Tele e affreschi: il patrimonio nascosto delle Fondazioni bancarie

Non esiste un censimento delle opere nei forzieri degli enti e, a parte i prestiti alle mostre, non è affatto semplice ammirare questi tesori

Ricche, sempre più ricche, banche e fondazioni, di opere d’arte. Centinaia di quadri e sculture per miliardi di euro. Al 31 dicembre 2014 il patrimonio delle fondazioni bancarie italiane, secondo i dati Acri, era di 48,6 miliardi, di cui oltre il 14 per cento nel Nordest. Un patrimonio artistico e culturale che, tuttavia, non è censito e resta per la maggior parte “sepolto” nei caveaux di banche e fondazioni, fruibile solo su richiesta o raramente messo a disposizione per mostre ed esposizioni. Spesso inutile, poi, chiedere ai diretti interessati il valore delle opere: nessuna banca o fondazione diffonde volentieri i dati relativi alle opere d’arte possedute, che raramente compaiono anche nei bilanci. E capita anche che una fondazione importante come Fondazione Caroverona neppure dia conto del proprio patrimonio, dando l’idea che neanche ne conosca bene la consistenza.
Per meglio gestire e coordinare gli interventi, comunque, nel 2013 è nata la Consulta delle fondazioni del Triveneto, che registra un patrimonio netto delle dieci fondazioni locali di circa 7,8 miliardi. Ma sulle fondazioni pendono ora alcune spade di Damocle, prima fra tutte il raddoppio delle tasse sulle rendite finanziarie, passate dal 12,5 al 20%: una “mina” che per il futuro comporterà fra l’altro una minore possibilità degli enti di investire in opere d’arte.


La mina delle tasse
Ad esempio per la sola Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ciò ha portato alla “limatura” delle erogazioni al territorio da 45 milioni distribuiti ai 35 milioni previsti. Per quanto riguarda la Crup, l’ultimo piano triennale prevede di destinare al territorio una media di 7,5 milioni all’anno, con quote sempre minori per acquisizioni di opere d’arte. Guarda con preoccupazione all’annunciata "stangata" anche la Fondazione Cassamarca di Treviso, che nel documento programmatico per l’esercizio 2015 ha fatto esplicito riferimento al probabile «sensibile innalzamento» della tassazione dei dividendi e ha preannunciato una modifica dello stesso documento di bilancio qualora questo aumento delle tasse si dovesse concretamente verificare.
Mille opere a Padova e Rovigo
Per quanto riguarda i patrimoni di opere d’arte, la Fondazione Cariparo possiede una collezione di oltre mille opere di proprietà. «Si tratta – precisa il presidente Antonio Finotti – di dipinti, stampe, incisioni, disegni, sculture e arredi di pregio appartenenti a un’epoca compresa tra la seconda metà del XV secolo e la seconda metà del Novecento. La collezione comprende anche reperti archeologici risalenti all’Alto Medioevo per un valore di circa 9 milioni di euro». Fra le opere d’arte ci sono Tintoretto, Da Ponte, de Pisis, De Chirico, Guttuso, Tullio Utrillo e Chagall.


Capolavori della raccolta
Le opere vengono date in prestito a musei ed enti pubblici nel caso siano richieste per essere esposte in mostra. «Il prossimo 27 febbraio – precisa Finotti – inaugureremo una duplice mostra dal titolo “Al primo Sguardo” a Palazzo Roverella e a Palazzo Roncale a Rovigo che svelerà al pubblico 200 capolavori della nostra raccolta di pittura e scultura, con pezzi inediti recentemente ricevuti in donazione». Perché, presidente Finotti, una fondazione investe in cultura? «Perché rientra nella mission di un ente non profit come il nostro, ossia promuovere la qualità della vita e lo sviluppo sostenibile delle comunità di Padova e Rovigo». Le ricadute? «Occupazionali, anzitutto – precisa Finotti – perché sia i bandi per le imprese giovanili, sia le mostre, sia gli interventi di restauro creano opportunità di lavoro. Le mostre, inoltre, determinano un significativo indotto economico sul territorio che le ospita: basti pensare ai benefici per gli esercizi commerciali e a quelli per il turismo».


Il Crocifisso di Cividale
Una fra le più attive fondazioni nel settore della cultura è Cassamarca, presidente Dino De Poli. «La Fondazione Cassamarca – dice il presidente – dispone di un patrimonio di oltre 3 mila opere d’arte di vario genere, che vanno dai quadri alle sculture, litografie, stampe, oggetti d’arte asiatica. Il valore a bilancio attuale è di circa 4,2 milioni. In cassaforte ci sono, fra gli altri, Ciardi, Campigli, Carrà, Felice e Francesco Casorati, Fazzini, Fontana, Guttuso e molti altri».
In Friuli Venezia Giulia una delle banche più attive e presenti sul territorio è la Banca Popolare di Cividale, nata 130 anni fa. «La banca ha una sua collezione di quadri – precisa il presidente Michela Del Piero – in gran parte di provenienza da artisti friulani. Recentemente, ha acquistato il crocefisso ligneo più antico d’Italia, il Crocifisso di Cividale, scongiurando una sua vendita fuori dai confini regionali o nazionali». E per vederlo? Chiedere e sperare di ottenere un permesso speciale.
Sono poi oltre 400 le opere d’arte di Caritrieste, per un valore di oltre un milione e mezzo di euro. Per la fondazione triestina, dice il presidente Massimo Paniccia, «non c’è un budget predefinito annuale per acquisti di opere d’arte e gli acquisti vengono valutati di volta in volta dal cda».


Cogliere le occasioni
Nel 2015 è stato acquistato un olio su tela di Vito Timmel, “Nubi sulla città”. «Per il 2016 – aggiunge il presidente – verranno valutati eventuali acquisti in base alle occasioni che si presenteranno». Perché questi investimenti? «Essere presenti nel settore dell’arte e della cultura in genere – risponde il presidente – significa promuovere e valorizzare le potenzialità sia in termini di patrimonio culturale sia di iniziative del territorio di riferimento».
Dalle fondazioni a una banca, Veneto Banca. L’istituto di credito veneto crede nella cultura con acquisizioni di opere d’arte di cui tuttavia non è stato possibile conoscere il valore, ma solo i nomi degli artisti, da Antonio Canova, a Arturo Martini, Gino Rossi, Luigi Serena, Guglielmo Ciardi e altri. «Le opere non sono esposte in modo permanente – precisano alle Relazioni esterne della banca – ma prestate ed esposte su richiesta per mostre temporanee. Negli ultimi anni la banca non ha investito nell’acquisto di opere d’arte».
Dal canto suo FriulAdria Crédit Agricole è in prima fila sul fronte cultura. Dice Fabrizio Prevarin, responsabile dell’ufficio comunicazione dell’istituto: «La banca dispone di una collezione privata composta da oltre 2 mila opere d’arte, in particolare quadri di autori friulani e veneti vissuti tra Ottocento e Novecento di cui è difficile, tuttavia, fare una stima esatta». Ci sono tele di De Sacchis detto il Pordenone Cargnel, Nane Zavagno, Giuseppe Zigaina e molti altri. Nell’ultimo periodo la banca ha privilegiato altre iniziative e l’acquisto di opere d’arte è stato limitato a tutto favore di alcuni fra i principali eventi culturali regionali, da Pordenonelegge a Dedica, dalle Giornate del Cinema Muto al festival èStoria di Gorizia, dal Premio Luchetta di Trieste al Festival Biblico di Vicenza.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © il Nord Est