Migraweb, una piattaforma informatica per facilitare la gestione dei richiedenti asilo
PADOVA. Nel corso dell’evento Digitalmeet “La smart land digitale per la gestione dell’integrazione e inclusione sociale”, sono stati affrontati i temi dell’inclusione e del sociale legati al digitale e della piattaforma informatica, sviluppata dall’esperienza pratica delle prefetture e delle cooperative sociali di Padova e Vicenza, per facilitare la gestione e i servizi ai richiedenti asilo e il loro inserimento dopo l’accoglienza.
Il digitale e la rete sono davvero democratici? Tradotto in pratica: come può diventare strumento di inclusione sociale, evitando il rischio opposto che, in parallelo all’espansione della digitalizzazione, concreti fattori critici come l’accesso alle connessioni, agli strumenti informatici e alla cultura minima necessaria ad usarli diventino una barriera che esclude i cittadini più fragili?
DIGITALmeet ha affrontato il tema con un taglio molto pratico. A partire dalle esperienze delle prefetture venete e della cooperativa sociale Gea, nello sviluppare la piattaforma Migraweb, l’applicativo informatico uscito dal progetto partito sulle esigenze delle prefetture di Padova e Vicenza di mettere in rete le informazioni delle amministrazioni pubbliche coinvolte nella gestione dei richiedenti asilo, per rendere più efficiente i servizi da offrire.
“Nel caso dei richiedenti asilo il rischio è di trasformare persone in utenti o numeri - ha sostenuto Alice Bruni, della cooperativa sociale Gea di Padova -. Per le prefetture di Padova e Vicenza invece il digitale è diventato parte integrante dell’intervento sociale e le due amministrazioni si sono prestate ad una sperimentazione che ha prodotto una soluzione concreta”.
Caso concreto che produce indicazioni anche generali: “Le cooperative sociali hanno un rapporto di amore-odio con il digitale. Lo vedono come uno strumento distante, di cui si fatica a capire i benefici pratici e dove il timore di fondo resta di vedere i cittadini trasformati in semplici utenti – ha aggiunto Bruni -. Se il digitale dev’essere democratico, serve avere una visione capace di guidarlo in questa direzione; e bisogna spendersi in prima persona”.
Prospettiva da tener presente anche nell’accesso ai fondi Ue sui progetti di digitalizzazione: “La concessione dei finanziamenti si misurerà nei prossimi sette anni non solo sulle capacità digitali e sull’accesso alla rete, ma molto di più sugli effetti concreti per i cittadini. Il concetto è quello delle Smart Communities, l’impatto che il digitale potrà avere su sostenibilità ambientale, inclusione sociale e culturale”.
Concetti ribaditi dal prefetto di Padova, Renato Franceschelli: “Migraweb ha il vantaggio di tenere insieme tutti gli aspetti che portano il migrante verso l’integrazione. E i fondi europei sono un importante strumento per aiutare quei progetti capaci di lasciare un’innovazione concreta nelle amministrazioni pubbliche a beneficio di chi deve gestire certi problemi. Nel caso di Migraweb è successo. E il vantaggio pratico ottenuto diventa un precedente capace di produrre innovazione continua, perché permette di chiedere ai dipendenti il sacrificio di sviluppare ulteriori progetti di miglioramento, sapendo che ne deriveranno benefici concreti”.
Il prefetto Franceschelli ha messo in guardia anche dai rischi di esclusione sociale che i servizi in rete possono produrre: “Da molti anni sono stati sviluppate piattaforme informatiche ad esempio per le regolarizzazioni. E oggi la richiesta di cittadinanza può esser avanzata solo per via informatica. Ma questo rischia di escludere chi si trovi nella difficoltà oggettiva o culturale di poter accedere al servizio attraverso una tastiera o un computer. O spinga alla necessità di doversi affidare a strutture di mediazione che a volte non operano in forme corrette”.
All’incontro hanno partecipato anche Cristina Piva, assessore del Comune di Padova, Gianni Potti, founder DIGITALmeet, Dimitris Argiropoulos dell’Università di Parma, Emanuele Alecci, presidente CSV.
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