Le startup hi-tech italiane accelerano in Israele
Hanno sede nel Nordest sei delle 33 startup innovative italiane in lizza per partecipare alla terza edizione del programma Accelerate in Israel realizzato dall’Ambasciata d’Italia a Tel Aviv e Agenzia ICE

Continua a crescere il numero di startup innovative. Sono oltre 14mila in Italia secondo l’analisi aggiornata al terzo trimestre 2021 realizzata dal Mise con Unioncamere, Infocamere e Mediocredito Centrale. Precisamente 14.032 iscritte all’apposito Registro, 540 in più rispetto al secondo trimestre (+3,3%), il 3,6% di tutte le società di capitali di recente costituzione. Ben tre quarti (75,2%) operano nel campo dei servizi digitali alle imprese, mentre le startup innovative in ambito manifatturiero sono il 16,4%. Quelle a prevalenza giovanile (under 35) sono 2600 (18,5%).
Il Veneto è la quarta regione italiana per numero (1112, 7,9% del totale) dopo Lombardia, Lazio e Campania. Il Trentino Alto Adige ha il primato nazionale per la maggior densità, visto che rappresentano circa il 5,9% di tutte le società costituite negli ultimi cinque anni.
Le startup innovative del Nordest e Israele
Quando si parla di startup tecnologiche e di sistemi economici fortemente vocati all’innovazione, un Paese che merita molta attenzione è Israele. Un’eccellenza mondiale da cui prendere spunto e dove trovare opportunità di formazione, collaborazioni internazionali, finanza specializzata in hi-tech. Così, hanno sede nel Nordest sei delle 33 startup innovative italiane in lizza per partecipare alla terza edizione del programma Accelerate in Israel realizzato dall’Ambasciata d’Italia a Tel Aviv e Agenzia ICE, in collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center, Camera di Commercio Israele-Italia e acceleratori israeliani. Tutte iscritte al Registro Mise, si sono candidate con il Bando chiuso a ottobre 2021 per accedere al finanziamento della mobilità delle startup sulla base dell’Accordo di Cooperazione tra Italia e Israele nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico. Quattro sono del Veneto, una del Friuli Venezia Giulia e una del Trentino Alto Adige, operanti in ambito tecnologie medicali, ict, mobilità, trasporti e città intelligenti, manifattura, robotica e automazione.
Accelerate in Israel
Pandemia permettendo, partirà il 22 gennaio 2022 l’esperienza di dieci settimane in Israele, a cui parteciperanno anche le startup selezionate per la seconda edizione che era stata rinviata causa restrizioni Covid. In tutto, tra seconda e terza edizione le aziende italiane candidate sono 55, soprattutto dei settori Ict, smart mobility e health tech. Da questa rosa nelle prossime settimane ne saranno selezionate circa una decina che partiranno per Tel Aviv, beneficiando ciascuna di un contributo a fondo perduto di 12mila euro per i costi dei servizi dell’acceleratore che le ospiterà e le spese di soggiorno. Il programma Accelerate in Israel mira a promuovere lo sviluppo internazionale di startup innovative italiane. Con l’obiettivo di aiutarle nei processi di crescita e raccolta di capitali, avviare collaborazioni con grandi acceleratori di startup, opportunità di networking e contatti con fondi di investimento esteri specializzati molto attivi in Israele. E fruire di formazione in materia di promozione di progetti e fundraising in ambito internazionale. Un’immersione un contesto hi-tech molto dinamico, tra i più avanzati al mondo in termini di cultura dell'innovazione.

«L’ecosistema israeliano si caratterizza e trae forza dal global thinking e dall’interazione tra tutti gli attori che ne fanno parte», spiega Fabrizio Camastra, direttore dell’ufficio di Tel Aviv di ICE, l’agenzia governativa per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane che ha inserito Israele tra i dieci paesi focus, scelti per il grado di maturità del locale ecosistema, delle iniziative annuali del Global Start Up Program. «L’obiettivo di Accelerate in Israel è offrire ai nostri giovani imprenditori e a strutturate startup italiane, consapevoli delle improcrastinabili sfide ambientali internazionali in atto, di immergersi per dieci settimane in uno dei sistemi innovativi migliori al mondo, favorendo lo scale-up delle imprese più meritevoli nel mercato globale. Ciò sarà reso possibile dalla rete di partnership degli acceleratori israeliani che ospiteranno le startup italiane, fatta di venture capital, multinazionali, centri di ricerca e sviluppo, accademie, istituzioni e startup locali».
I requisiti di accesso
Specifica Camastra: «Con la terza annualità abbiamo posto l’asticella ancora più in alto, introducendo tre ulteriori elementi rispetto alla già rigorosa procedura di selezione degli anni scorsi: grado di maturità delle start-up, con requisito obbligatorio l’aver concluso un primo round d’investimento; età del partecipante, che deve comunque essere un fondatore o ricoprire posizioni apicali nella società, preferibilmente non superiore ai 35 anni; preferenza a progetti di economia circolare».
Il criterio della sostenibilità e dell’economia circolare è sottolineato da Intesa Sanpaolo Innovation Center, che contribuisce alla selezione delle startup e alla due diligence di valutazione dei requisiti richiesti dal programma Accelerate in Israel. «Abbiamo introdotto criteri molto cari al nostro Gruppo, prediligendo aziende che hanno anche una forte attenzione all'impatto ambientale, al re-design dei processi produttivi, e in generale ai temi legati alle istanze Esg (environmental, social, governance)», dichiara Vincenzo Antonetti, head of network development di Intesa Sanpaolo Innovation Center, società specializzata in innovazione tecnologica cross-settoriale a supporto delle startup ad alto potenziale e per la trasformazione delle imprese secondo i criteri dell’open innovation.
