Un'impresa su due viaggia a regime ridotto e per 800 si affaccia lo spettro chiusura
UDINE - Un’azienda su due in Fvg sarà di nuovo a regime solo entro giugno 2021, sempre che i problemi di liquidità - patiti, anche qui, da un’impresa su due - non aggravino la crisi.
E per 800 aziende c’è lo spettro chiusura. È lo scenario descritto da Excelsior, sistema informativo in capo a Unioncamere, che alla rilevazione sulle previsioni occupazionali condotta tra giugno e luglio scorsi ha aggiunto un questionario specifico finalizzato a «monitorare la situazione del tessuto imprenditoriale a seguito dell’emergenza Covid 19, ricercando l’impatto prodotto dalla crisi sulle imprese e le valutazioni sulle prospettive di recupero, le strategie messe in campo per la ripresa a livello occupazionale e produttivo e la domanda di liquidità e finanziamenti».
Dalla ricerca emergono con prepotenza i due temi: il problema di mercato provocato dal lockdown e dall’allarme pandemia, e un allarme liquidità.
Secondo la rilevazione su poco meno di 27 mila imprese in Fvg, il 53,8% prevede di avere problemi di liquidità nei prossimi sei mesi.
Secondo Excelsior ci sono varianti che incidono sul trend aziendale, e sono in grado di incidere sulla resilienza delle società in questa fase di crisi.
«Le imprese che si sono presentate di fronte allo shock generato dalla pandemia – sottolinea lo studio – operando stabilmente sui mercati internazionali e quelle con strategie avanzate e integrate di digitalizzazione mostrano una solidità finanziaria relativamente maggiore».
Inoltre il 48% delle imprese vocate all’export non rilevano difficoltà finanziarie in prospettiva, percentuale che scende al 45% per quelle maggiormente digitalizzate.
A soffrire di più invece sono le micro imprese (con 1-9 dipendenti), meno quelle al di sopra dei 250 addetti.
Ma quando, per le imprese del Fvg, si potrà dire “archiviata” la crisi da Covid, perché l’attività è in tornata in linea con i livelli di pre-emergenza?
Tenuto conto che solo il 43% delle imprese si trova, oggi, su livelli di attività simili a quelli antecedenti Covid 19 (11 mila 710 aziende su 26 mila 980), il 53,7% viaggia a regime ridotto. Ben 800 imprese hanno invece sospeso l’attività e stanno valutando la chiusura.
Si dichiarano ancora in fase di recupero 22 mila aziende, di queste 2 mila 830 stimano di raggiungere livelli accettabili entro la fine di ottobre 2020; 6.900 confidano di agguantare l’obiettivo entro fine dicembre, per 12 mila 380 aziende - il 56% - l’orizzonte è giugno 2021.
Nel mondo dell’industria, il comparto tessile-abbigliamento-calzature è quello in maggiore sofferenza in cui meno del 30% delle aziende del campione dichiara di attestarsi su livelli di attività simili a quelli del periodo pre-emergenza; nel legno-mobile-arredamento solo il 36% è su livelli di attività vicini a quelli dello scorso anno.
Per le costruzioni il 63,8% si attesta su un trend discreto, il 33,7% invece ha ancora un’attività ridotta.
Nei servizi la quota di imprese su livelli vicini al pre-crisi è del 39,8%, mentre il 56,9% dichiara un trend ridotto.
Infine delle 800 aziende che o non sono proprio ripartite alla fine del lockdown oppure lo hanno fatto ma non intravedono le condizioni per proseguire, la maggiore parte - oltre 600 - appartiene al comparto dei servizi (commercio-alloggio-ristorazione, logistica, servizi alle imprese), 169 all’industria.
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