Top500 Venezia, alla ricerca della riscossa: nel 2021 il Pil crescerà del 5,2 per cento

Secondo Prometeia e PwC il territorio veneziano è stato più fortemente colpito dagli effetti della crisi sanitaria: gli effetti sono stati nel 2020 una contrazione del PIL pari al -9,8%, peggiore quindi rispetto al -8,9% nazionale stimato dall’Istat. Nel 2021, però, è prevista una ripresa leggermente più rapida (+5,2%), rispetto al Paese nel suo complesso (+4,8%)

VENEZIA. Il crollo è stato verticale, peggiore della media nazionale di quasi un punto. Ma quel –9,8% fatto segnare dal Pil della provincia di Venezia è ormai in archivio, ora si guarda avanti: già per il 2021 si attende un rimbalzo del +5,2%, migliore rispetto al +4,8% atteso a livello nazionale.

Nonostante le incertezze che pesano ancora, soprattutto sul settore del turismo, il territorio rivendica la propria vocazione industriale (45 miliardi di fatturato dall’industria contro i due miliardi del turismo, sottolinea il presidente di Confindustria Vincenzo Marinese) e si prepara a ripartire con decisione.

Base solida e criticità

“Top500 Venezia, imprese controvento” è il titolo dell’evento trasmesso ieri in live streaming dal Vega di Marghera (Iscriviti agli eventi), iniziativa della testata Nordest Economia promossa da Gedi Gruppo Editoriale e Pwc. Alessandro Curri, partner Pwc, sottolinea come «la ripresa attorno al cinque per cento prevista per il 2021 non riuscirà a portare l’economia veneziana sui livelli pre-crisi, ma partivamo da un tessuto di imprese sane, in forte crescita nel 2019, con una media del 7%, e scarsamente indebitate: per il 36% delle top 500 il rapporto tra posizione finanziaria netta ed ebita era sotto quota tre. Erano in posizione di forza, è arrivata una tempesta ma non ha scalfito il profilo patrimoniale».

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Anche Moreno Mancin, Ca’ Foscari, sottolinea come «circa il dieci per cento delle imprese top 500 hanno un’esposizione che supera il 40% del fatturato», e solo «l’otto per cento mostra evidenti criticità da questo punto di vista».

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Si tratta però di dati 2019, «e bisogna capire che impatto sulla solidità patrimoniale abbia avuto il 2020. L’elevato incremento dell’indebitamento finanziario costituisce il principale segnale di allarme. Le prime 500 aziende della provincia di Venezia a livello aggregato possono fare affidamento su un patrimonio netto di oltre 9 miliardi sui 13 di totale attivo, a fronte di un indebitamento finanziario aggregato che supera per la prima volta i 4 miliardi.

Tuttavia, se passiamo ai dati delle singole imprese, non sono poche quelle che nella provincia presentano segnali di criticità a livello patrimoniale e finanziario, in particolare tra le realtà di minori dimensioni: potrebbero essere maggiormente esposte a rischi».

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I numeri del rimbalzo

Produzione industriale ed esportazioni a Venezia seguono l’andamento del Pil: crollo nel 2020 (rispettivamente –12%, in linea col dato nazionale, e –8,4%, meglio rispetto al –11,5% italiano), rimbalzo sostenuto nel 2021: per il territorio provinciale, le elaborazioni Prometeia-Ufficio Studi PwC stimano un recupero del +8,7% nella produzione industriale (rispetto al +8,2% nazionale) e del +7,1% sul fronte delle vendite all’estero.

La ferita più profonda sembra quella occupazionale: pur con il blocco dei licenziamenti, l’occupazione è scesa del 9,8% nel 2020, e recupererà solamente il 3,5% nell’anno in corso.

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Dove andare

Dove bisogna investire ora? «Attraverso tre filoni – secondo Curri – transizione green e sostenibilità, che non sarà più un mero elemento di compliance ma sarà una modalità strategica, un cambio del modello di business, e qui arriveranno la maggior parte degli investimenti; il secondo tema è quello della digitalizzazione, è sulla bocca di tutti, la pandemia ha dato un’accelerazione, eravamo indietro, al 25esimo posto in Europa, il gap lo dobbiamo colmare soprattutto sulle risorse umane che sappiano usare questi elementi digitali; terzo e ultimo punto è quello delle infrastrutture, il recovery fund offre opportunità unica per colmare questo gap». —

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