Uffici pubblici svuotati dal telelavoro, ferme le pratiche per il superbonus
Imprenditori che non riescono a ottenere un certificato perché l’addetto è a casa in telelavoro; privati cittadini in crisi con le pratiche edilizie che fanno squillare telefoni in uffici deserti; sindaci (è il caso di Oderzo) che protestano perché gli sportelli dell’Agenzia delle Entrate sono ancora chiusi.
Ma il ricorso massiccio allo smart working potrebbe costare ancora più caro nei prossimi mesi: «Stanno partendo le pratiche per il superbonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie» spiega Mario Pozza, presidente Unioncamere Veneto e Camera di Commercio Treviso-Belluno, «e se negli enti pubblici le presenze continuano a essere ridotte come avviene oggi, rischiamo la paralisi del sistema».
Imprese in ansia
Per quanto il fenomeno sia più limitato rispetto a qualche mese fa, il reiterato ricorso al lavoro da casa sta inasprendo i rapporti tra istituzioni pubbliche e aziende private. «A me è capitato di telefonare a un municipio senza mai ottenere risposta» sottolinea Pozza, «nella pubblica amministrazione lo smart working, inteso come lavoro da casa, è ancora molto presente, mediamente un addetto su due in Veneto è ancora a casa. Le pratiche hanno tempi più lunghi, qualcuno non capisce perché l’impresa privata abbia l’obbligo di adattarsi a tutto e rispondere alle esigenze in breve tempo mentre il comparto pubblico possa andare avanti così a lungo con lo smart working».
Eppure le pubbliche amministrazioni hanno assicurato che la qualità del servizio offerto è la stessa, in presenza o meno: «Questo avviene solo in linea teorica, perché talvolta il servizio è superficiale, a casa l’impiegato non ha a disposizione tutta la documentazione che serve, o non ha il collega di fronte con cui confrontarsi».
Rebus Ecobonus
In questo contesto si inserisce la grande partita dell’ecobonus, il super sconto del 110% per chi ristruttura casa. Procedura già complicata di per sé, che rischia di arenarsi laddove incontri uffici poco efficienti.
«La mole di lavoro chiesta da ogni pratica per l’ecobonus è impressionante» conferma Pozza, «si stima che per ogni casa si arriverà a coinvolgere 75 attività, dall’artigiano al commerciante al professionista. Molte di queste hanno bisogno di autorizzazioni, certificati, attestazioni cartacee da ottenere in tempi brevi. Per andare a regime con le pratiche dell’ecobonus è necessaria un’assistenza impeccabile da parte dell’amministrazione pubblica. Per questo auspico che si torni fisicamente agli sportelli e nei municipi. Come Camera di Commercio, pur ricorrendo allo smart working, abbiamo sempre lasciato qualcuno allo sportello». Sul tema dell’ecobonus, inoltre, la Camera di Commercio di Treviso-Belluno ha chiesto l’apertura di un tavolo di confronto con amministrazioni pubbliche, studi professionali e associazioni di categoria, in modo da fare chiarezza su tutti i passaggi burocratici necessari. —
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