Terziario, quattromila posti persi in sei mesi in provincia di Treviso

Il report di ebicomlab-confcommercio: oltre 300 negozi chiusi dopo la pandemia. Resistono solo i grandi centri commerciali, male il turismo. Aumentano gli imprenditori over 70 a scapito degli under 3
zago agenzia foto film treviso sede confcommercio via venier
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TREVISO. Quattromila posti di lavoro persi in sei mesi, soltanto nella provincia di Treviso e soltanto nel settore terziario (commercio, servizi, turismo). È il conto dell’emergenza Covid fino ad oggi secondo il report di EbiComLab e Unascom-Confcommercio, una fotografia del settore dalla quale emerge anche una mancanza assoluta di ricambio generazionale, con la crescita costante degli imprenditori over 50 e il calo degli under 30 (e qui il Covid non c’entra: la tendenza era già ben assestata a fine 2019).

I numeri

Il dato che preoccupa è quello relativo al mercato del lavoro: dal primo gennaio al 30 giugno di quest’anno, nel terziario, i posti di lavoro con contratto da dipendente nella Marca registrano un saldo negativo di 3.950 unità. Male il turismo (persi 595 posti), malissimo i servizi (meno 3.395), regge il commercio (+35). Nello stesso periodo di tempo, il numero complessivo delle unità locali del terziario è calato di 197, trainato dal crollo del commercio (meno 303) e del turismo (meno 18), mentre i servizi crescono di 124 unità locali.

Meno aziende e più dipendenti nel commercio, più aziende e meno dipendenti nei servizi: un paradosso? No, secondo la spiegazione di Alessia Bernardi, ricercatrice di EbicomLab: «Nel commercio assistiamo a una razionalizzazione della rete distributiva, dove sopravvive chi è molto strutturato. In sintesi: i piccoli chiudono, i grossi ipermercati resistono e continuano ad assumere. Nei servizi, invece, le sedi e le filiali tendenzialmente aumentano sempre, ma calano i dipendenti a causa della riduzione del lavoro flessibile delle agenzie interinali, dovuta alla forte contrazione del tempo determinato. Una quota minore, inoltre, va attribuita al licenziamento degli insegnanti precari a fine anno, come sempre».

Mancano i giovani

Questi e altri dati saranno al centro del convegno organizzatoin Camera di Commercio sul post pandemia. Federico Capraro, presidente Confcommercio, auspica che «i nativi digitali di oggi diventino gli imprenditori di domani». Finora non sta succedendo: a fine 2019 gli imprenditori under 30 calavano dello 0,9% e gli over 70 crescevano del 5,2; dopo la pandemia sono cresciuti solo gli imprenditori over 50 (più 4,1%) mentre gli under 30 sono diminuiti del 14%.

«La pandemia ha generato un cambio di scenario che le parti sociali devono approfondire» ha dichiarato Massimo Marchetti, presidente di EbiCom, «ma ha anche dimostrato come il sostegno della bilateralità (con le procedure per la “cig” e i sussidi mirati per il coronavirus) sia fondamentale. “Nessuno si salva da solo” è una delle tante conclusioni del Covid-19». Conclude Alessandro Minello, coordinatore EbiComLab: «La tendenza è duplice: da un lato la crescita del mercato on line (prossimità informatica), dall’altro il recupero del servizio di prossimità territoriale (geografica). Queste due prossimità, coltivate ed integrate con nuove formule imprenditoriali, possono essere non antagoniste ma sinergiche». —

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