Tessile, sparite otto aziende su dieci

Sindacati preoccupati per il 2018. La Cisl: «Ziberna, dov’è il Patto per lo sviluppo?» Solo Miko e Coveme in controtendenza
Bumbaca Gorizia 21_01_2018 Ex Safog e Carraro © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 21_01_2018 Ex Safog e Carraro © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Il settore dolciario polverizzato. Il comparto legno pressoché dimezzato. L’80 per cento delle industrie del tessile che non ha resistito.

È un panorama decisamente infausto. Gorizia sta diventando una città deindustrializzata. Sempre di più. E l’analisi di Gioacchino Salvatore, referente territoriale di Gorizia per la Cisl, è talmente severa da sembrare quasi brutale.

«Prospettive per il 2018? Qui, non si muove nulla. Non c’è stato alcun ricambio rispetto alle tante attività che hanno chiuso i battenti. Il guaio è che non c’è una strategia, non c’è un piano territoriale: bisognerà pur mettere in piedi un sistema che attiri gli imprenditori da queste parti? Invece, oggi dobbiamo fare i conti con la sparizione del settore manifatturiero. E poi, ci chiediamo perché la città continua a perdere abitanti. Ma se non ci sono occasioni di lavoro, è chiaro che i giovani fanno armi e bagagli e vanno altrove».

Secondo Giacchino, «non si può pensare di vivere soltanto con il terziario. Peraltro - evidenzia il sindacalista - basta fare un giretto per la città per vedere quante attività in questo comparto hanno chiuso i battenti e non sono state più sostituite».

Salvatore punzecchia anche l’amministrazione comunale, nella fattispecie il sindaco Rodolfo Ziberna. «Più volte ha dichiarato negli ultimi mesi che vuole rimettere in piedi il “Patto per lo sviluppo” facendolo diventare luogo di confronto e, anche, motore di sviluppo, ma ancora non abbiamo visto nulla. Ci piacerebbe che questa sua intenzione diventasse realtà, anche perché l’economia in questa città continua ad essere in totale sofferenza».

Non è molto differente l’analisi di Giampaolo Giuliano della Fiom/Cgil. Intanto, fornisce un aggiornamento relativamente alla Swi, alla ex Safog. L’avevamo definita l’ultima beffa. Sono rimasti senza lavoro, stanno lottando per trovare una nuova occupazione e delle ultime tre mensilità continua a non esserci traccia. Vittime, loro malgrado, gli ex dipendenti della Swi che ha chiuso i battenti prematuramente per assenza di commesse. «È tutto in mano agli studi legali. Alcuni casi vengono seguiti, invece, dai nostri uffici-vertenze. Ma siamo sempre là. Di quegli stipendi non hanno visto nemmeno l’ombra», sottolinea Gianpaolo. Che fornisce anche una notizia comunque positiva in un panorama plumbeo e tendente al temporale. «Una decina degli ex dipendenti Swi hanno trovato occupazione alla Metalmec che gravita attorno al Gruppo Cividale. Il sito ex Swi? Mi risulta che la stessa azienda avrebbe l’intenzione di venire a Gorizia ma il sito di Straccis va messo a norma. A noi va bene che, all’interno, riprenda l’attività una qualsiasi realtà produttiva ma bisogna far lavorare gli operai in un ambiente sicuro».

Esaurita questa parentesi, Giuliano evidenzia come «Gorizia continui a latitare a livello industriale. C’è grandissima difficoltà e a scoprirlo non è certamente il sottoscritto».

Ci sono solo un paio di aziende che sembrano andare in controtendenza. «In primis, la Miko che sta lavorando molto bene», spiega il sindacalista. Nata nel 1997, Miko srl è l’azienda italiana che produce “Dinamica”, la prima microfibra ecologica dalle elevate prestazioni adatta a molti settori di applicazione. Nel corso degli anni Miko, che ha iniziato la sua attività come azienda produttrice di non-tessuto per il settore arredamento, ha ampliato gli ambiti di riferimento per rispondere alle esigenze degli altri settori di applicazione, compreso quello automobilistico. Attualmente, gli interni d’auto costituiscono il 90% della produzione di Miko e rappresentano un mercato in costante crescita. Non a caso, l’azienda goriziana veste i modelli più conosciuti di Mercedes, Volvo, Ford, Cadillac, Volkswagen, Chrysler, Kia, Alfa Romeo e altre ancora. «Poi, c’è la Coveme che sta procedendo abbastanza positivamente, prova ne siano anche gli investimenti effettuati per acquisire nuovi macchinari», rimarca Giampaolo Giuliano.

Ma sono le uniche luci. «Per il resto - conclude - c’è davvero poco da sorridere. Non basta soltanto affrontare le emergenze. Occorre un serio piano per attirare gli investitori, altrimenti non si va da nessuna parte», la durissima analisi della Cgil.

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