Torna l’allarme aviaria in Veneto

Una ventina i focolai negli allevamenti del veronese. Giulietti (Copagri Veneto): «Fondamentale rispettare i protocolli»

VERONA. «Non si arresta l’allarme aviaria in Veneto, dove il virus influenzale sottotipo H5N1 ha colpito numerosi allevamenti nel veronese, zona nella quale si contano ormai circa una ventina di focolai, con diverse centinaia di migliaia di capi interessati; nonostante al momento la situazione sembri essere relativamente sotto controllo, riteniamo fondamentale, vista l’aggressività e la pericolosità del virus, mettere tutta l’attenzione del caso sulla necessità di attenersi strettamente alle misure di biosicurezza indicate dalle autorità competenti». A dirlo il presidente della Copagri Veneto Carlo Giulietti, ricordando che il virus colpisce solo le specie avicole.

«Oltre a segnalare qualsiasi sintomatologia sospetta, invitiamo tutti gli allevamenti avicoli a rispettare i protocolli individuati per evitare il rischio di contagi indiretti; attenzione quindi alla disinfezione dei camion, all’ingresso e all’uscita dall’azienda, e all’utilizzo di calzari e abbigliamento dedicato, evitando il contatto diretto tra uccelli selvatici e pollame e limitando le visite esterne in allevamento», prosegue Giulietti.

«Il rischio concreto, infatti, oltre al danno economico già maturato, al momento difficilmente quantificabile, è quello di offrire il fianco all’avanzata dell’epizozia, con la malaugurata possibilità di vederla arrivare in Lombardia ed Emilia-Romagna, regioni nelle quali insieme al Veneto si concentra più della metà del patrimonio avicolo italiano; ricordiamo, inoltre, che gli uccelli migratori del Nord Europa devono ancora attraversare le nostre zone per andare verso il continente africano», continua il presidente.

«La priorità, al momento, deve essere quella di procedere con i tamponi tracheali agli animali, così da avere un quadro completo della situazione; conseguentemente, bisogna accelerare con le attività di abbattimento dei capi risultati infetti e con la macellazione dei capi sani e pronti, così da scongiurare il rischio di nuovi casi positivi, che si tradurrebbero in ulteriori ripercussioni economiche – ancora il presidente di Copagri –. E’ bene ricordare che si tratta di un virus proveniente dagli animali selvatici, spesso asintomatici, che li trasmettono al pollame dei nostri allevamenti, i quali ricordiamo essere degli encomiabili esempi in termini di biosicurezza, visti i puntuali e costanti monitoraggi ai quali sono sottoposti grazie al lavoro dell’autorità sanitaria, e in particolare dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie».

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