Top500, Trieste prepara la ripresa: riflettori puntati su infrastrutture e portualità
TRIESTE. Top500 arriva a Trieste, per la sesta tappa del tour virtuale (al link gli eventi) che ha raccontato l’economia del territorio. Sul palco in diretta streaming dal Teatro Verdi il direttore di Nordest Economia, hub del Gruppo Gedi, Paolo Possamai e il direttore de Il Piccolo Omar Monestier.
L’anno trascorso ha segnato profondamente le imprese friul-giuliane, nel 2020 il pil è sceso del 9,3, un dato peggiore rispetto al contesto nazionale. All’interno di questo quadro, la provincia di Trieste ha dimostrato una maggiore capacità di resistere alla crisi, con un calo pari al -8,4%, affermano le elaborazioni Prometeia-Ufficio Studi PwC.
Analisi che stimano per la produzione industriale un calo del -12,6% (più pesante rispetto al -12,2% nazionale), con Trieste che mostra un calo del 13,3%; le previsioni per il 2021 stimano un recupero del +8,1% a livello regionale, con Trieste in crescita del +6,6%).
Al centro della ripresa gli investimenti in tecnologie e in infrastrutture che per la città di Trieste significano prima di tutto il Porto.
Giulia Messina, partner di PwC, spiega che per Trieste l’entrata nell’era Covid avviene con aziende che avevano mostrato nel 2019 grande crescita e prosperità con una crescita dei ricavi nel pre-Covid quasi a doppia cifra. “Per queste ragioni – spiega Messina - Trieste e il suo territorio hanno tenuto relativamente meglio rispetto agli altri”. La produzione industriale a Trieste, per dare una previsione, è attesa in aumento del 6,6 per cento.
“Il potenziamento della tratta Venezia-Trieste è uno degli elementi cardine negli investimenti per il rilancio – dice Messina - inoltre c’è il tema della sostenibilità e della digitalizzazione, soprattutto nello sviluppo delle risorse umane. Protagoniste in questo contesto saranno l’Università, il parco tecnologico Area Science Park e la scuola di business Mib”.
Gianluca Toschi, ricercatore senior di Fondazione Nordest, ha invece tracciato le linee guida in termini di effetti della pandemia sulla continuità delle imprese, sulla base della loro forza o fragilità finanziaria. Le due province di Trieste e di Gorizia hanno un tessuto particolare. “In questo tessuto quelli che sono i settori più a rischio sono quelli dei servizi e della ristorazione, in termini generali in Italia 8 imprese su 10 che lavorano nella ristorazione sono considerati a rischio” spiega Toschi.
“Questo potrebbe incidere sulla economia dei territorio che comunque vede anche nel turismo uno degli elementi interessanti della sua economia”. Ci sono però delle note positive “il fatto che le due province si caratterizzano ad esempio per la presenza di un insieme di servizi professionali che invece sono catalogati fra il fragile resistente quindi che si collocano in una situazione più gestibile anche di fronte a possibili nuovi shock esogeni. Tra questi ci sono servizi che sono in realtà legati alla portualità ed alla logistica, cioè a tutte le attività che in termini un po' più ampi legate al trasporto marittimo invece si collocano mediamente nella fascia resistenti e ovviamente questo per l'economia della città è una nota assolutamente positiva”.
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