Leonardo alla sfida da 8,8 miliardi per sostituire i caccia Eurofighter

L’alleanza con inglesi e giapponesi è da inquadrare ​​​nel ritorno del focus sulle spese militari

Luigi Dell'Olio
Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo
Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo

Superate le resistenze emerse nei mesi scorsi in capo al governo laburista, Gran Bretagna, Italia e Giappone hanno siglato una joint-venture paritaria nel settore della difesa, finalizzata allo sviluppo, alla progettazione e alla costruzione di un super caccia di nuova generazione, che entrerà in servizio nel 2035 in sostituzione degli Eurofighter.

Si è vociferato della possibilità di imbarcare anche i sauditi, che si sono mostrati molto interessati a entrare nella coalizione, ma probabilmente si tratterà di una presenza finanziaria e non industriale.

Un’intesa che va inquadrata nel ritorno del focus sulle spese militari, avviato con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e alla luce dell’irrigidirsi delle posizioni tra superpotenza. L’Italia punta molto su questo progetto, tanto che il ministro della Difesa Guido Crosetto ne ha parlato come di «una pietra miliare nello sviluppo di tecnologie avanzate». La partnership, ha chiarito, «garantirà anche un significativo impulso all’industria aerospaziale italiana, generando innovazione e opportunità per le future generazioni».

La sede sarà in Gran Bretagna e il suo primo amministratore delegato sarà italiano, con il ceo di Leonardo, Roberto Cingolani, che punta a coinvolgere tutta la catena del valore collegata alla costruzione di velivoli (a cominciare da Torino Caselle, l’attuale “motore” della produzione dell’Eurofighter).

L'annuncio rappresenta un passo avanti rispetto all'accordo iniziale del 2022 per lo sviluppo di un jet da combattimento comune, denominato Global Combat Air Programme (Gcap), e mira a dare vita a un successore del jet Eurofighter, la cui uscita dal servizio è prevista per il 2040, e del caccia F-2 giapponese. Per la fase di progettazione e sviluppo l'impegno economico per l'Italia sarà di circa 8,8 miliardi di euro.

«La sfida è enorme. Non solo il caccia di sesta generazione in sé, che è una grande sfida tecnologica, ma anche il fatto che dobbiamo sviluppare nuovi droni e nuovi accessori che sfruttino un'intelligenza di sciame che non è mai stata sviluppata in passato», ha sottolineato Cingolani. «Questo tipo di sfida tecnologica è paragonabile solo alla più avanzata tecnologia spaziale».

I caccia di sesta generazione dovranno sostituire gli Eurofighter sviluppati dall'Italia e da Leonardo nel consorzio che comprende anche Regno Unito, Germania e Spagna. Il programma Gcap ha già coinvolto 450 enti della catena nazionale di fornitura con un volume di lavoro erogato di quasi 200 milioni di euro per la ricerca e sviluppo e a oggi vede impegnate 3 mila persone in Italia e 9 mila dei tre Paesi coinvolti. 

 

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