Top100, la pandemia accelera i processi decisivi per il futuro delle aziende
Sono 12 le imprese del Friuli Venezia Giulia che entrano nella ristretta cerchia delle Top 100 del Nordest. In fatto di numeri assoluti, sono meno rispetto al Veneto che ne vanta 72 e pure al Trentino Alto Adige che ne annovera 16, ma i loro ricavi, in proporzione, sono superiori, visto che raggiungono la cifra di 17,7 miliardi, con un più 2,1% rispetto al 2018. Commentare i bilanci 2019 delle aziende, quando stiamo vivendo gli effetti di una pandemia che, giocoforza, cambierà gli assetti del mondo, sembra strano, ma non è affatto così. Perchè la fotografia che ne hanno ricavato Maria Cristina Landro di Partner PwC e Gianluca Toschi ricercatore senior di Fondazione Nordest è proiettata nel futuro, in quel mondo che si sta modellando in questi mesi e prenderà vigore una volta finita l’emergenza sanitaria.
«Abbiamo individuato tre macro temi - ha detto Landro nel corso della diretta streaming di presentazione di Top 100, il progetto editoriale dei quotidiani Gedi del Nordest - : le performance delle 100 top aziende, gli indicatori dell’economia e il futuro, analizzando quali sono stati trend e fenomeni, e quali sono i driver dell’economia di domani per competere e stare sul mercato. E dunque venendo al Friuli Venezia Giulia, vi sono 12 aziende top 100, con 17,7 miliardi di euro di ricavi. La crescita 2019 ha riguardato 73 campioni del Nordest su 100, 7 dei quali hanno registrato fatturati in crescita di più del 20%. Risultato operativo lordo è pari a 3,9 miliardi e 85 aziende su 100 sono in utile.
È molto significativo il risultato per 2,2 miliardi di utili, il 71% dei quali reinvestiti in azienda. I patrimoni netti crescono a 36,4 miliardi, in aumento rispetto al 2018. La posizione finanziaria netta è positiva e sotto controllo, anzi alcuni hanno addirittura più cassa rispetto all’indebitamento. Tra i settori più performanti fa la parte del leone la Gdo (Grande distribuzione organizzata) con 24 miliardi di ricavi, seguono poi abbigliamento e calzature, alimentare e auto, con circa 8 miliardi di euro di incassi».
«Tutti i dati di settembre - ha spiegato Toschi nel suo intervento - raccontavano che ogni settore si stava riprendendo, dopo la flessione di primavera dovuta al lockdown per Covid. C’era un progressivo e lento recupero, anche sul fronte del commercio estero. L’export segnava meno 12,1, ma con un dato di sistema in ripresa. Ma ottobre ha nuovamente cambiato il quadro, calano soprattutto le imprese dei servizi che sono le prime a risentire delle restrizioni, mentre la manifattura regge. Da ottobre si sono susseguite nuove ondate di lockdown, con cali di domanda in tutta Europa. Questa è la situazione di oggi che è molto complicata e non sappiamo quando finirà. Abbiamo però il dovere di guardare il futuro: la pandemia ha accelerato processi che erano in atto, digitalizzazione (i nonni che usano skype per parlare con i nipoti, i device per connettersi andati a ruba, con gli scaffali dei magazzini vuoti) e sostenibilità. Come impattano sulle imprese? C’è bisogno di investimenti, ma siamo ancora a meno 8% rispetto al volume degli investimenti del pre crisi finanziaria del 2007. Siamo di fronte a uno snodo importantissimo. C’è liquidità incredibile in tutto il sistema, grazie alle spinte della Bce, liquidità sui conti correnti degli italiani, che per prudenza restano fermi. Come convogliare questo denaro sugli investimenti? Questa è la sfida. Ci aspetta una nuova ondata di fusioni e acquisizioni, ci sono imprese stremate dalla crisi, ma anche imprese che potranno trovare delle opportunità per fare shopping. Avremo uno scenario molto diverso rispetto a quello che conosciamo, ma non per questo peggiore».
Infine Landro ha parlato dei tre fondamentali “abilitatori” per la ripartenza: sostenibilità, digitalizzazione e sostenibilità finanziaria. «Si stanno delineando adesso - ha aggiunto la ricercatrice - gli scenari per riprogettare il nostro futuro. Abbiamo parlato di industria, media, turismo, finanza. Sono cambiati i nostri rapporti sociali, ma pure le modalità su come fare impresa, anche a Nordest. La sostenibilità ambientale non è un’opzione, ma un must. Serve ad attrarre consumatori, a trovare talenti e trattenerli, serve a migliorare la filiera di fornitura. E sarà molto importante per ottenere finanziamenti, ben 209 miliardi con il Recovery fund. Il digitale è fondamentale nell’impresa e nel territorio, è una trasformazione che impatta mobilità e consumi, con l’offerta multicanale. Infine la sostenibilità finanziaria: ottimizzazione dei flussi di cassa, miglioramento dei processi per nuovi finanziamenti e scelte strategiche. Sono ancora poche le aziende del Nordest quotate o che hanno emesso dei bond».
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