Top 100, la sfida di Fantoni: «Circolarità, la svolta vincente anche per l’industria del legno»

Vicepresidente del Gruppo di Osoppo: investimento da 25 milioni nel 2020 Il nuovo impianto per la produzione di pannelli sarà in funzione entro aprile del prossimo anno 
Udine 23 Novembre 2020. Top 100 FVG. © Foto Petrussi
Udine 23 Novembre 2020. Top 100 FVG. © Foto Petrussi

Sostenibilità ed economia circolare, la via maestra per il Gruppo Fantoni. Una svolta, in verità iniziata da diversi anni, che si declina in investimenti significativi (25 milioni di euro nel 2020) per incrementare in maniera significativa la percentuale di materie prime secondarie nel proprio ciclo di produzione. La conferma arriva da Paolo Fantoni, vicepresidente del Gruppo di Osoppo, presidente di Assopannelli e di Epf (European panel federation), intervistato da Omar Monestier nell’ambito della presentazione di Top100.

A seguito della pandemia «il settore del legno-arredo sta vivendo un periodo abbastanza positivo - spiega Fantoni -. Dopo l’esordio dell’emergenza Covid in primavera, il settore ha ripreso abbastanza rapidamente grazie ad una polarizzazione delle scelte dei consumatori che hanno privilegiato il comfort delle abitazioni. Non l’intero comparto, ovviamente: in sofferenza gli arredi per collettività e gli allestimenti fieristici». Grazie a questo traino della domanda «anche l’industria dei pannelli sta procedendo». Uno scenario non solo italiano «ma anche europeo - allarga lo sguardo Paolo Fantoni -, non vedo grandi differenze tra il trend del nostro Paese e quello di altri Stati europei».

Nonostante la pandemia, il Gruppo Fantoni ha continuato ad investire, nello specifico nella realizzazione di un impianto innovativo «per arrivare alla produzione di pannelli di truciolare proveniente al 100% da legno riciclato, insieme a pannelli che abbiano una componente di legno da riciclo superiore al 50/60%, garantendo la medesima qualità rispetto al solo utilizzo di essenze vergini», entra nel dettaglio il vicepresidente. Una parte dell’impianto inoltre è in grado di procedere alla pulizia del legno riciclato «utilizzando particolari tecnologie per la rimozione di tutte le possibili impurità presenti (inerti, vetro, sassi, metalli, plastiche)».

Si tratta di un impianto «che apre alla tecnologia del legno di riciclo nell’Mdf (Medium-density fibreboard, pannelli a media intensità), ovvero di un pannello che, rispetto al truciolare, possiede caratteristiche tecniche d’uso che offrono vantaggi nei cicli di produzione a valle. Il pannello di fibra - spiega Paolo Fantoni - ha un peso specifico prossimo a quello del legno di faggio, ha una porosità superficiale molto bassa che consente cicli di verniciatura e di fresature che lo rendono idoneo a diversi impieghi, peculiarità che il pannello truciolare non possiede, e che ha aperto a una importante disponibilità di produzione di antine per cucine, particolarmente interessante per il territorio pordenonese e trevigiano che è diventato, negli anni, polo mondiale per questo genere di prodotto per l’industria cuciniera».

Sulla scia dell’elettrodomestico, che si è dotato da tempo di una sorta di “carta di identità” del prodotto, performance comprese, e di un percorso definito che va dalla produzione allo smaltimento, anche il settore del legno-arredo sta immaginando un iter simile. «Darebbe certamente il vantaggio della tracciabilità, a partire dalla materia prima - riconosce Fantoni -. e anche di legalità della provenienza del legno. Non solo, come accade già in altri settori industriali, ci sarebbe un coinvolgimento dei produttori sulla Extended producer responsibility che chiama in causa i produttori in una responsabilità post vendita nel momento in cui i vari prodotti devono essere smaltiti, e in parte recuperati. Abbiamo già esempi virtuosi in Italia, ma la pressione della Commissione Ue continua per spingere in questa direzione, accadrà per i materassi, poi per gli imbottiti, per arrivare infine ai mobili. Credo - conclude Fantoni - che dovremo trovare una convergenza all’interno della filiera per evitare che i prodotti finiscano in discarica». —
 

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