L’esperienza
«Abbiamo iniziato a lavorare con Israele nel 2015, dove Intesa Sanpaolo è tra i partner fondatori di uno dei più importanti incubatori fintech, The Floor, assieme ad altri tre gruppi bancari internazionali: Santander, Royal Bank of Scotland e Hsbc. Anche se Intesa Sanpaolo Innovation Center non si occupa di innovazione in campo fintech, che è seguita direttamente dalla Divisione Digital IT del Gruppo, bensì di tutti gli altri campi di applicazione per startup, imprese e corporate di diversi settori», precisa Antonetti. Che spiega come il programma Accelerate in Israel dia alle startup innovative italiane la possibilità di sfruttare la maturità di Israele in questo ambito. «È un’esperienza che aiuta nei processi di crescita e di raccolta di capitali, per avviare collaborazioni con grandi acceleratori locali, per creare una cultura dell'innovazione che in Italia deve ancora crescere. L'opportunità di respirare per dieci settimane l'ecosistema hi-tech israeliano, per crescere dal punto di visto del networking, fare formazione in materia di accesso al mercato, imparando per esempio a preparare i pitch nei confronti degli investitori».
Formazione in Israele anche per studenti italiani
Sottolinea la straordinarietà del contesto hi-tech israeliano anche Carlo Benigni, presidente dell’Unione Associazioni Italia-Israele, esperto di relazioni economiche, politiche e culturali tra i due Paesi: «In Israele vi sono startup di eccellenza, con programmi di ampio respiro. Non a caso, dopo gli Stati Uniti, è Israele il Paese con la più alta densità di startup in rapporto alla popolazione e con forte redditività. E la cooperazione scientifica tra l'Italia e lo Stato ebraico è in crescente evoluzione». A tal proposito Benigni segnala un’altra iniziativa in materia di formazione: «Il Ministero degli Affari Esteri israeliano mette a bando otto borse di studio per studenti italiani che vogliano approfondire il loro percorso attraverso un periodo di studi in un'istituzione accademica israeliana. Il termine entro il quale presentare la domanda è il 30 dicembre. Per saperne di più: https://embassies.gov.il/rome/NewsAndEvents/Pages/Borse-di-Studio-per-Israele,-anno-accademico-2022--2023.aspx».
Il caso dell’hi-tech israeliano
A poche ore di volo dall’Italia si trova la più importante Silicon Valley nell'area mediterranea, e tra le principali al mondo. Silicon Wadi (Silicon Valley in ebraico) è infatti l’area costiera di Israele, di cui Tel Aviv è il cuore, con un’elevatissima concentrazione di aziende tecnologiche. E ulteriori insediamenti hi-tech si stanno sviluppando in altre zone. Si calcola che il Paese abbia il più alto numero pro-capite di startup e di produzione di brevetti al mondo, con anche in ambito finanziario una fortissima concentrazione di veicoli di venture capital e private equity e di fondi istituzionali per l'innovazione.
Israele è quindi un caso mondiale, con startup tecnologiche all’avanguardia in vari settori: fintech, agritech, foodtech, cyber security, a IoT, smart manufacturing, industry 4.0, green energy. E pure nell’automotive, soprattutto in ambito tecnologie green, come dimostrato dal fatto che quasi tutti i grandi gruppi mondali dell’auto, compreso Fca-Stellantis, e anche parecchi produttori di componentistica, hanno avviato in Israele centri di ricerca e sviluppo o programmi di collaborazione con startup innovative del Paese, spesso finanziati dall’importante agenzia governativa IIA-Israel Innovation Authority.
Tra i settori in cui Israele è molto appetibile per le startup italiane ci sono sicuramente il biotech e il medtech, con la possibilità di attivare collaborazioni con centri di ricerca locali per obiettivi di sviluppo tecnologico. E con l’opportunità di trovare anche adeguato supporto finanziario, perché in Israele operano fondi di investimento ultra specializzati in aziende farmaceutiche e di tecnologie medicali. Però, spiega Antonetti, «bisogna pensare un po’ in grande, per round di investimento almeno dai 5 ai 10 milioni di euro. Quindi occorre avere una propensione all'ingresso di grandi capitali e puntare a progetti internazionali che giustificano interventi di questa portata».
L’eccellenza israeliana in materia di innovazione esercita indubbiamente una grande attrazione per investitori nazionali e internazionali. Nella prima metà del 2021 le aziende hi-tech israeliane hanno raccolto la cifra record di 11,9 miliardi di dollari di capitali. E hanno contribuito in maniera determinante a far raggiungere al Paese il nuovo record di investimenti diretti esteri, 10 miliardi di dollari da gennaio a ottobre 2021, con 28 nuovi unicorni e 20 quotazioni a Wall Street di società israeliane. Secondo Reuters con le recenti performance lo stock di investimenti esteri complessivi nel settore hi-tech israeliano raggiungerà quest’anno i 30 miliardi di dollari. Un fenomeno che, tra l’altro, è tra le principali ragioni del progressivo rafforzamento della valuta israeliana, lo shekel, che ha raggiunto quest’autunno il massimo storico in 25 anni sul dollaro e in 20 anni sull’euro.
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