Trieste, «No alla disobbedienza con addosso il tricolore». I “vip” in mezzo alla folla infiammano la politica
TRIESTE La manifestazione di piazza Unità infiamma il mondo della politica. La deputata del Pd Debora Serracchiani punta il dito contro il governatore Massimiliano Fedriga e il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, mentre la coordinatrice regionale di Fi Sandra Savino e il consigliere regionale di Fdi Claudio Giacomelli si uniscono al coro di protesta contro le ultime restrizioni varate dall’esecutivo nazionale giallorosso. Ma il tema fa discutere anche le forze che sostengono la maggioranza di governo, dal momento che il vicepresidente della Camera Ettore Rosato ribadisce che Italia Viva intende chiedere una modifica del Dpcm. Nel frattempo i parlamentari pentastellati Sabrina De Carlo e Luca Sut offrono rassicurazioni agli esercenti toccati dalle chiusure.
«Spero che le autorità che sono state in piazza accanto ai manifestanti sappiano di essere responsabili anche della salute di tutti gli altri cittadini», afferma Serracchiani: «Non si indossa la fascia tricolore incitando alla disobbedienza. Comprensibile la preoccupazione degli esercenti, ma va distinta dall’incoscienza di chi dice “me ne frego del Covid” e crea assembramenti». «Il sindaco di Trieste dovrebbe sì andare in piazza a dare solidarietà ai manifestanti, ma non evocare la rivolta e annunciare la disobbedienza», le fa eco la segretaria del Pd di Trieste Laura Famulari.
Sut e De Carlo si impegnano a fare il possibile affinché gli aiuti alle imprese previsti nel Decreto Ristori vengano versati al più presto. «Faremo la giusta pressione sul governo», afferma Sut, invitando inoltre Fedriga e Dipiazza a usare cautela affinché non si creino scenari di rivolta. «L’aiuto deve essere immediato o tante attività in sofferenza scompariranno», aggiunge De Carlo: «A livello parlamentare faremo tutto il possibile».
Così il presidente di Italia Viva Rosato: «Chi ha investito soldi per adeguarsi alle regole adesso viene trattato come se non si fosse messo a norma. Serve un’analisi per differenziare i casi e lasciar lavorare chi è in regola. Chiediamo una modifica del Dpcm». Rosato replica inoltre alle critiche mosse al governo da Fedriga e Dipiazza: «Quel che serve è una migliore organizzazione della sanità da parte della Regione. Quanto al sindaco, delle leggi si può chiedere la modifica ma vanno rispettate. È stata l’Anci a chiedere misure nazionali, per non lasciare ai sindaci margini di responsabilità».
Il consigliere regionale del Pd Roberto Cosolini in un post Fb auspica le dimissioni di Walter Ricciardi, per aver pubblicamente «definito le nuove misure insufficienti auspicando di fatto un nuovo lockdown totale».
Passando al centrodestra, la deputata forzista Savino pone un aut aut: «O esiste un’emergenza sanitaria, e perciò si deve andare in lockdown, oppure se così non è allora non si possono chiudere le attività. Il governo con queste “misure non-misure” ha trasformato l’emergenza sanitaria in emergenza sociale. Si assuma la responsabilità di chiarire se c’è un problema».
Ci va giù duramente pure il capogruppo di Fdi in Consiglio regionale, Giacomelli: «Il governo Conte sta trasformando il tessuto imprenditoriale italiano in un deserto. Ancora una volta ci siamo trovati a commentare un Dpcm per indiscrezioni giornalistiche. E i locali chiusi alle 18 sono una vergogna e basta. Parliamo di persone che hanno investito i pochi denari rimasti per adattarsi alle prescrizioni del governo: adesso lo stesso esecutivo li chiude alla sera.
Ma il virus non distingue tra pranzo e cena: chi garantisce il rispetto delle distanze deve poter restare aperto. Inoltre se i locali aprono durante una parte della giornata rischiano di essere esclusi dai risarcimenti. Manca qualsiasi evidenza statistica sui contagi in locali e palestre, non è stata fatta distinzione tra territori regionali. Il governo ha la responsabilità di aver creato una frattura sociale tra i dipendenti pubblici e quelli delle imprese del terziario».
Il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna si allinea di fatto con Dipiazza: «Così si rischia di spazzare via migliaia di attività, con un aumento folle di disoccupati. Il premier Conte deve fare marcia indietro e delegare ai sindaci la gestione del territorio».—
Riproduzione riservata © il Nord Est