Un giorno da Louis Vuitton nella scatola che è un Atelier

Porte aperte della Manufacture a Fiesso D’Artico, nella provincia veneziana, per scoprire tecnica e segreti della calzatura lusso. La nuova edizione delle Journées particulières si svolgerà tra 21 e 22 maggio

FIESSO D’ARTICO. Questa non è una «fabbrica»: questo è un «atelier». Anzi: la somma di cinque atelier in una scatola da scarpe ampia 14 mila metri quadri, come l’iconico baule. Il cielo sopra. Un prato verde dentro, contornato da vetri e opere d’arte, tra cui un maxi-sandalo composto da 600 pentole e coperchi d’acciaio. Si chiama Priscilla e la sua autrice è Joana Vasconcelos.

È uno dei simboli della Manufacture Louis Vuitton che dal 1998 ha radici a Fiesso D’Artico e dal 2009, con la piena attività industriale, si nutre di ciò che la circonda e delle sue expertise. In una modalità «open» che si traduce in una nuova edizione delle journées particulières che si terranno il 21 e 22 maggio prossimo con iscrizioni aperte dal 21 aprile. Un’occasione unica per vedere, e toccare con mano, come nasce una scarpa con plateau, come si modella un mocassino, come si testa la resistenza di tacco a prova di sanpietrino.

Nelle precedenti due edizioni Lvmh ha toccato 100 mila visitatori tra Francia e Europa in 50 diversi luoghi del Gruppo. Il percorso è esperienziale e unico attraverso i cinque Atelier che portano i nomi delle borse icone a marchio LV: Alma, per la scarpa donna elegante, Speedy per le sneakers, Nomade per i mocassini, Taiga per la scarpa classica uomo. Più la logistica: Neverfull. Un tour tra le forme di legno di carpino, che diventano plastica riciclabile adatta a ogni numero e forma. Tra le pelli di pitone e di alligatore bianco che viaggiano munite di chip. Poi i test di battuta tacco, resistenza del pellame e ossidazione degli accessori in un laboratorio tra la chimica e l’ingegneria. Quindi la cura: la scarpa che si scalda con un ferro, si pettina, si dipinge con una tavolozza di colori e un pennello, si cuce tra le mani, si chiude in scatola tra la carta.

Oggi la Manufacture de Souliers conta 360 dipendenti. Molti sono giovani artigiani e impiegati esperti nella calzatura. La chiave è l’artigianalità: uno dei valori fondanti della Maison, che sceglie di affiancare i giovani agli artigiani più esperti per apprendere quelle tecniche di lavorazione, che altrimenti andrebbero perdute. Questo è soprattutto vero nell’atelier della calzatura classica da uomo, e per il made-to-order (il servizio ordini speciali) operativo in 12 store nel mondo e che da un Ipad in negozio invia alla manifattura i desiderata del cliente: dalla suola, al modello, tinta e pellame. Iniziali comprese.

In via Camillo Benso di Cavour a Fiesso a raccogliere quell’ordine c’è Roberto, il «maestro artigiano» che forma i giovani e tramandando alcune tecniche, come la cucitura norvegese, che stava scomparendo. Sempre in quest’ottica, Louis Vuitton ha da anni una partnership con il Politecnico della Calzatura di Stra. Esperti Louis Vuitton tengono corsi e dimostrazioni al Politecnico e i giovani studenti sono poi ospiti dell’atelier per stage e per apprendere sul campo il mestiere. Molti poi, vengono assunti.

@eleonoravallin

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