Nucleare: «Il primo mini reattore Newcleo operativo in Francia nel 2031»

Stefano Buono, fondatore dell’azienda torinese. «Forniremo energia al costo di 60 euro al megawatt/ora, a metà di quello attuale, con un prezzo stabile»

Maurizio Cescon
Il sito di Brasimone, in Emilia, dove Newcleo ed Enea stanno costruendo un reattore sperimentale, alimentato con energia elettrica
Il sito di Brasimone, in Emilia, dove Newcleo ed Enea stanno costruendo un reattore sperimentale, alimentato con energia elettrica

L’energia che costa la metà rispetto a oggi. Una disponibilità di materia prima per centinaia di anni senza dipendere dalle forniture di Paesi extraeuropei. L’obiettivo della decarbonizzazione più facile da raggiungere. Il manager Stefano Buono è fondatore e ceo di Newcleo, azienda con base a Torino che ha l’ambizione di innovare l’industria nucleare. Come? Con la realizzazione di piccoli reattori da mettere a disposizione di imprese energivore, consorzi, distretti industriali e comunità. Una storia, quella di Newcleo, che ha visto le origini nel 2021, ma che in realtà affonda le radici negli anni Novanta.

Dottor Buono, da che idea, da che visione, nasce Newcleo?

«Già 30 anni fa stavo lavorando sul progetto del nucleare pulito. Eravamo vicini a realizzare un prototipo del reattore, ma allora non c’erano condizioni economiche e politiche per farlo. In seguito ho preparato un po’ la strategia per operare e quattro anni fa abbiamo fondato Newcleo. I tempi sono maturati con il bisogno di decarbonizzazione, del contenimento dei prezzi dell’energia e con la necessità di indipendenza energetica».

Quante persone lavorano oggi nell’azienda che lei dirige?

«Ci sono più di 1.100 addetti, assumiamo un professionista al giorno. I due Paesi principali sono Italia e Francia, poi Inghilterra, Svizzera e Slovacchia».

Quali sono i profili professionali indispensabili per le vostre ricerche e applicazioni?

«C’è una grande percentuale di ingegneri, il 70% è fatto di profili tecnici, ma ci sono anche degli informatici, che lavorano in tre fabbriche. Il centro ricerca del Brasimone, vicino Bologna, occupa 40 persone di Newcleo».

Cosa state esattamente facendo adesso? Su che progetti siete impegnati?

«Innanzitutto ricerca per il futuro, per alimentare la nostra filiera. Nel dettaglio lavoriamo sulla progettazione della licenza per il reattore in Francia e su una fabbrica di combustibile, sempre Oltralpe, che avrà la dimensione adatta per lanciare la flotta di mini reattori. Pensiamo che potremo arrivare a realizzarne una sessantina, entro 20-25 anni».

Dove e quando vedrà la luce il primo reattore a marchio Newcleo?

«In Francia, nella zona di Chinon, nella regione del Centro-Valle della Loira, nel 2031. Nel centro di Brasimone faremo nel 2026 un reattore elettrico, non scaldato da reazione nucleare».

A che tipo di aziende potrebbe fare più comodo l’energia nucleare a basso costo?

«Potremo essere al servizio di tutta la filiera energivora, ovvero chimica, vetro, ceramica, acciaio e siderurgia. Oltre all’energia che costerà al massimo 60 euro a megawatt/ora e avrà un prezzo stabile, nello stesso momento potremo fornire calore industriale».

Quali collaborazioni avete in Italia e nel Nord Est?

«Con Danieli studieremo la possibilità di dare elettricità e calore alla produzione di acciaio, con Fincantieri sviluppiamo un motore a propulsione nucleare per il trasporto mercantile, soprattutto per le portacontainer, di cui oggi c’è una forte domanda. Con Saipem siamo nella fase di design industriale per un reattore su una piattaforma galleggiante e con Maire sviluppiamo un impianto nucleare che produrrà ammoniaca».

In che tempi ipotizza la realizzazione di un primo vostro mini reattore nucleare in Italia?

«Siamo all’inizio della riflessione, dovremo prima avere il via libera politico e legislativo, con la richiesta alle autorità italiane. Se tutto andrà bene, ottimisticamente parlando, potremmo pensare al 2033».

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