Top500 Belluno, l'aggressione del Covid ai bilanci 2020: redditività in calo e impatto sui patrimoni

Nel complesso, i dati indicano che il numero di società con patrimonio netto sotto i minimi legali passano da 3 (1% del campione) a 64 (13%). La crescita del numero di imprese potenzialmente in default ha un impatto sull' occupazione ed esposizione debitoria complessiva "a rischio" che quintuplica da 3,5 milioni a 208,2 milioni

PADOVA. La diffusione del virus SARS CoV2 ha sortito un impatto economico e sociale significativo su ampia scala. Si tratta di uno shock senza precedenti, che ha modificato stili e modelli di vita, chiuso forzatamente alcune attività economiche, ridotto e quasi annullato i flussi turistici.

Provare a stimare gli effetti della crisi sul sistema produttivo è complicato per due ragioni: è un evento senza precedenti per il quale non esistono basi solide di confronto e che si caratterizza per una elevata incertezza rispetto alla durata della crisi sanitaria, al rischio di ulteriori "ondate" di restrizioni e lockdown.

Nell' attesa che i bilanci delle società per l'anno 2020 siano disponibili - a partire dalla seconda metà del 2021 - un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell'Università di Padova ha stimato gli effetti della crisi sulle condizioni economico-finanziarie delle società bellunesi e l'impatto delle principali misure di sostegno implementate dal Governo italiano nel corso del 2020.

La prima considerazione è relativa alla natura della crisi: se nel breve termine le criticità per le imprese sono legate alla carenza di liquidità, nel medio-lungo periodo il rischio principale è una forte riduzione della redditività che altera le condizioni di equilibrio patrimoniale delle aziende, mettendone a rischio la solvibilità, la continuità o la possibilità di crescita.

L'analisi ha riguardato 512 società di capitale con sede sociale nella provincia di Belluno e con un fatturato nel 2019 pari ad almeno 1 milione di euro. Le società considerate erano attive e pertanto non soggette a liquidazione o procedure concorsuali.

L'indagine empirica risponde a due esigenze distinte e complementari: 1) quantificare gli effetti della crisi su redditività e patrimonializzazione delle singole imprese; 2) stimare l'impatto sistemico sul tessuto produttivo bellunese, con un focus sulle imprese in potenziale default e le conseguenze in ambito occupazionale e di rapporti con e all'interno delle filiere produttive.

Le previsioni sugli effetti della crisi sui bilanci 2020 riflettono tre ipotesi di fondo: (a) in assenza della crisi, le imprese avrebbero riportato risultati in linea con il 2019; (b) il calo atteso dei ricavi è stimato da Cerved su base settoriale; (c) la dinamica dei costi operativi è funzione dell'elasticità costi al cambio dei ricavi, ed è stata determinata sulla base dell'andamento desumibile per ciascuna impresa nel decennio precedente.

Le analisi evidenziano, come era prevedibile, che le conseguenze dello stop alle attività produttive sono visibili anzitutto nei conti economici delle aziende: la contrazione dei ricavi, a fronte di costi difficilmente comprimibili (es. lavoro, servizi, affitti, ammortamenti), genera perdite nei bilanci 2020, i cui effetti si riverberano sul patrimonio netto delle imprese.

In particolare, i principali risultati evidenziano: la contrazione dei ricavi (-15,1%) che passano da un valore mediano di 2,53 milioni (2019) a 2,15 milioni (2020). Al calo dei ricavi corrisponde una meno che proporzionale riduzione dei costi operativi (-8,8% il valore mediano) a causa della difficoltà nel comprimere costi nel breve periodo. Gli effetti complessivi su margine operativo lordo (-88%) e utile (-147%) sono ingenti.

Quest'ultimo passa da un valore mediano di 81 mila euro a una perdita di 38 mila euro con la conseguente erosione del patrimonio netto del 9%, che pone in serie difficoltà le imprese sotto-capitalizzate già prima della crisi.

Nel complesso, i dati ci indicano che il numero di società con patrimonio netto sotto i minimi legali passano da 3 (1% del campione) a 64 (13%). La crescita del numero di imprese potenzialmente in default ha un impatto sull' occupazione (le imprese a "rischio" occupano 2.187 dipendenti, a fronte dei 40 nel 2019) ed esposizione debitoria complessiva "a rischio" che quintuplica da 3,5 milioni a 208,2 milioni.

La seconda parte delle analisi valuta l'efficacia degli interventi governativi nel supportare le imprese. Gli interventi più significativi presi in considerazione sono quattro: (a) l'estensione di una cassa integrazione Covid; (b) il riconoscimento di un contributo una tantum a parziale compensazione dei ricavi "persi" nel mese di aprile 2020; (c) un contributo una tantum pari al 60% dei costi sostenuti per beni in fitto o leasing nel trimestre aprile - giugno 2020, e infine (d) la possibilità di sospendere gli ammortamenti dei beni costituenti parte dell'attivo fisso.

Nel complesso, gli interventi migliorano le condizioni economico-patrimoniali delle imprese bellunesi con un impatto significativo sul contenimento della perdita di occupazione. Grazie agli interventi, le imprese tornano "in utile" (57 mila il valore mediano) e si attenua la pressione sul patrimonio netto. Interessante valutare gli effetti sul sistema produttivo nel suo complesso: il numero di società con patrimonio netto sotto i minimi legali scende a 36 (rispetto alle 64 nell'ipotesi senza interventi), pari al 7% del campione.

Il numero dei dipendenti a rischio si riduce e passa da 2.187 a 1.238, mentre resta alto il volume delle esposizioni debitorie (122,6 milioni) nei confronti del sistema bancario. Il quadro che emerge dall'analisi è preoccupante. Le simulazioni e le analisi offerte in attesa dei bilanci 2020 segnalano il rischio concreto di un indebolimento complessivo del tessuto produttivo, con un elevato numero di società potenzialmente a rischio di default in assenza di un intervento di ricapitalizzazione.

L'impatto finale dell'emergenza sanitaria sulle aziende dipende, però, da molti fattori, tra cui il ritorno a condizioni operative "normali" e la differenza rispetto ai principali competitor internazionali. La rapidità di somministrazione dei vaccini è al riguardo essenziale.

Ci sono anche alcuni fattori interni che avranno un ruolo fondamentale nella capacità di ripresa: la capacità e la possibilità di contenimento dei costi e la situazione finanziaria pre-pandemia. Da ultimo, nel medio periodo la rapidità con cui si recupereranno le posizioni perdute a seguito della pandemia dipenderanno dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, dalle scelte di investimento e dalla capacità di implementare con tempestività il piano. In tale ambito, così come per i vaccini, dalla tempestività ed efficacia degli interventi dipenderà la capacità di competizione sui mercati internazionali. --

*Dipartimento di Scienzeeconomiche e aziendaliUniversità di Padova

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