione nella viticoltura. «La macchina lavora con i raggi ultravioletti UVC ad azione germicida» ha spiegato Valter Mazzarolo, direttore ricerca e sviluppo della Free Green, «i raggi rompono le catene di dna delle cellule di funghi e batteri. Si usano già negli ospedali per sanificare gli ambienti. La radiazione a ultravioletti danneggia membrana cellulare, proteine, dna e organelli cellulari. Ci sono malattie come l’oidio che si sanno difendere rimediando ai danni subiti sul dna grazie alla luce visibile, quindi il trattamento in questo caso va effettuato di notte». Per combattere le malattie dei vigneti non servirà alcun prodotto di sintesi chimica. La stessa tecnologia si potrà applicare a frutta e verdura.
Altra novità: «La programmazione dei trattamenti da effettuare non sarà decisa da noi, che abbiamo programmato la macchina, ma dall’intelligenza artificiale» continua Mazzarolo, «il software correlato alle centraline ambientali sa riconoscere le infezioni in corso e intervenire in tempo».
Il “gemello” di Icaro. Prima obiezione sollevata dagli agricoltori: il robot è un “mostro” da 980 chili, va benissimo per la pianura, ma per le Rive e le colline del Prosecco? «Stiamo studiando un fratello di Icaro in grado di arrampicarsi ovunque su pendenze di ogni tipo» spiegano gli addetti, «si chiamerà Leonardo e consentirà l’eliminazione del cento per cento dei fitofarmaci anche in collina».
Agricoltori distanti. La tecnologia difenderà le piante da oidio, peronospora, botrite e altre fitopatologie senza eliminare gli insetti utili. Un getto d’aria a 196 chilometri orari muoverà il fogliame per allontanare gli insetti prima del trattamento vero e proprio. Tutte le sperimentazioni condotte finora hanno avuto successo, chiaramente dall’applicazione su larga scala si attendono nuove certezze e il rapporto tecnico definitivo sarà pronto soltanto tra nove mesi.
Unica precauzione: i raggi UV vanno usati con attenzione, possono danneggiare gli occhi. L’agricoltore dovrà stare lontano dalle lampade del robot, che si muoverà automaticamente e si spegnerà da solo se rileverà una presenza nel raggio di dieci metri. Il software delle macchine sarà aggiornato in tempo reale e le notizie arriveranno sullo smart watch o sul tablet degli agricoltori.
«Una rivoluzione» il commento più ricorrente ieri, «e finalmente potrebbe essere la fine di anni di polemiche sui fitofarmaci».
La storia. La lunga rincorsa verso Icaro è nata nel 1992, anno di nascita del progetto, interamente finanziato da capitali privati. Free Green Nature, di Colle Umberto, è stata fondata da due imprenditori del settore e oggi si propone di iniziare la produzione di massa di Icaro nel 2022, dopo un anno di sperimentazione con un numero limitato di macchine.
Il robot che tratta i vigneti con i raggi UV, senza ricorrere ai fitofarmaci di sintesi chimica, è in grado di muoversi autonomamente su un terreno di 10 ettari, pesa 980 chili ed è alimentato da una batteria al litio da 6,8 kilowatt abbinata a un alternatore e a un motore ibrido di ultima generazione. Ha quattro ruote sterzanti e un sistema di guida Gps, funziona benissimo in pianura e in media collina, mentre per i filari più impervi si sta studiando il “gemello” Leonardo. Il robot è in grado di preservare i vigneti dalle malattie fungine come oidio, botrite, peronospora.
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