Rete Tim in vendita, Cariparo investe nel fondo di F2i con altre fondazioni

Stanziati 15 milioni nell’operazione coordinata dal Mef

Muraro: «Un investimento che promette un buon ritorno»

«Abbiamo accolto con interesse il piano che si configura come un’operazione di sistema, ma è anche caratterizzato da un piano industriale credibile, che promette un buon ritorno dell’investimento». Così Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Cariparo a commento dell’adesione dell’ente all’investimento promosso dal fondo Rete Digitale di F2i per l’acquisto della rete Tim.

Cariparo ha deliberato un investimento da 15 milioni, la stessa cifra messa sul piatto da Fondazione Crt. Più consistente l’impegno dei big nazionali Cariplo e Compagnia di San Paolo, con 35 milioni a testa. Hanno espresso disponibilità a investire anche la Fondazione del Banco di Sardegna e CariLucca. Interpellata al riguardo, Cariverona fa sapere di non essere interessata.

Altre fondazioni potrebbero intervenire più avanti. Lo hanno invece già fatto diverse casse previdenziali, con Enpam, Cassa Forense e Cassa dei geometri che hanno deliberato l’adesione (per un impegno complessivo che sfiora i 400 milioni) e altre potrebbero seguire.

L’operazione è coordinata dal ministero dell’Economia, intenzionato a creare un nocciolo duro di azionisti italiani, che si affiancheranno al colosso del private equity Kkr e al fondo sovrano Abu Dhabi Investment Authority. Il Mef si è impegnato a rilevare fino al 20% della futura società della rete Tim. La società di gestione di fondi infrastrutturale F2i - che ha come soci Cdp Equity, Unicredit, Intesa Sanpaolo e le principali fondazioni bancarie e casse previdenziali - sarà anch’essa della partita.

Per questo fine ha dato vita al fondo Rete Digitale, che metterà sul piatto all’incirca un miliardo di euro per rilevare il 10% di Netco (ma potrebbe salire fino al 15%), la società nella quale confluirà la rete fissa di Tim. Inizialmente si era vociferato di un impegno delle principali fondazioni di origine bancaria fino a 100 milioni di euro l’una, ma poi non è stato necessario alla luce della facilità con la quale sono stati trovati altri investitori, ai quali dovrebbero affiancarsi altri due fondi della scuderia F2i: il IV Ania e il V, focalizzato sulle infrastrutture sostenibili, che ha da poco concluso la raccolta.

«Siamo consapevoli del nostro ruolo a sostegno del Paese, ma ogni decisione è presa in autonomia e guardando anche al ritorno atteso dall’investimento», dice Muraro a proposito della fondazione di Padova e Rovigo. «Avere una rete dominante per le telecomunicazioni è una prospettiva importante per recuperare competitività, come dimostra il settore dei trasporti ferroviari, caratterizzato da una infrastruttura comune, con i servizi che poi sono in concorrenza tra loro. Favorire lo sviluppo delle connessioni significa dare una spinta decisiva per la crescita dell’economia italiana, con tutto ciò che ne deriva in termini positivi sui territori», aggiunge.

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