Turismo in crisi e liti nel Prosecco: le sfide per l'assessore veneto Caner

Il trevigiano è stato confermato nella nuova giunta del governatore Zaia. «Ora servirà lavoro di squadra. Il territorio prima di tutto»

TREVISO. Candidato nella Lega, Federico Caner non ha goduto della rincorsa che ha lanciato la lista titolata a Zaia, ma con una legislatura da assessore regionale al turismo già alle spalle si è fatto spazio incassando ben 5. 178 preferenze alle ultime elezioni (e pure nel capoluogo, dove non aveva strada spianata in casa Lega). Un premio, una conferma, che ieri il presidente del Veneto Luca Zaia gli ha riconosciuto confermandolo assessore nella sua nuova giunta.

Caner, innanzitutto: soddisfatto?

«Non potrebbe essere altrimenti. Non c’era nulla di scontato. Oggi (ieri, ndr) sono stato precettato a presentarmi a Palazzo Balbi, ma senza che mi venisse detto perché».

Confermata la delega al turismo. In altri tempi sarebbe stata una grande divertimento in un Veneto a forte propulsione internazionale. Oggi con il covid è una pesante responsabilità visti i dolori del settore. Pronto?

«Si, il momento è difficilissimo, sia nel breve che nel lungo periodo, soprattutto con l’ipotesi di nuove chiusure. Mi metterò subito al lavoro con categorie e territorio per affrontare l’emergenza. Contiamo molto sulle risorse del Recovery fund che possono essere il volano per il rilancio dell’intero sistema economico, turistico e agricolo del Veneto. La programmazione sarà fondamentale. E lavorerà per potenziare quello che deve essere l’altro grande punto di forza del Veneto: il turismo slow, a piedi, in bici, nel territorio, anche il meno conosciuto.

Oggi ha anche la delega all’agricoltura, nella Marca vuol dire soprattutto prosecco. E quindi grane. La lite tra produttori in questi mesi è forte. Ha i guantoni?

«Bisogna mettersi tutti attorno a un tavolo e uscirne insieme. Deve riprendere il dialogo tra consorzi per il bene di tutti, anche del Veneto, perché il prosecco è un traino importantissimo. Vanno valorizzate le peculiarità, ma con un’ottica di insieme. La quantità conta ma la qualità viene prima di tutto. Il Prosecco non è champagne, ha un mercato specifico e un range di prezzo specifico, nessuno vuole farlo diventare ciò che non è, ma la qualità in questo settore va tenuta alta».

Prosecco, e poi?

«Non c’è solo quello, ma è una bandiera che fa da traino come detto a una serie di altre specificità e nuove imprese agricole che voglio portare alla ribalta».

Toccherà a lei d’ora in avanti anche sedersi al tavolo della conferenza Stato Regioni. In ballo c’è l’emergenza covid, ma anche l’autonomia. Altra patata bollente?

«Ho la responsabilità di rappresentare la giunta e gli interessi del Veneto, dovrò studiare anche tutte le altre materie che oggi non fanno parte dei miei referati, ma sarà un lavoro collettivo con gli altri assessori. Il Veneto si farà valere».

C’è il nodo di Palazzo dei Trecento. Lascia la poltrona in consiglio?

«Devo essere onesto quando mi sono candidato consigliere l’ho fatto per mettermi a disposizione del sindaco e del partito, non l’ho fatto per poi lasciare. Ho chiesto ai segretari, regionali e comunale, l’interpretazione della norma sull’incompatibilità di incarichi. Se potrò, continuerò il mio compito da consigliere fino a fine mandato del sindaco, in caso contrario lascerò. Vedremo nei prossimi giorni». —
 

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