Un'impresa su due viaggia a regime ridotto e per 800 si affaccia lo spettro chiusura

Oltre il 53% delle aziende in Fvg, ma anche a Nordest, dichiara problemi di liquidità. La rilevazione di Excelsior sul post lockdown
FOTO MISSINATO - SAVIO
FOTO MISSINATO - SAVIO

UDINE - Un’azienda su due in Fvg sarà di nuovo a regime solo entro giugno 2021, sempre che i problemi di liquidità - patiti, anche qui, da un’impresa su due - non aggravino la crisi.

E per 800 aziende c’è lo spettro chiusura. È lo scenario descritto da Excelsior, sistema informativo in capo a Unioncamere, che alla rilevazione sulle previsioni occupazionali condotta tra giugno e luglio scorsi ha aggiunto un questionario specifico finalizzato a «monitorare la situazione del tessuto imprenditoriale a seguito dell’emergenza Covid 19, ricercando l’impatto prodotto dalla crisi sulle imprese e le valutazioni sulle prospettive di recupero, le strategie messe in campo per la ripresa a livello occupazionale e produttivo e la domanda di liquidità e finanziamenti».

epa00161764 Undated recent picture of workers inside Tovarna factory, a company that produces transformers and reactor for low and medium voltage, in Ljubljana, Slovenia. EPA/STR
epa00161764 Undated recent picture of workers inside Tovarna factory, a company that produces transformers and reactor for low and medium voltage, in Ljubljana, Slovenia. EPA/STR

Dalla ricerca emergono con prepotenza i due temi: il problema di mercato provocato dal lockdown e dall’allarme pandemia, e un allarme liquidità.

Secondo la rilevazione su poco meno di 27 mila imprese in Fvg, il 53,8% prevede di avere problemi di liquidità nei prossimi sei mesi.

Secondo Excelsior ci sono varianti che incidono sul trend aziendale, e sono in grado di incidere sulla resilienza delle società in questa fase di crisi.

«Le imprese che si sono presentate di fronte allo shock generato dalla pandemia – sottolinea lo studio – operando stabilmente sui mercati internazionali e quelle con strategie avanzate e integrate di digitalizzazione mostrano una solidità finanziaria relativamente maggiore».

Inoltre il 48% delle imprese vocate all’export non rilevano difficoltà finanziarie in prospettiva, percentuale che scende al 45% per quelle maggiormente digitalizzate.

A soffrire di più invece sono le micro imprese (con 1-9 dipendenti), meno quelle al di sopra dei 250 addetti.

PER ARCHIVIO E BROWSER ALLEGATI. Mazzi di banconote, 11 gennaio 2012. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
PER ARCHIVIO E BROWSER ALLEGATI. Mazzi di banconote, 11 gennaio 2012. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Ma quando, per le imprese del Fvg, si potrà dire “archiviata” la crisi da Covid, perché l’attività è in tornata in linea con i livelli di pre-emergenza?

Tenuto conto che solo il 43% delle imprese si trova, oggi, su livelli di attività simili a quelli antecedenti Covid 19 (11 mila 710 aziende su 26 mila 980), il 53,7% viaggia a regime ridotto. Ben 800 imprese hanno invece sospeso l’attività e stanno valutando la chiusura.

Si dichiarano ancora in fase di recupero 22 mila aziende, di queste 2 mila 830 stimano di raggiungere livelli accettabili entro la fine di ottobre 2020; 6.900 confidano di agguantare l’obiettivo entro fine dicembre, per 12 mila 380 aziende - il 56% - l’orizzonte è giugno 2021.

Nel mondo dell’industria, il comparto tessile-abbigliamento-calzature è quello in maggiore sofferenza in cui meno del 30% delle aziende del campione dichiara di attestarsi su livelli di attività simili a quelli del periodo pre-emergenza; nel legno-mobile-arredamento solo il 36% è su livelli di attività vicini a quelli dello scorso anno.

MILANO 13/1/2020 - CANTIERE EDILE VIA TARVISIO OPERAI IN PROTESTA SU GRU - FOTO FASANI/ANSA
MILANO 13/1/2020 - CANTIERE EDILE VIA TARVISIO OPERAI IN PROTESTA SU GRU - FOTO FASANI/ANSA

Per le costruzioni il 63,8% si attesta su un trend discreto, il 33,7% invece ha ancora un’attività ridotta.

Nei servizi la quota di imprese su livelli vicini al pre-crisi è del 39,8%, mentre il 56,9% dichiara un trend ridotto.

Infine delle 800 aziende che o non sono proprio ripartite alla fine del lockdown oppure lo hanno fatto ma non intravedono le condizioni per proseguire, la maggiore parte - oltre 600 - appartiene al comparto dei servizi (commercio-alloggio-ristorazione, logistica, servizi alle imprese), 169 all’industria.

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