«Intelligenza artificiale, sfida a Nord Est. Ma mancano conoscenze e tecnologie»
L’analisi del manager Marco Landi che è stato ai vertici di Apple come direttore generale negli anni 90 e presidente di Apple World
«L'intelligenza artificiale consentirà più efficienza, flessibilità, velocità e verranno eliminati i lavori ripetitivi e pericolosi, che possono essere realizzati da una macchina. A Nord Est trovo imprenditori che intendono sfruttarla, ma mancano ancora conoscenze adeguate e tecnologie». Il manager toscano Marco Landi è stato ai vertici di Apple come direttore generale negli anni 90 e presidente di Apple World. Dopo numerosi incarichi, tra cui Texas Instruments e Telecom Italia, è fondatore e presidente di Questit, azienda specializzata nello sviluppo di tecnologie proprietarie di Intelligenza Artificiale.
Presidente Landi, come impatterà l'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro?
«L'impatto non sarà solo industriale ed economico, ma sociale. E aumenterà nei prossimi 5-10 anni, con conseguenze che potrebbero essere drammatiche se non saremo preparati. Tutte le rivoluzioni tecnologie nella storia hanno creato trasformazioni, bisogna essere preparati alle conseguenze, quelle dell'intelligenza artificiale saranno massive e in continua evoluzione».
Come affrontare questo cambiamento che avrà un impatto radicale?
«Serve un nuovo contratto sociale da sottoscrivere tra istituzioni, scienza e chi crea intelligenza artificiale. Siamo indietro, ma niente è perduto, bisogna anche formare i nostri giovani».
Quali lavori saranno a rischio?
«Tutti i lavori ripetitivi, che oggi vengono fatti in maniera noiosa, saranno sostituiti o cambieranno. Dal lavoro in banca a quello dei servizi, oppure quelli più pericolosi e a rischio. Cambierà inoltre il mondo della medicina con un assistente potentissimo sempre sotto la supervisione umana. L'intelligenza artificiale creerà nuovi posti di lavoro che saranno di più alto livello, meglio pagati e più salubri e sicuri. Le acciaierie ne sono un esempio, chi ha implementato queste tecnologie oggi lavora con più efficienza».
Le aziende del Nord Est sono pronte ad accogliere la sfida dell'intelligenza artificiale?
«Durante numerose conferenze a Nord Est ho incontrato molti imprenditori, che si vogliono lanciare nell'intelligenza artificiale, ne capiscono le peculiarità e gli sviluppi, ma non hanno le conoscenze interne e le tecnologie per affrontare questa rivoluzione. Per questo ho creato una società che si chiama Progetto PedagogIA per aiutare le imprese a trasformare i processi e formare le persone. L'intelligenza artificiale sforna tecnologia a velocità impressionante e c'è un ancora un grosso gap con la sua fruizione».
Ci sono Paesi europei cui possiamo guardare come esempio?
«La Francia grazie a Macron è riuscita a sviluppare molte start-up, le supporta, ha fatto grossi investimenti nei centri di ricerca delle Università, e ha un sistema di finanziamento che permette alle realtà piccole di crescere. E anche la risposta dei cittadini francesi verso l'intelligenza artificiale è più consapevole».
Mentre era alla Apple si cominciava a teorizzare l'intelligenza artificiale?
«Negli anni 90 a Cupertino non se ne parlava ancora, stranamente. E anche oggi la società mi sembra molto lenta ad entrare nel settore. L'ultimo iPhone presentato si connette a ChatGpt, tecnologia peraltro non sviluppata da loro, anche se credo faranno qualcosa in futuro. Negli anni 80, quando ero alla Texas Instruments, si cominciava invece a parlarne».
Quali insegnamenti di Steve Jobs sono oggi ancora validi?
«Apple vive ancora oggi grazie alle sue grandi intuizioni. Quali grandi cose potrebbe fare oggi la Apple se Jobs fosse ancora tra noi e potesse utilizzare l'intelligenza artificiale? Questo è un nostro grande rammarico. Di lui mi porto un grande insegnamento: essere curiosi ed aperti, non chiudersi in se stessi, ma domandarsi sempre del perché delle cose. La curiosità è alla base dell'innovazione. E della vita di tutti noi».
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